“Tra le scuole di Agrigento ce n’è una di singolare interesse e valore: è il Seminario, cuore della Comunità diocesana e fucina di giovani generosi, chiamati da Cristo ad essere suoi ministri. Benedica il Signore il Seminario della vostra Diocesi e ne faccia un vivaio di apostoli per la generazione agrigentina di domani. Benedica i seminaristi, le loro famiglie e quanti si impegnano nella pastorale delle vocazioni. Preghiamo il “Padrone delle messe” perché fioriscano in questa vostra terra, alle soglie del nuovo Millennio, molte vocazioni al sacerdozio ministeriale, alla vita consacrata, alle missioni. Affidiamo ogni nostra attesa e desiderio alla Madonna, tanto venerata in Agrigento”.
Giovanni Paolo II, RECITA DEL REGINA COELI - AGRIGENTO, 9 MAGGIO 1993
Storia del Seminario di Agrigento
La fondazione del seminario è datata 1577 ad opera del vescovo Cesare Marullo, e si deve all’istituzione dei seminari diocesani con la riforma tridentina conclusasi nel 1563.
I candidati al sacerdozio trovarono alloggio nei locali adiacenti alla chiesa S. Maria dei Greci fino a quando il vescovo Vincenzo Bonincontro, nel 1610, ottenne dal barone di Siculiana i resti dell’antico Steri, e vi edificò il nuovo seminario.
Il primo nucleo fu quello che rimaneva della dimora fortificata della famiglia Chiaramonte, che il figlio Manfredi, conte di Modica, aveva edificato sul punto più alto della città, come espressione del prestigio della più potente famiglia feudale siciliana del XIV secolo.
Della dimora manfrediana sopravvivono la Sala Chiaramontana, a piano terra con copertura a crociera costolata, la sala adibita oggi a sagrestia della cappella e lo stemma rappresentativo (il colle e i cinque monti, incorniciato da un arco trilobato).
Nel 1712 il vescovo Francesco Ramirez vi aggiunse il Collegio dei SS. Agostino e Tommaso, che oggi si affaccia su piazza don Minzoni, finalizzato alla formazione in Diritto canonico e Teologia morale.
La vita del Seminario procedette secondo i ritmi interni e fu sede di studio e fucina di molte vocazioni fino al 1860, quando morì Mons. Lo Jacono e la sede rimase vacante, mentre si viveva un periodo di grande agitazione politica e religiosa. Il numero dei seminaristi si ridusse fino ad arrivare ad una decina nel 1867.
Nel 1871 il nuovo vescovo Mons. Domenico Turano scrisse al Padre generale dei Preti della Missione a S. Lazzaro di Parigi, ed ottenne che la direzione del Seminario fosse affidata ai figli di S. Vincenzo de’ Paoli. Il numero dei seminaristi aumentò e si costituirono le varie classi. Ma il Governo ne ordinò la chiusura immediata poiché mancava il riconoscimento governativo. Così il 26 novembre 1872 il seminario fu chiuso ed i seminaristi tornarono in famiglia.
Nel 1873 i seminaristi erano 41 e nel 1884 124.
Durante l’episcopato di Mons. Blandini (1885-1898) il Seminario fu al centro delle sue preoccupazioni. Si interessò della riforma degli studi, secondo l’ordine ormai tradizionale: tre anni al liceo con lo studio di logica, metafisica, fisica, matematica e diritto naturale, ed un corso di perfezionamento della lingua greca e latina, e 4 anni al corso teologico con l’incremento dello studio della storia ecclesiastica.[1] A lui si deve anche la ricostruzione dell’Accademia tomistica, richiamata a nuova vita nel 1891 e la costruzione del Seminario di Favara, inaugurato nel 1894.
Mons. Bartolomeo Lagumina (1898-1931) coltivò nel cuore particolare premura per il Seminario, tanto da nominarlo suo erede universale [2]. Durante il lungo episcopato il Seminario ricevette ben tre visite apostoliche.
Durante la prima guerra mondiale il Seminario fu occupato per i bisogni della guerra e i seminaristi furono trasferiti nel Seminario di Favara. Otto seminaristi rimasero uccisi, come indicato dalla lapide nell’atrio del pozzo.
Anche Mons. Giovanni Battista Peruzzo (1932-1963) si distinse per l’amore particolare che serbava per il Seminario. La sua prima visita, dopo gli ammalati in ospedale, fu proprio al Seminario, la sera stessa del suo ingresso. Rafforzò lo studio chiamando i migliori docenti del tempo e nominò direttore spirituale il sac. Filippo Jacolino. Nel suo 25° anniversario di episcopato agrigentino ebbe a dire: “il Seminario è il cuore della Diocesi; è la pupilla degli occhi del vescovo, è il santuario sacerdotale”.[3]
La seconda guerra mondiale incise profondamente nella vita del Seminario. Mons. Peruzzo cedette il palazzo come ospedale ed il Seminario di Favara come caserma per i militari richiamati.
