Festa S.Lucia: tra Agrigento e Siracusa rapporto di figliolanza, le luci di Platone, Paolo e Lucia

Il 13 dicembre 2022, Festa di Santa Lucia, patrona della città di Siracusa, l’arcivescovo di Agrigento,  mons. Alessandro Damiano, ha presieduto, in Cattedrale, il Solenne Pontificale,  alla presenza de fedeli devoti,  delle massime autorità civili e militari della città.
Nell’omelia ha invitato i siracusani ad accogliere le tre luci rappresentate da Platone, Paolo e Lucia.
“Ci si potrebbe chiedere – ha esordito nell’omelia – come mai è l’arcivescovo d’Agrigento a presiedere questa celebrazione eucaristica in onore di Santa Lucia?”
Alla domanda ha dato una motivazione storica. “Secondo una breve storia dei vescovi agrigentini – ha detto – , vergata sul finire del XIX sec., in piena bella époque, da Antonino Lauricella, leggiamo a proposito di Libertino, proto-vescovo di Agrigento: «Incerta è l’epoca dell’introduzione del Cristianesimo in Agrigento, e gli eruditi non si accordano nel determinare il tempo che un Libertino e un Pellegrino, entrambi discepoli di Marciano vescovo di Siracusa, vennero a predicare la fede di Gesù Cristo, quegli in Girgenti e questi in Triocola» (A. Lauricella, I vescovi della Chiesa agrigentina, ristampa anastatica a cura di V. Lombino, Edizioni del Seminario di Agrigento – Edizioni Lussografica, Agrigento 2015, p. 51). Secondo Antonino Lauricella c’è, dunque, un rapporto di figliolanza tra la Chiesa d’Agrigento nei confronti di quella di Siracusa. La Chiesa che è in Agrigento, può vantare dunque un particolare legame affettivo con la Chiesa che è in Siracusa e di conseguenza anche con San Paolo, che per tre giorni abitò, (e possiamo presumere annunciò il Vangelo) – così raccontano gli Atti degli apostoli (28, 12) – in questa antica e insigne città, e con Santa Lucia, la martire. Un altro gigante del passato, ma il cui magistero in un certo senso perdura ancora ai giorni nostri, il filosofo Platone, è venuto e vissuto per ben tre volte in questa illustre città. Platone, Paolo, Lucia. Due uomini e una donna. Che cosa li accumuna? Che cosa hanno da dire ancora oggi alla città di Siracusa e a tutti noi?
C’è un filo dorato – ha detto – che congiunge queste tre colonne della storia siracusana: il tema della luce.”
Il pontificale (frame da diretta YouTube Arcidiocesi di Siracusa)

Su questo tema si è soffermato rispondendo a due domande: Qual è la luce che Platone, Paolo e Lucia hanno apportato e donato a questa città e al mondo intero? È una luce che ancora oggi può illuminare e rischiarare?

“Sappiamo che Platone per ben tre volte, – ha detto – è approdato a Siracusa, cercando di instillare inutilmente, dapprima in Dionigi I e successivamente nel figlio Dionigi II, l’ideale del filosofo-politico. Ora Platone ci insegna e ci consegna una “luce unitiva”, una città luminosa per Platone è una città unita. «E potremo avere un Male maggiore – scrive nella Repubblica – nella Città di quello che divide e che invece di una ne fa molte? Un Bene maggiore di quello che leghi insieme e ne faccia una?» (V 462b). Come risultano attuali queste parole di Platone ai nostri giorni in cui, per usare una ormai nota espressione di Papa Francesco, si combatte la “terza guerra mondiale a pezzi”! La “luce platonica” è luce d’unità!
Qualche secolo dopo Platone, giunse nella vostra città Paolo di Tarso. Anche Paolo è uno scrittore. A fronte di Platone predilige le lettere ai dialoghi. Tuttavia qui mi soffermerò sul racconto che San Luca scrive sulla cosiddetta “conversione” di Saulo/Paolo. Dico “conversione” tra virgolette, perché la parola “conversione” non viene mai impiegata da Paolo (né da Luca negli Atti degli apostoli) per descrivere ciò che accadde sulla via di Damasco. Luca, anzi, nei tre racconti autobiografici di Paolo sull’incontro con il Cristo Risorto sulla via verso Damasco, parla di un’esperienza di illuminazione, di una “luce” (9, 3), di una “luce grande” (22, 6), una “luce sfolgorante” (26, 13). Ed ecco la “seconda luce”, dopo quella platonica sull’unità, che desidero consegnarvi, una “luce paolina”. L’Apostolo delle genti vede una Luce, ode parole, contempla il Risorto. Da questo incontro basico, Paolo comprenderà ed esperirà due cardini della sua esistenza, esperienza e teologia. 1) Cristo Risorto vive nei cristiani, nell’uomo; la Chiesa è il suo corpo, ci salviamo se facciamo corpo e abbiamo uno “spirito di corpo”. 2) La salvezza dal male dentro e fuori di noi – e, in ultima analisi, dalla morte – è un dono gratuito, pura grazia. La “luce paolina” è luce di grazia, luce “graziosa”!”
Infine mons. Damiano si è soffermato sulla “terza luce”, quella che ci dona Santa Lucia.
“Tutti conosciamo – ha detto –  il suo patronato sulla vista fisica e spirituale dell’uomo. A che cosa è dovuto? Comunemente si attribuisce tale patrocinio all’etimologia del nome della nostra Santa: Lucia proviene dal latino lux, luce. In realtà, gli storici della spiritualità cristiana e gli agiografi legano tale patronato a una frase pronunciata da Lucia. Leggiamo nella Passio in lingua greca (secondo gli storici più antica di quella in lingua latina), che Lucia abbia risposto all’arconte Pascasio, il quale la voleva far bruciare viva, con queste parole: «Pregherò il Signore nostro Gesù Cristo affinché questo fuoco non mi molesti; io poi che ho fede nella croce di Cristo dimostrerò a te che ho impetrato un prolungamento alla mia lotta, così farò vedere ai credenti in Cristo la virtù del martirio e ai non credenti toglierò l’accecamento della loro superbia». Da quest’ultima affermazione – “toglierò l’accecamento della loro superbia” – sarebbe nato il patronato di Lucia sulla vista spirituale e, successivamente, anche su quella corporale. La “luce – per così dire – luciana” è una “luce martiriale”, ossia della “non violenza”, dell’opporsi al male con il bene, unico modo per sconfiggerlo definitivamente e ineluttabilmente!
Ecco, per concludere, le “tre luci” che desidero oggi consegnare alla Città di Siracusa, alla sua Comunità ecclesiale e civile, a tutti e a ciascuno di noi.
1) La luce di Platone che è luce d’unità che vince le tenebre della divisione e della lacerazione delle guerre. L’unità è un valore, civile ed ecclesiale, prezioso da custodire. C’è lo ricorda Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium: l’unità prevale sul conflitto. Scrive il Papa: «In questo modo, si rende possibile sviluppare una comunione nelle differenze, che può essere favorita solo da quelle nobili persone che hanno il coraggio di andare oltre la superficie conflittuale e considerano gli altri nella loro dignità più profonda. Per questo è necessario postulare un principio che è indispensabile per costruire l’amicizia sociale: l’unità è superiore al conflitto. La solidarietà, intesa nel suo significato più profondo e di sfida, diventa così uno stile di costruzione della storia, un ambito vitale dove i conflitti, le tensioni e gli opposti possono raggiungere una pluriforme unità che genera nuova vita. Non significa puntare al sincretismo, né all’assorbimento di uno nell’altro, ma alla risoluzione su di un piano superiore che conserva in sé le preziose potenzialità delle polarità in contrasto» (n. 228).
frame della diretta sul canale YT Arcidiocesi di Siracusa

