Accoglienza dei migranti nelle parrocchie. Le indicazioni del direttore della Caritas

Le parole del Santo Padre, in tema di accoglienza dei migranti, hanno scatenato un’eccezionale ondata di solidarietà fra parrocchie e privati cittadini. Negli ultimi giorni si sono moltiplicate le offerte di disponibilità all’accoglienza da parte di parrocchie pronte ad aprire case e oratori. Tutto ciò è commovente, ma richiede alcune precisazioni doverose che abbiamo chiesto al direttore della Caritas diocesana, Valerio Landri.

Innanzitutto va detto – dice il direttore della Caritas –  che la legge italiana, salvo modifiche delle prossime ore, non consente di affidare a privati cittadini o parrocchie l’accoglienza di migranti appena arrivati sul territorio italiano.
Per essi è infatti predisposto un sistema di accoglienza istituzionale (presso CAS, CARA, SPRAR e Comunità per Minori Stranieri non accompagnati-MSNA) pensato nell’interesse del migrante: l’accoglienza presso strutture convenzionate con le Prefetture offre maggiori garanzie in termini di assistenza legale, psicologica, sanitaria e burocratica ai migranti appena arrivati e, dunque, in stato di grave fragilità e disorientamento.
Non c’è dubbio che il sistema di accoglienza istituzionale sia perfettibile ed anzi vada rivisto al fine di garantire il reale accompagnamento dei migranti e di scongiurare le più squallide speculazioni sulla loro pelle. Ce lo auguriamo tutti e lo chiediamo con forza. Tuttavia è difficile pensare di sostituirlo da un giorno all’altro con un sistema di accoglienza diffuso presso parrocchie e famiglie che spesso non hanno avuto mai a che fare con i migranti già presenti sul loro territorio e che difficilmente avrebbero le competenze necessarie a rispondere alle esigenze dei profughi appena arrivati. Non si tratta di dare un tetto, ma di offrire accoglienza.
Mentre si attende che la Conferenza Episcopale Italiana offra alle Chiese diocesane la strada percorribile per tradurre in pratica l’invito del Santo Padre nel rispetto delle norme dello Stato italiano e nel reale interesse dei migranti, ci piace evidenziare come l’invito di Papa Francesco – con la sua capacità comunicativa diretta – sia da cogliere come un chiaro orientamento rivolto a tutte le comunità ecclesiali del mondo perché si aprano all’accoglienza dell’altro. Le nostre comunità sono spesso chiuse in se stesse e asfittiche, concentrate sul culto e poco attente ai bisogni degli uomini (se non in termini di mera assistenza).
Oggi il Santo Padre chiede coerenza fra fede e vita: accogliere l’uomo in difficoltà (straniero o italiano che sia, diversamente abile o ex carcerato …) per accogliere Cristo. Il profugo ci interpella con urgenza e ci richiama alle nostre responsabilità. È bello notare come in tanti stiano rispondendo con generosità all’appello del Papa. La nostra Caritas sta raccogliendo tutte le offerte alloggiative nell’attesa di avere orientamenti precisi da parte della CEI.
Tuttavia, salvo che non intervenga una modifica legislativa nei prossimi giorni, appare probabile che gli appartamenti censiti vengano messi a disposizione di migranti che, giunti sul territorio nazionale già da alcuni mesi e terminato il percorso di accoglienza istituzionale, si trovino adesso a cercare un rifugio e una comunità/famiglia che li accompagni nella successiva fase della loro permanenza in Italia.
Intanto Caritas Diocesana Agrigento prosegue i lavori di avvio del Progetto «Rifugiato a casa mia», partiti due mesi fa con la ricerca di famiglie disponibili all’accoglienza di migranti e non ancora concretizzatosi per mancanza di adesioni. Il Progetto, sostenuto da Caritas Italiana e Caritas Germania e attivo in numerose diocesi italiane da più di un anno, consente infatti l’accoglienza presso famiglie italiane di giovani migranti in cerca di una famiglia di supporto che li aiuti anche nel loro inserimento sociale e nel sostegno morale. Chissà che il recente invito del Santo Padre non aiuti a dare concreto avvio al Progetto, magari proprio partendo da parrocchie e famiglie che ci hanno contattato in questi giorni.
Per chi volesse saperne di più: http://www.caritasagrigento.it/un-rifugiato-a-casa-mia/