Nonostante le difficoltà di gestione rimase sempre aperto da ottobre a giugno, il numero dei seminaristi non diminuì di molto e continuarono le ordinazioni sacerdotali.
Il 2 febbraio 1952 venne inaugurato il Seminario minore di Favara grazie ad una intensa ripresa delle vocazioni.
Negli anni 1955-57 fu costruito nella palestra il nuovo edificio scolastico composto da tre piani, con il pianterreno a portici, che permettono il passaggio dall’una all’altra parte della palestra.
Nel 1958 si adattò ad aula magna la vecchia biblioteca, che fu trasferita al piano terreno, nei locali sotto la cappella.
Mons. Giuseppe Petralia (1963-1980) visse pienamente il Concilio Vaticano II, e fu promotore ed attuatore delle varie riforme. Durante il suo episcopato, la città di Agrigento visse momenti drammatici dovuti alla frana del luglio 1966, che cambiò anche la regolare vita della Cattedrale e dei locali del Seminario. [4]
Con il vescovo Luigi Bommarito (1980-1988) si assiste ad una ripresa vocazionale. Egli stesso comincia una pastorale vocazionale ad personam, attraverso visite alle parrocchie ed incontri con i giovani. Nel 1981 il seminario conta 41 seminaristi. Nel 1982-83 si apre lo studio teologico, e si inviano sacerdoti a Roma per specializzarsi in morale, diritto e sacra scrittura.
Mons. Carmelo Ferraro (1988-2007) continua l’opera di Mons. Bommarito, con particolare e paterna attenzione verso i seminaristi. Si reca spesso in Seminario per visitare ed ascoltare i suoi seminaristi, e gli ordinati diaconi abitano in palazzo con lui.
Negli anni ‘90 un terzo dell’edificio è inagibile: oltre per le intemperie del tempo anche per l’instabilità del terreno e gli smottamenti della collina.
Durante l’episcopato di Mons. Francesco Montenegro (2007-2021) il numero dei seminaristi si va assottigliandosi, fino a quando nel 2014 si assiste ad una ripresa, grazie anche all’attività di pastorale vocazionale. Nel 2017 i seminaristi sono 41.
[1]Notizie storiche del seminario di Agrigento 1860-1963, Angelo Noto, ed. Seminario 1963 Villalba.
[2]ibidem
[3] Numero Unico per il XXV di Episcopato agrigentino, 1957,pp.20-21.
[4] “Pastore infaticabile e vigilante”, 08.08.2008 webdiocesi, Carmelo Petrone.
[5]Intervista a don Leopoldo Argento, seminarista negli anni 1982-88.
[6]Introduzione Ordo Anni Accademici 2016-17..
La Biblioteca del Seminario – notizie storiche
Quasi contemporaneamente all’apertura del Seminario nella nostra città (1574), si attesta un primissimo nucleo di testi raccolti per l’apprendimento delle discipline di grammatica e canto.
A questa prima raccolta di opere scolastiche si aggiunsero, nei successivi cinquant’anni, diversi testi manoscritti (di cui si conservano ampie parti) che ben presto furono ordinate ed ampliate dal vescovo Francesco Traina (1627-1651), il quale per questa opera è definito da molti il primo fondatore della Biblioteca.
Mons. Ramirez (1697-1715) definì l’ordo studiorum secondo un impianto teologico-morale e giuridico tra i più rinomati della Sicilia - e ciò spiega la presenza di innumerevoli testi concernenti tali discipline - ed incrementò la Biblioteca grazie anche ai circa tremila volumi che donò. Fondatore del Collegio Ss. Agostino e Tommaso, al quale potevano accedere gli studenti del Seminario che si distinguevano per le conoscenze e le attitudini, stabilì che giornalmente si tenessero dispute teologiche in un’aula apposita (ancora oggi visitabile e capeggiata dal suo ritratto).
Ramirez dispose la nuova collocazione della Biblioteca sul lato meridionale del Seminario in un’ampia ed illuminata sala, circondata da ogni lato da una fila di scaffali in legno, sopra la cappella del Seminario e tra quest’ultimo e il Collegio, “pare che il grande fondatore abbia voluto insinuare che, per passare dal primo al secondo, è necessario, attraversando simbolicamente la biblioteca, arricchirsi di tutto il sapere possibile”.
Il vescovo Mons. Lorenzo Gioeni (1730-1754) introdusse studi sulla Sacra Scrittura, sul diritto canonico, civile, naturale e sull’etica.
Mons. Lucchesi Palli (1755-1768), famoso per aver donato nel 1765 alla città di Agrigento la Biblioteca Lucchesiana, donò i suoi volumi anche alla Biblioteca del Seminario.
