Il Giudice Livatino sarà beato. L’ Annuncio in Cattedrale

Il Servo di Dio Rosario Angelo Livatino, magistrato ucciso “in odio alla fede”, il 21 settembre 1990, sarà beato. Papa Francesco, ricevendo in udienza, il 21 dicembre 2020,  il cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha autorizzato la Congregazione a promulgare il decreto che ne riconosce il martirio.

Ad Agrigento, l’Annuncio è stato dato, lunedì 22 dicembre alle ore 12.00, nella Basilica Cattedrale, dall’Arcivescovo,  Card. Francesco Montenegro e da mons. Alessandro Damiano, Arcivescovo Coadiutore, alla presenza dei direttori e collaboratori degli uffici e servizi della Curia e di una rappresentanza di autorità civili. L’annuncio è stato mandato in diretta streaming sul canale YouTube dell’Arcidiocesi di Agrigento. (Leggi il testo dell’Annuncio)

“Ha incarnato la beatitudine di coloro che hanno fame e sete di giustizia e per essa sono perseguitati, mettendo pienamente a frutto il dettato conciliare sull’apostolato dei laici, sulla scorta dell’esperienza maturata in seno all’Azione cattolica”. Così l’arcivescovo Francesco, ha commentato l’autorizzazione di Papa Francesco alla Congregazione per le Cause dei santi a promulgare il decreto riguardante il martirio di  Rosario Livatino. “La preghiera costante e la quotidiana partecipazione al mistero eucaristico, insieme alla solida educazione cristiana, ricevuta in famiglia e corroborata dalla meditazione assidua della Parola di Dio e del magistero della Chiesa, hanno fatto di lui un autentico profeta della giustizia e un credibile testimone della fede – ha aggiunto l’Arcivescovo – in un momento storico e in un contesto sociale tristemente segnati da una mentalità sotto diversi aspetti disumana e disumanizzante”. Poi, il cardinale ha ricordato la “coscienza profondamente libera” di Livatino dall’”asservimento alle logiche umane e dai compromessi con i poteri forti di turno”, “caratterizzata da un’altissima caratura morale” e da uno “spiccato senso del dovere”. “Si è consacrato sub tutela Dei a restituire dignità a un territorio ferito dalla mentalità e dalla prassi mafiosa, annunciando il Vangelo attraverso la lotta all’ingiustizia, il contrasto alla corruzione e la promozione al bene della persona e della comunità. È riuscito a mettere sul tavolo del Tribunale il Vangelo e il Codice. L’ha fatto con la delicatezza silenziosa di un uomo che credeva. Restando in attesa della decisione pontificia riguardo al Rito di Beatificazione – ha concluso il card. Montenegro – , chiediamo al Signore che la testimonianza del prossimo Beato sia di stimolo e di esempio per un rinnovato impegno di santità da parte di tutti”.

Mons. Alessandro Damiano, nel suo intervento (foto a destra) ha ricordato il Giudice Livatino come  “un laico che ha preso sul serio il battesimo e che ha fatto in modo che ancora una volta, nel grande cammino della storia, le parole diventino carne. In questo caso, la sua carne… Ciascuno di noi – ha detto –  nella propria condizione e nelle proprie professioni prenda sul serio il proprio battesimo e lo applichi fino alla fine, al di là di trattative e compromessi”. Ricordando che “quando si vive una beatitudine si vivono tutte”, don Alessandro ha augurato in questo tempo di Natale di “pensare a Livatino e rileggere i versetti del capitolo 5 di Matteo e chiederci “lui lo ha preso sul serio, io perché non posso farlo?’”. Infine, mons. Damiano ha incoraggiato a guardare a Livatino come un modello. Lo ha fatto rivolgendosi a credenti e uomini di buona volontà, non credenti.

Tra gli altri,  presente al momento il dott. Luigi D’Angelo, magistrato e collega del Giudice Livatino al tribunale di Agrigento che ai nostri microfoni  ha commentato l’annuncio, visibilmente commosso,  non nascondendo l’amarezza di una vita distrutta dalla criminalità e ricordando che il messaggio di Rosario Livatino è la sua testimonianza di vita di magistrato cristiano. Il sindaco di Canicattì, Ettore Di Ventura, anch’egli presente al momento ha ci detto ”l’esempio di Rosario Livatino, diventa patrimonio universale… Il faro di fede giustizia che con il suo martirio si è acceso illuminerà la comunità di Canicattì non solo”.

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