Orari Apertura al pubblico :
dal lunedì al venerdì
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15:00-19:00
esclusi i festivi
(la biblioteca sarà chiusa dal 27 marzo al 07 Aprile )
La Biblioteca del Seminario – notizie storiche
Quasi contemporaneamente all’apertura del Seminario nella nostra città (1574), si attesta un primissimo nucleo di testi raccolti per l’apprendimento delle discipline di grammatica e canto.
A questa prima raccolta di opere scolastiche si aggiunsero, nei successivi cinquant’anni, diversi testi manoscritti (di cui si conservano ampie parti) che ben presto furono ordinate ed ampliate dal vescovo Francesco Traina (1627-1651), il quale per questa opera è definito da molti il primo fondatore della Biblioteca.
Mons. Ramirez (1697-1715) definì l’ordo studiorum secondo un impianto teologico-morale e giuridico tra i più rinomati della Sicilia - e ciò spiega la presenza di innumerevoli testi concernenti tali discipline - ed incrementò la Biblioteca grazie anche ai circa tremila volumi che donò. Fondatore del Collegio Ss. Agostino e Tommaso, al quale potevano accedere gli studenti del Seminario che si distinguevano per le conoscenze e le attitudini, stabilì che giornalmente si tenessero dispute teologiche in un’aula apposita (ancora oggi visitabile e capeggiata dal suo ritratto).
Ramirez dispose la nuova collocazione della Biblioteca sul lato meridionale del Seminario in un’ampia ed illuminata sala, circondata da ogni lato da una fila di scaffali in legno, sopra la cappella del Seminario e tra quest’ultimo e il Collegio, “pare che il grande fondatore abbia voluto insinuare che, per passare dal primo al secondo, è necessario, attraversando simbolicamente la biblioteca, arricchirsi di tutto il sapere possibile”.
Il vescovo Mons. Lorenzo Gioeni (1730-1754) introdusse studi sulla Sacra Scrittura, sul diritto canonico, civile, naturale e sull’etica.
Mons. Lucchesi Palli (1755-1768), famoso per aver donato nel 1765 alla città di Agrigento la Biblioteca Lucchesiana, donò i suoi volumi anche alla Biblioteca del Seminario.
Mons. Domenico Turano (1840-1844), illustre studioso, arricchì ulteriormente la Biblioteca con opere esegetiche di Sacra Scrittura, ermeneutica biblica, sacri testi in lingua ebraica, greca, latina, francese, inglese, tedesca e spagnola.
Gli anni dell’Unità d’Italia furono difficili per tutta la Chiesa italiana. Sebbene il Seminario rimase aperto, la Biblioteca cadde in disuso per lungo tempo, tanto da costringere il vescovo mons. Blandini (1886) ad un’opera di recupero notevole, che interessò sia la sala che accoglieva i volumi, quanto i volumi stessi. Fu eretto un secondo piano di scaffali soprastante al primo e risalente al Ramirez, anch’esso di notevole fattura, e dato avvio ad un lavoro di catalogazione.
Mons. Bartolomeo Lagumina (1898-1932) testimoniò la grande predilezione verso il Seminario designandolo alla sua morte “erede universale dei suoi beni e per conseguenza anche della sua ricca e specializzata biblioteca”. Purtroppo circostanze tristi ed incresciose hanno impedito che i suoi volumi giungessero a far parte del patrimonio librario del Seminario e di questi non rimangono che i resti – seppur di grande importanza – “di una vandalica distruzione e di una illecita ed indegna appropriazione”.
Mons. Lagumina affidò al rettore mons. Iacolino il riassetto della Biblioteca. Questi, tra il 1939 e il 1941, arricchì a proprie spese gli scaffali di teologia, con numerosi volumi, abbonamenti, riviste scientifiche, creò un nuovo modulo topografico per la consultazione, che sostituì il precedente andato perduto. Iniziò inoltre la regolamentazione dei registri dei libri prestati, consentendo anche un primo inventario dei testi. Al tempo di mons. Iacolino nel solo piano inferiore della Biblioteca venivano conservati 15.000 libri, e successivamente, ultimata la sistemazione, il piano superiore contava 22.000 volumi.
Durante il secondo conflitto mondiale il Seminario fu requisito e trasformato in ospedale da campo. Anche la Biblioteca fu trasformata in corsie. Ne conseguirono drammatiche razzie, al punto che mons. Lagumina scagliò un vero e proprio atto di scomunica contro chiunque avesse espropriato la Biblioteca dei suoi libri.
Nella seconda metà del secolo scorso un incendio divampò negli antichi scaffali in legno, procurando diversi danni. La maggior parte dei volumi furono salvati, ma andò perduto l’inventario e il modulo topografico dei volumi. L’aula che accoglieva l’antica Biblioteca, non più agibile in quel periodo, smontati gli scaffali, venne destinata a sala riunioni.
In una delle antiche camerate del Seminario fu spostato il “fondo antico” con i volumi anteriori al XIX secolo (antichi manoscritti di medicina del ‘500, nonché il più antico manoscritto pervenutoci, risalente al XIII secolo, un evangeliario in cartapecora e inchiostro con scrittura gotico-beneventana). In collaborazione con la Sovrintendenza ai Beni Librari, si stanno recuperando, restaurando e catalogando i testi.
Il fondo cosiddetto “moderno” contenente i volumi più recenti, è costantemente aggiornato grazie al contributo dei docenti dello Studio Teologico, è ad oggi anch’esso oggetto di inventario.
Direttore
Dott. Cacciatore Alfonso
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