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X dal viaggio a Lampedusa, il Papa: “la morte di innocenti è un grido doloroso e assordante”, “vergogna di una società che non sa più piangere”

È stata celebrata, sabato 8 luglio 2023, nel cuore del Mediterraneo, sull’isola di Lampedusa, la Giornata nazionale del Mare 2023 organizzata dall’Apostolato del mare della Conferenza episcopale italiana, Fondazione Migrantes e dall’arcidiocesi di Agrigento a dieci anni dalla visita di Papa Francesco nell’isola e che nel titolo – “Chi di noi ha pianto? Il mare luogo di vita” – riprende proprio le parole del Pontefice.

Cuore della manifestazione un percorso commemorativo partito da davanti il sagrato della chiesa parrocchiale San Gerlando – davanti a Dio e davanti alla nostra coscienza di credenti -, che ha attraversato il porto – confine reale e concreto dell’isola, ma anche accesso ad essa e collegamento con il resto del mondo – ed è giunto al monumento detto Porta d’Europa – luogo simbolico che richiama la responsabilità dell’intera comunità, anche europea, del farsi carico della questione. Ad accompagnare il cammino tre diversi momenti di riflessione.

Davanti al sagrato, dopo il saluto del sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino, mons. Alessandro Damiano, arcivescovo di Agrigento, ha introdotto l’evento: “Questo decennale non sia solo ‘memoria’, ma ‘memoriale’ biblicamente inteso” ha detto, richiamando la necessità di “far emergere e riemergere nella mente, nel cuore, nella volontà, nelle azioni concrete, tutto quanto Papa Francesco ci ha detto in quell’occasione”. La necessità, insomma, di “rendere attuali ancora oggi, la nostra capacità d’accoglienza, di prontezza nel dare un aiuto concreto, nel mostrare un sorriso sincero a chi approda a questa “porta d’Europa”, quale è divenuta Lampedusa in questi anni. Perché – per mons. Damiano – solamente così le acque salate, salmastre del mare non saranno rese più salate e più amare dalle lacrime di chi v’è morto e di chi, rimasto in vita, piange i suoi cari”.

Davanti al porto il richiamo di don Bruno Bignami, direttore nazionale dell’Apostolato
del mare. “Solo l’ascolto del grido del pianeta e dei poveri può renderci più umani ed è condizione imprescindibile dell’essere uomini di fede, per quell’“ero straniero e mi avete accolto” che il Vangelo ci consegna. È tempo di prendersi cura, di custodire la vita”. Per il direttore, “fare memoria e rilanciare il valore del mare come luogo di vita, come vuole fare questa Giornata del Mare, significa abbracciare l’appello del Papa ad accogliere la vita umana e a promuovere una cultura del mare come opportunità di lavoro, di incontro, di reciprocità. Il Mediterraneo – ha aggiunto – smetta di essere cimitero e si trasformi in terra di mezzo, spazio conviviale delle differenze. Il ‘mare nostro’ è un desiderio di vita stampato sui volti di fratelli e sorelle che si affacciano sul Mediterraneo. Gli egoismi non ci abbandonino alla tentazione dell’indifferenza. La sete di trascendenza e di fraternità – ha pregato, poi, con i presenti – ci liberino dal male della morte procurata”.

Davanti la Porta d’Europa.  Davanti alla Porta d’Europa, tappa ultima dell’andare, l’intervento del card. Francesco Montenegro, arcivescovo emerito di Agrigento, che accolse il Papa dieci anni fa. “Nella triste vicenda delle migrazioni – ha detto – questo nostro porto, da luogo di vita, è diventato approdo di salme, di esseri ‘mezzi vivi’: avamposto delle tumulazioni per i primi, primo luogo di ‘trattenimento’ per i secondi, considerati subito stranieri irregolari. Questo porto – ha aggiunto – è testimone tanto del transito pietoso di numerosi morti, quanto delle vite estratte dalla morsa della morte. Vite salvate, nutrite, curate… da sanitari, forze dell’ordine, volontari, cittadine e cittadini mossi non importa se dalla fede o dal senso del dovere, certamente da compassione e tenerezza, che custodiscono i migranti prima nella pietà e poi nei loculi dei cimiteri”. Per il card. Montenegro “nelle Lampedusa che sono Pythos, Cutro, Lesbo, Lampedusa… naufragano insieme il nome di Dio e i nomi delle sue figlie e dei suoi figli, naufraga la civiltà. In nome di Dio che è Misericordia – ha concluso – , torni il Mediterraneo a essere grembo di scambi fecondi, generatore di cultura, di fedi e  di civiltà”.

Il Messaggio di Papa Francesco. Al termine del cammino mons. Alessandro Damiano, ha dato lettura del messaggio che gli ha indirizzato Papa Francesco in occasione della celebrazione a ricordo del X Anniversario della sua visita a Lampedusa. “Sono trascorsi dieci anni dal viaggio che ho voluto compiere nella comunità lampedusana – scrive il Papa – per manifestare il mio sostegno e la paterna vicinanza a chi dopo penose peripezie, in balìa del mare, è approdato sulle vostre coste. Il consumarsi di sciagure così disumane deve assolutamente scuotere le coscienze; Dio ancora ci chiede: ‘Adamo dove sei? Dov’è tuo fratello?’”. “Vogliamo perseverare nell’errore, pretendere di metterci al posto del Creatore, dominare per tutelare i propri interessi, rompere l’armonia costitutiva tra Lui e noi?”, chiede il Santo Padre. “Bisogna cambiare atteggiamento; il fratello che bussa alla porta è degno di amore, di accoglienza e di ogni premura. È un fratello che come me è stato posto sulla terra per godere di ciò che vi esiste e condividerlo in comunione. In tale contesto, tutti siamo chiamati ad un rinnovato e profondo senso di responsabilità, dando prova di solidarietà e di condivisione”. Il messaggio si conclude con una esortazione: “È necessario quindi che la Chiesa, per essere realmente profetica, si adoperi con sollecitudine per porsi sulle rotte dei dimenticati, uscendo da sé stessa, lenendo con il balsamo della fraternità e della carità le piaghe sanguinanti di coloro che portano impresse nel proprio corpo le medesime ferite di Cristo. Vi esorto perciò a non restare imprigionati nella paura o nelle logiche di parte, ma siate cristiani capaci di fecondare con la ricchezza spirituale del Vangelo codesta Isola, posta nel cuore del Mare Nostrum, affinché ritorni a splendere nella sua originaria bellezza”. Il messaggio si conclude con un ringraziamento all’arcivescovo, ai fedeli di Agrigento e alle autorità, “volto radioso e misericordioso del Padre”, scrive il Papa, “per l’impegno di assistenza a favore dei migranti” ed una preghiera “al Signore della vita” per “i morti nelle traversate”.

Scarica il testo integrale del messaggio di Papa Francesco