L’Amministratore Apostolico dell’Albania meridionale incontra il clero diocesano (VIDEO)

Venerdì 22 dicembre, S.E. mons. Giovanni Peragine, Amministratore apostolico dell’Albania meridionale, ha predicato al clero dell’Arcidiocesi di Agrigento, su invito del card. Francesco Montenegro, il ritiro in preparazione al Natale. .

L’invito assume un significato particolare, non solo per la vicinanza del Natale, ma anche per il legame speciale che unisce la diocesi di Agrigento  con l’Amministrazione apostolica dell’Albania del sud, dove negli scorsi mesi il card. Montenegro ha inviato in missione don Marco Farruggia, responsabile diocesano della cooperazione missionaria, e che più volte è stata destinazione di viaggi missionari dei giovani agrigentini.

perigineNella sua riflessione rivolta al clero agrigentino, mons. Peragine è partito da una parallelo tra la “giornata tipo” di Gesù, così come riportata nel brano nel Vangelo di Marco (1,28-39), e quella del sacerdote.

«Quando si tocca con mano la sproporzione tra la fatica impiegata e i risultati scarsi – ha sottolineato -, la tentazione al pessimismo e allo scoraggiamento è reale poiché finiamo col credere che i risultati devono essere proporzionati al nostro sforzo. E invece sappiamo che non è così, non dobbiamo parlare di efficienza del ministero, ma di efficacia del ministero. Il fallimento di un ministero viziato dall’attivismo è quasi inevitabile perché è un’azione che crede solo in se stessa e non lascia spazio a Dio. Nella struttura della missione invece l’azione umana deve riconoscere la sproporzione tra la povertà dei mezzi, tra la pochezza propria e il grande contenuto del regno di Dio». «È necessario superare la frammentazione di una vita spirituale senza sintesi; è necessario ritornare alle sorgenti dell’azione, che è, come per Gesù la preghiera, la contemplazione, l’esperienza di Dio», sottolinea in proposito mons. Peragine.

Per il presule un altro punto importante da evidenziare, a partire dal brano citato, è quello di «saper scegliere ciò che è decisivo nella nostra giornata. Il discernimento è quella sapienza spirituale che ci consente di distinguere ciò che è importante dentro le cose urgenti, e ciò che è decisivo dentro le cose importanti». A questo si collega un terzo ed ultimo elemento: «il costante riferimento per Cristo del suo ministero alla volontà del Padre: “per questo sono venuto” (Gv 18,37), “Il cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato” (Gv 4,34). La direzione giusta dello sguardo di Gesù è quello del regno di Dio».

Per mons. Peragine una “comunione incarnata” ed una “missione incarnata” sono le due direttrici dell’azione del sacerdote, nella direzione indicata dallo stesso Gesù, che va verso il “dialogo con la realtà”. Citando lo stesso card. Montenegro «solo radicando l’annuncio del vangelo nella realtà e nelle dinamiche del territorio, infatti, potremo dare concretezza alla fede, prospettive alla speranza e consistenza alla carità», conclude il Vescovo dell’Albania meridionale.

Al termine dell’incontro è stato il cardinale Montenegro a ringraziare Mons. Perigiene. “Sono contento – ha detto –  che ci ha regalato questo tempo che ci ha permesso di incontrarci. Lui – ha detto rivolto ai presbiteri –  ha conosciuto noi noi abbiamo conosciuto lui. In Comune per adesso abbiamo questa parola “Albania“, Che non è solo una parola. Era giusto – ha proseguito –  che ci incontrassimo. La sua esperienza,  il suo vissuto è una provocazione perché anche noi diventassimo partecipi della missione di Cristo. Noi- ha proseguito il cardinale –  siamo abituati a misurare tutto con i confini “la mia parrocchia” la “mia diocesi”… e mettiamo i paletti quando invece il Signore ci ha dato un solo confine il mondo. Il Signore ci dà il compito di guardare lontano. Se parliamo di Albania – ha proseguito l’Arcivescovo – non è per togliere qualcosa o qualcuno alla nostra chiesa, ma perché questa nostra Chiesa non può non guardare lontano.
Il cardinale Montenegro, ha poi voluto pubblicamente riservare un ringraziamento particolare a nome della Chiesa agrigentina a  don Marco Farruggia, che ha vissuto un po’ di tempo in Albania.  “Lo abbiamo mandato –  ha detto Montenegro- come esploratore; era colui che  doveva aprire una Strada ma ma il Signore nei suoi calcoli e mei suoi piani improvvisamente crea dei vuoti…” E rispondendo alla domanda se dopo il rientro in diocesi di don Marco, l’esperienza missionaria della Chiesa agrigentina si interrompesse, l’Arcivescovo ha detto che  “la porta dell’Albania non è chiusa ma socchiusa. Credo – ha proseguito – che chiudere la porta sarebbe un’offesa fatta al Signore perché mettiamo porte laddove lui non li mette. La nostra diocesi deve finire dove finisce il mondo non siamo stati fatti preti – ha detto ai presbiteri –  per la parrocchia dove operiamo, ssiamo stati chiamati per essere preti della Chiesa. Chiediamo a Gesù bambino che nasce – ha  concluso l’Arcivescovo –  che ci allarghi il cuore secondo i confini della Chiesa. Se qualcuno dovesse dire” io ci andrei” – ha detto l’Arcivescovo rivolto ai presbiteri –  non toglie niente questa chiesa, ma l’aiuta ad essere magnifica gli occhi del Signore. Mons. Perigine – ha proseguito –  non è venuto qui per convincere qualcuno, ma a ricordarci che abbiamo bisogno di tenere le finestre aperte. Portiamo nel cuore la Chiesa Albanese, ha concluso il card. Montenegro,  e preghiamolo ci dia voglia e desiderio di qualcosa in più e di non stare sempre a desiderare le cipolle d’Egitto, ma ad avere coraggio di attraversare il Mar rosso.

C.P.

Al termine del ritiro il direttore del settimanale diocesano, , Carmelo Petrone,  ha incontrato (Vedi video sotto)  mons.Perigine e colui si intrattenuto a parlare dell’incarico da poco ricevuto e della presenza della Chiesa  in Albania.