2) La luce di Paolo ci ricorda come Dio sia “grazioso”, nel duplice significato di questo aggettivo: gratuito e bello. Sì, Dio è mistero di pura grazia non solamente nei nostri confronti, liberandoci, in Cristo morto e risorto, gratuitamente dai mali e dal Maligno; ma anche “ad intra”, in sé stesso. Dire che Dio è Trinità equivale a dire che il DNA spirituale di tutto ciò che è creato è la relazione gratuita e disinteressata che, a fronte del male, prende il nome di “perdono”. Ma la luce di Paolo è, dicevamo, “graziosa” anche nel secondo significato di “bella”. Dio è bellezza e l’arte è una delle vie privilegiate attraverso le quali Dio si dice e può essere (ri)detto, ossia via privilegiata per mezzo della quale fare teologia, catechesi, evangelizzazione. Quanta arte sacra e cristiana esiste, anche nella vostra splendida Siracusa. Essa presentata e illustrata al visitatore, forse anche distratto, può divenire mezzo non solo per dire Dio, ma per dire che Dio è bellezza e rende bello chi vive una vita buona.

3) La luce di Lucia, una “luce martiriale”, una “luce testimoniale”. Oggi si parla tanto, nel linguaggio del marketing del testimonial. Ma Lucia è più di un testimonial, è una testimone che crede fino a dare la vita, è appunto una “martire”. Il martire – ha proseguito – , ci insegnano gli esperti (penso qui a quanto ha scritto in merito Prospero Lambertini, divenuto Papa col nome di Benedetto XIV, nel suo De servorum Dei beatificatione et beatorum canonizatione), non è colui il quale toglie la vita a sé e/o agli altri, ma colui a cui la vita viene tolta per non venir meno alla sua fede e colui che risponde alla violenza con la non-violenza, al male con il bene, alla morte donando la vita. La luce martiriale è una luce della non-violenza. Una Città, una Nazione, le relazioni fra le Nazioni se poggiassero sempre più e sempre meglio le fondamenta del loro vivere comune sulla “non-violenza” – per dirla con una negazione – e/o sulla “carità” e “l’accoglienza vicendevole” – per dirla con un’affermazione – tutto oggi sarebbe diverso.
Dio ci conceda, per l’intercessione di Santa Lucia vergine e martire – ha concluso –  che le “tre luci” dell’unità che prevale sul conflitto, della “graziosità” della gratuità e della beltà che supera la bruttezza dell’egoismo e della carità che sa declinarsi anche come non-violenza e accoglienza – perché l’altro siamo noi – possano sempre illuminare di luce serena la vostra Città, la vostra antichissima Chiesa che è in Siracusa e le donne e gli uomini tutti di questo mondo, così amato da Dio estroversamente tanto da dare il suo unico Figlio: il Signore Nostro Gesù Cristo, che con il Padre e lo Spirito Santo, vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen!
Guarda il video dell’omelia e del Pontificale