La vita di Livatino, «risposta al sogno di Dio» (Peregrinatio reliquiae Roma/2)

«Il Vangelo ci ricorda che l’umanità è il sogno di Dio e la vita di Livatino è la risposta a questo sogno, anche in luoghi particolari come le aule dei tribunali». Sono state le parole con cui il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo metropolita emerito di Agrigento, ha ricordato il beato Rosario Angelo Livatino, in occasione della Messa presieduta, domenica 15 gennaio, per la venerazione della reliquia del beato nella chiesa di Santa Maria Odigitria dei Siciliani. Dal 13 gennaio, infatti, la camicia insanguinata indossata dal giudice anti mafia nel giorno del suo assassinio, nel 1990, è presente a Roma per la sua prima solenne Peregrinatio, organizzata dall’Arciconfraternita di Santa Maria Odigitria dei Siciliani.

(ph. romasette.it)

«La ricorrente frase “Sub Tutela Dei”, usata da Livatino in molti suoi appunti – ha aggiunto Montenegro -, rivela l’intesa che ci può essere tra gli uomini e Dio». Per il cardinale, infatti, con la vita del giudice il Signore «ha manifestato la sua presenza amorevole nella quotidianità». Durante l’omelia, Montenegro ha poi posto l’accento «non sui miracoli di Livatino» ma sulla sua «capacità di tessere relazioni umane e solidali con avvocati, magistrati, imputati e i loro familiari». A questi ultimi spesso non era permesso di vedere e salutare chi era imputato ma Livatino lo consentiva perché egli stesso diceva che «compito del magistrato è dare alla legge un’anima». Il porporato ha poi ricordato la vicenda di uno dei quattro killer di Livatino, che anni dopo l’omicidio si pentì e testimoniò nella fase diocesana del processo di beatificazione. «Egli – ha sottolineato il cardinale – nel decidere in quanto giudice lavorava nella giustizia con fede e con carità, per sradicare il cancro della mafia». Cosa Nostra, ha concluso, «pensava di spegnare la luce di Livatino, ma ha invece acceso un’enorme fiaccola, la sua beatitudine, di cui oggi possiamo tutti godere».

Un esempio di vita «più attuale che mai»: così ha definito il “giudice ragazzino”, a inizio celebrazione, monsignor Renzo Giuliano, primicerio dell’Arciconfraternita e parroco di San Marco in Campidoglio. «Oggi abbiamo bisogno di pace ed essa si costruisce con la giustizia. Il nome della nostra Arciconfraternita – ha spiegato – richiama a Maria Odigitria, ovvero che indica la strada, e chi conosce la storia di Rosario sa che la via è proprio quella che ci è stata tracciata dal Signore». La Peregrinatio è inoltre, secondo il sacerdote, «un’occasione di preghiera e riflessione che siamo grati di vivere nella nostra comunità e di donare alla città di Roma, con la visita della reliquia a parrocchie e istituzioni». La Peregrinatio, infatti, prosegue oggi, 16 gennaio, nella Chiesa di sant’Ignazio di Loyola e nella parrocchia di San Luca Evangelista al Prenestino e nei prossimi giorni in alcune delle più importanti sedi istituzionali della politica, della magistratura e del mondo universitario. Nella chiesa di Santa Maria Odigitria è invece arrivata sabato 14 gennaio, accolta con una celebrazione presieduta dal vicegerente di Roma Baldassare Reina. La mattina di domenica, invece, un’altra Messa è stata celebrata dall’arcivescovo emerito di Cagliari Giuseppe Mani.

di Roberta Pumpo (www.romasette.it)