Mons. Domenico Turano (1840-1844), illustre studioso, arricchì ulteriormente la Biblioteca con opere esegetiche di Sacra Scrittura, ermeneutica biblica, sacri testi in lingua ebraica, greca, latina, francese, inglese, tedesca e spagnola.
Gli anni dell’Unità d’Italia furono difficili per tutta la Chiesa italiana. Sebbene il Seminario rimase aperto, la Biblioteca cadde in disuso per lungo tempo, tanto da costringere il vescovo mons. Blandini (1886) ad un’opera di recupero notevole, che interessò sia la sala che accoglieva i volumi, quanto i volumi stessi. Fu eretto un secondo piano di scaffali soprastante al primo e risalente al Ramirez, anch’esso di notevole fattura, e dato avvio ad un lavoro di catalogazione.
Mons. Bartolomeo Lagumina (1898-1932) testimoniò la grande predilezione verso il Seminario designandolo alla sua morte “erede universale dei suoi beni e per conseguenza anche della sua ricca e specializzata biblioteca”. Purtroppo circostanze tristi ed incresciose hanno impedito che i suoi volumi giungessero a far parte del patrimonio librario del Seminario e di questi non rimangono che i resti – seppur di grande importanza – “di una vandalica distruzione e di una illecita ed indegna appropriazione”.
Mons. Lagumina affidò al rettore mons. Iacolino il riassetto della Biblioteca. Questi, tra il 1939 e il 1941, arricchì a proprie spese gli scaffali di teologia, con numerosi volumi, abbonamenti, riviste scientifiche, creò un nuovo modulo topografico per la consultazione, che sostituì il precedente andato perduto. Iniziò inoltre la regolamentazione dei registri dei libri prestati, consentendo anche un primo inventario dei testi. Al tempo di mons. Iacolino nel solo piano inferiore della Biblioteca venivano conservati 15.000 libri, e successivamente, ultimata la sistemazione, il piano superiore contava 22.000 volumi.
Durante il secondo conflitto mondiale il Seminario fu requisito e trasformato in ospedale da campo. Anche la Biblioteca fu trasformata in corsie. Ne conseguirono drammatiche razzie, al punto che mons. Lagumina scagliò un vero e proprio atto di scomunica contro chiunque avesse espropriato la Biblioteca dei suoi libri.
Nella seconda metà del secolo scorso un incendio divampò negli antichi scaffali in legno, procurando diversi danni. La maggior parte dei volumi furono salvati, ma andò perduto l’inventario e il modulo topografico dei volumi. L’aula che accoglieva l’antica Biblioteca, non più agibile in quel periodo, smontati gli scaffali, venne destinata a sala riunioni.
In una delle antiche camerate del Seminario fu spostato il “fondo antico” con i volumi anteriori al XIX secolo (antichi manoscritti di medicina del ‘500, nonché il più antico manoscritto pervenutoci, risalente al XIII secolo, un evangeliario in cartapecora e inchiostro con scrittura gotico-beneventana). In collaborazione con la Sovrintendenza ai Beni Librari, si stanno recuperando, restaurando e catalogando i testi.
Il fondo cosiddetto “moderno” contenente i volumi più recenti, è costantemente aggiornato grazie al contributo dei docenti dello Studio Teologico, è ad oggi anch’esso oggetto di inventario.
Rettore
don Stefano Nastasi
Economo
don Giuseppe Anello
Padre Spirituale
don Francesco Vaccaro Notte
Responsabile Propedeutica
don Calogero Putrone
CONTATTI
fax : 0922 490024
e-mail:seminario@diocesiag.it
Due nuovi Lettori per la Chiesa agrigentina
L’arcivescovo Alessandro, sabato 13 luglio 2024, nella chiesa Madre di Raffadali, ha conferito il ministero…
L’ Arcivescovo conferirà il ministero del Lettorato a due seminaristi
L’ Arcivescovo di Agrigento, mons. Alessandro Damiano, il 13 luglio 2024, alle ore 19;30, nella…
Francesco Traina il 25 gennaio sarà ordinato diacono
Il 15 dicembre 2023, in occasione del ritiro diocesano dei presbiteri e diaconi presso il…
Seminario, in preghiera per le vocazioni
I formatori del Seminario Arcivescovile di Agrigento, unitamente ai seminaristi, comunicano che, giovedì 19 Ottobre,…
Gli ordinandi diaconi emettono la professione di fede e giurano fedeltà
Si è svolta nella il 20 marzo nella la cappella del Seminario Arcivescovile di Agrigento…
È ritornato al Padre don Stefano Casà: “Cantore della misericordia di Dio”
ll 13 marzo 2023, è entrato nella Vita vera don Stefano Casà (senior). Era nato…