Natale in Carcere, mons. Damiano: «La pena non un tempo sospeso, ma un tempo generativo di nuova vita»

«La pena non deve essere un tempo sospeso, ma un tempo generativo di nuova vita». Così mons.  Alessandro Damiano durante la celebrazione della Messa il giorno di Natale  nella casa circondariale “Di Lorenzo” di Agrigento. Alla Celebrazione hanno partecipato i detenuti, i volontari e gli agenti della polizia penitenziaria. A fare gli onori di casa è stato il Dirigente Aggiunto comm. Giovanni Antoci che, nel ringraziare l’Arcivescovo per la gradita visita, ha ripreso le parole dell’omelia: «Siamo qui a mani vuote per ricevere il Bambinello Gesù e cullarlo come Maria nella grotta di Betlemme. Non potevamo sperare di più in una giornata e in un luogo in cui si fatica a vivere le feste nella loro atmosfera gioiosa». Una celebrazione semplice e dal  sapore intimo, nello stile francescano cui i detenuti sono abituati dalla presenza del cappellano Fra’ Agatino, che per l’occasione ha coinvolto nell’animazione liturgica e nei canti la fraternità dell’Ordine Francescano Secolare di Favara. «Il Natale di Betlemme ha segnato un nuovo inizio – ha detto l’Arcivescovo Alessandro nella sua prima celebrazione eucaristica in carcere – e pertanto ci ricorda che è sempre possibile scrivere un nuovo capitolo. Sforzatevi di vivere questo tempo della pena non come un tempo sospeso, ma piuttosto come un tempo generativo di nuova vita. Pensate al tempo della gestazione: non è sprecato; è tempo in cui si prepara una nuova nascita». Al termine della Celebrazione Eucaristica, ha preso la parola un detenuto che  a nome di tutti ha ringraziato l’Arcivescovo per la vicinanza e la speranza che ha acceso nel giorno in cui si sente più forte la nostalgia di casa: «Pregate per noi – ha concluso –  perché il Bambino Gesù illumini sempre la nostra strada e ci consenta di operare per il bene di tutti». Alla celebrazione ha partecipato l’assessore del Comune di Favara Angelo Airò Farulla, per sottolineare la vicinanza delle Istituzioni nel percorso di rieducazione dei detenuti, che è il fine ultimo della pena.

Dopo la Messa, l’Arcivescovo,  ha visitato i reparti. “È stata una sorta di pellegrinaggio, ha confidato durante l’omelia nella matrice di Ravanusa dove ha celebrato la Messa il giorno di Natale (ascolta) 

Prima di congedarsi l’Arcivescovo si è intrattenuto con gli operatori della Caritas e i volontari. Ha sottolineato l’importanza della “sinodalità”, di un cammino condiviso, della collaborazione a tutti i livelli, a partire dai talenti e dalla vocazione di ciascuno, per rendere più efficace la missione della chiesa in una periferia come il carcere.

Wilma Greco