Visita della reliquia del Beato Livatino a Palma di Montechiaro

Trentuno anni fa, il 21 settembre del 1990, Rosario Livatino guardava in faccia i suoi assassini, consegnandosi nelle loro mani e chiedendo loro: “Picciotti, che male vi ho fatto?”; in questi giorni la sua reliquia, la camicia intrisa di sangue, ha attraversato la terra di coloro che lo hanno ucciso, Palma di Montechiaro, in un nuovo modo di “consegna” come modello di vita Beata, di vita cristiana vissuta nell’impegno costante e deciso di chi ha fatto del suo lavoro una vocazione a servizio dello Stato, del Vangelo e nella redenzione di chi, purtroppo, a causa della “malavita” si era lasciato guidare da “potenti” che temevano la giustizia. 

Sono stati giorni intensi, dal 2 al 5 ottobre 2021 (vedi programma), in cui tutta la cittadinanza ha potuto riflettere sulla figura del beato giudice Livatino, di uomo cristiano, attraverso i vari momenti che si sono susseguiti nelle tre giornate. L’accoglienza è avvenuta nella chiesa della Trasfigurazione al Villaggio Giordano con una veglia che ha visto coinvolte tutte le parrocchie e i gruppi scout del paese. Forse non molti i partecipanti, perché poco sensibili a questa figura o forse perché troppo scomoda per molte famiglie che si professano cristiane ma che in realtà non hanno intriso la loro vita di Vangelo, non accogliendo il senso del martirio e del sacrificio di uomini e donne come Rosario Angelo che ha vissuto “Sub tutela Dei”.

Per far riscoprire la figura del Beato la reliquia ha percorso tutte le 5 parrocchie nei giorni di domenica 3 e lunedì 4 ottobre nelle varie celebrazioni. Un incontro con i “cristiani” della domenica che oltre la ritualità hanno potuto sperimentare visibilmente la concretezza del messaggio della Buona Notizia e cioè che per “portare frutto bisogna morire come il seme”, morire a schemi e stili di vita che caratterizzano il passato e il presente di Palma di Montechiaro.

Nella mattina di lunedì 4 e di martedì 5 ottobre la reliquia è entrata nelle scuole superiori, luogo fondamentale di formazione non solo conoscitiva ma soprattutto umana, accompagnata dall’equipe del Centro per l’evangelizzazione e la catechesi e dal postulatore diocesano don Giuseppe Livatino che ha fatto riflettere i ragazzi sull’uomo-giudice Rosario Angelo e sulle sue scelte fondate sul Vangelo e sulla legge con particolare attenzione sulla sua umanità nei confronti dei giudicati e sui doveri del giudicante. È apparsa visibile negli occhi dei ragazzi non solo curiosità ma anche emozione, stima e apprezzamento per come questo uomo abbia vissuto accogliendolo nelle loro vite come modello per le loro scelte future e per essere il cambiamento delle strutture sociali e della mentalità mafiosa.

Il sindaco Castellino accoglie il reliquiario

Lunedì 4 ottobre alla presenza del Sindaco Stefano Castellino e di alcuni partecipanti, la reliquia ha fatto il suo ingresso nel luogo delle istituzioni civili, nel Palazzo degli Scolopi, per una tavola rotonda che ha presentato la figura di Rosario Angelo a partire dalla testimonianza di don Giuseppe Livatino; del docente Gaetano Augello, professore al liceo del beato e dello stesso Sindaco che nel 2019 ha incontrato nel carcere di Milano, il pentito, palmese, Gaetano Puzzangaro assassino del giudice. Un momento emozionante per il solenne ingresso della reliquia accompagnato dal suono della banda musicale cittadina ma anche per il primo cittadino che ha sentito forte la responsabilità dell’essere anche sindaco di coloro che hanno sbagliato nella loro vita. 

Martedì 5 ottobre la visita della reliquia si è conclusa con la celebrazione della Santa Messa in Chiesa Madre, presieduta dall’arcivescovo Alessandro Damiano. «Una camicia, un capo di abbigliamento di normale quotidianità, oggi sta attraversando le cittadine della nostra Diocesi. È intrisa di sangue – ha detto nella sua omelia il vescovo Alessandro -, come bagnate di sangue sono le strade di tanti nostri paesi. E dove c’è sangue versato violentemente, a chiunque appartenga, ci sono cuori lacerati: madri straziate, familiari e amici che soffrono; in tutti si affrontano sentimenti di compassione e di vendetta, di speranza e di disillusione, di pentimento per una vita rinnovata. La indossava il 21 settembre del 1990 un giovane uomo della nostra terra che ha compreso il sacramento del battesimo non come un mero atto religioso ma come vita nuova in Cristo nella Chiesa per portare frutto di opere buone nella società. Questo significa che con il battesimo “siamo resi partecipi del mistero pasquale di Cristo”». E poi riferendosi direttamente alla vita del beato giudice: «Una vita condotta, come egli stesso annota nelle sue agende, sotto lo sguardo di Dio, nella fedeltà alla vita sacramentale e nell’esercizio delle virtù di fede, speranza e carità che nel suo lavoro si concretizzano nella pratica della legalità e nella costante ricerca della giustizia». E rivolgendosi ai presenti «Anche noi come tanti uomini e donne del nostro tempo siamo chiamati a conversione, a modificare la nostra condotta e accogliere le opere buone del Vangelo come stile di vita. È possibile essere testimoni della Verità, che è Cristo stesso, nelle vicende lieti e tristi della nostra quotidianità opponendosi ai progetti dei malvagi, ce lo dice con la sua vita e la sua morte il beato Rosario Angelo e i tanti santi della porta accanto che magari non hanno un nome e un volto ma che, con le loro scelte e azioni, concorrono alla vita nuova. Che ciascuno di noi possa vincere il male con il bene Preghiamo per i familiari e le vittime della criminalità organizzata, della mafia». E concludendo «Preghiamo per tutti coloro che si sono smarriti in pensieri di violenza e sopraffazione, guardino in fondo al loro cuore, lì c’è un posto solo a loro accessibile, in cui il buon Dio continua a ripetere fa il bene, fuggi il male e io ti darò vita».(CP)

(dal settimanale diocesano “L’Amico del Popolo”)

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