La “Notte Giubilare a Palma di Montechiaro”

Una fresca serata di fine estate ha ccolto nella terra del Gattopardo, Palma di Montechiaro, quanti hanno voluto prender parte, il 7 settembre, e sono stati davvero numerosi, alla II Giornata dei Beni culturali ecclesiastici.

Dopo il successo della prima edizione svoltasi ad agosto a Caltabellotta, l’edizione in notturna di Palma di Montechiaro con le particoloare e suggestive illuminazioni colorate delle Chiese, ha assunto una dimensione quasi onirica.

Padrone di casa don Gaetano Montana, parroco della Chiesa Madre, al cui interno è ubicato la Cappella del SS. Rosario restituita ai fedeli dopo il restauro che l’ha riportata all’antico splendore dopo i danni causati dall’incendio del 26 agosto del scorso anno. Accanto al parroco l’arcivescovo di Agrigento, il card. Francesco Montenegro, il sindaco di Palma di Montechiaro l’ing. Pasquale Amato, don Giuseppe Pontillo direttore dell’Ufficio dei Beni culturali ed Ecclesiastici della Curia di Agrigento, la dott.ssa Domenica Brancato che ha diretto i lavori di restauro della cappella ed i due restauratori il dott. Antonio Mignemi ed Antonio Micciché.

Ma la serata, oltre alla festa per la riapertura della Cappella della Chiesa Madre, è stata l’occasione per raccontare, attraverso le sue chiese, la storia della città di Palma di Montechiaro, con i fasti dei Tommasi, con il duca santo e la venerabile, con i tanti piccoli segreti e curiosità che ogni chiesa custodisce. Così lo splendore della chiesa del Monastero Benedettino con la macchine sceniche, le tombe dei Tommasi e i reliquari dei santi venerati dalla Venerabile ha stupito quanti non erano mai entrati in essa sorprendendo per la bellezza dei particolari come il soffitto a cassettoni. Piccoli gioielli che, per una serata, ma ci auguriamo si possa presto replicare, hanno riportato Palma di Montecharo ai tempi della sua grandezza e splendore. Non possiamo non fare un elogio a quanti, grazie all’Archeoclub di Palma, hanno vestito i panni di ciceroni guidando i visitatori ed i cori (“Musici nella Liturgia”, la comunità “Gesù Ama”, il Coro “Pentagramma a colori” ed il coro diocesano) che hanno, con i loro canti, reso ancora più emozionante il percorso di conoscenza dei monumenti di Palma di Montechiaro.

Dopo i lavori di restauro riconsegnata la cappella del SS. Rosario

Momento centrale dell’evento della II Giornata dei Beni Culturali Ecclesiastici è stata la riconsegna, dopo i lavori di restauro, resosi necessario dopo i danni causati dall’incendio del 26 agosto del 2016 (vedi le immagini), della cappella del SS. Rosario della Chiesa Madre e l’Oratorio omonimo ad esso annesso. Il restauro, (vedi il video) promosso dall’Arcidiocesi e dalla Parrocchia, è stato eseguito dal laboratorio MIMARC per il Restauro, la Conservazione e la Tutela dei Beni Artistici e Culturali con sede all’Aquila, nella persona di Antonio Mignemi. Il progetto di recupero ha avuto la finalità di conservare la storia di questo bene architettonico e artistico per conservarne la memoria. Un restauro conservativo quindi eseguito nel rispetto delle stratificazioni, delle modifiche e delle aggiunte che sono state prodotte nel tempo. Gli interventi sono iniziati con la messa in sicurezza di alcune parti più danneggiate che mostravano segni di cedimento dovuti alla totale combustione del supporto ligneo.  Dopo una accurata operazione di spolveratura per rimuovere vecchie polveri di depositi già presenti, si sono eseguite le fasi di pulitura. Il legno di supporto è stato accuratamente consolidato per restituire la propria funzione strutturale, sebbene questa operazione non potrà mai riconferire alla materia originaria le proprietà meccaniche, perdute a causa della combustione. Successivamente, nelle aree dove si è salvata la decorazione policroma e dorata, si sono effettuate operazioni di consolidamento degli strati preparatori e pittorici.

La pulitura ha avuto l’obiettivo di ripristinare, per quanto possibile, i valori cromatici della cappella gravemente alterati dalla combustione. Nella zona totalmente bruciata non era possibile restituire la cromia originaria poiché la combustione dei materiali costitutivi era totale. Le abrasioni di maggior spessore del legno e le parti oramai totalmente mancanti sono stati ripristinati tramite stuccatura “balsite”, uno stucco specifico per il restauro del legno indispensabile per riproporre la morfologia plastica perduta. Tutte le aree integrate sono state stuccate tramite un impasto a base di gesso e colla di coniglio, tecnica simile e compatibile con l’opera originale. Alcune parti aggettanti andati completamente distrutti sono state ricostruite con legno appositamente fresato e modellato imitando le tecniche originali pur lasciando una riconoscibilità dell’intervento.

Infine è stata ristabilita l’integrità anche pittorica dell’opera realizzando un abbassamento di tono ed un’equilibratura cromatica delle varie parti. In tutte le fasi del ritocco sono stati rispettati i criteri della reversibilità e della riconoscibilità delle zone integrate da quelle originali, previsti dalle norme che disciplinano il restauro. Per le zone totalmente danneggiate dall’incendio, la Direzione dei Lavori e la Soprintendenza hanno deciso di lasciare un segno di riconoscimento delle zone danneggiate allo scopo di lasciare testimonianza dell’evento tragico che l’opera ha subito.

 

 

 

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