Andrea, Davide e Gianluca, segni di speranza

Mancano poche ore e nella Chiesa Madre di Raffadali,  Andrea, Gianluca e Davide saranno ordinati sacerdoti. Un grande dono per la  chiesa agrigentina, una festa per le famiglie e le comunità di appartenenza dei tre giovani, un momento significativo per il Seminario…ma i tempi che stiamo vivendo e la natura intima del sacerdozio non consentono toni trionfalistici né feste dal sapore mondano: non c’è spazio per esaltazioni personalistiche, né per inutili vanaglorie.

L’ordinazione sacerdotale di questi tre giovani è incastonata tra la visita di Papa Francesco all’Isola di Lesbo – icona di una delle più grandi tragedie umanitarie di tutti i tempi – e l’ennesima strage in mare (al largo tra Libia e Lampedusa) con  vittime che non si riescono nemmeno a contare. Stiamo assistendo a cambiamenti epocali, a stravolgimenti inattesi e dalla proporzioni enormi, a focolai di “una terza guerra mondiale a pezzi” che hanno risvolti nella vita di ognuno; a tutto ciò si aggiunga una grave crisi economica che ha investito pesantemente il nostro territorio e la nostra Sicilia gettando nello sconforto famiglie intere e giovani generazioni che non riescono nemmeno ad intravedere uno spiraglio di speranza. Rispetto a tutto ciò l’ordinazione di tre giovani di questa terra che senso assume?
È innegabile il valore sacramentale immutabile e perenne ma è anche vero che – come ci ricorda l’autore della lettera agli Ebrei – il sacerdote “è preso fra gli uomini”. E gli uomini di ogni tempo vivono gioie e speranze tipiche di quella frazione di storia.
In questo tempo di estrema liquidità, spadroneggiato dalla tecnocrazia, abitato da spettatori inermi che assistono quotidianamente a scene di morte e violenza, in questo tempo “senza padri” connotato dalla confusione fra ciò che è reale e ciò che è virtuale…proprio in questo tempo Davide, Gianluca e Andrea saranno ordinati sacerdoti. Vedo in questo regalo della Provvidenza non un privilegio ma un segno di speranza.
Quando nasce un bimbo in tanti pensiamo: “Che bello! La vita continua e Dio continua a sorridere!”; quando viene ordinato un sacerdote dovremmo tutti tirare un sospiro di sollievo e renderci conto che il Dio della misericordia non si è stancato di questa umanità.
Il sacerdote, in questo prospettiva, è segno di speranza, di prossimità di Dio; è trasparenza dell’Assoluto; debole a tal punto da far emergere la grazia che lo sostiene; infinitamente piccolo affinchè in lui si renda visibile l’Infinitamente grande, il vero protagonista della sua e di ogni storia vocazionale.
Ad immagine del buon Pastore non è investito di autorità per comandare o per spadroneggiare; l’unica autorità che può esercitare è quella che lo porta quotidianamente a dare la vita, a ripetere l’atto di amore più bello: “Prendete, questo è il mio corpo”; a ripresentare la morte e la risurrezione attraverso ciò che vive prima ancora che ciò che annuncia. Nel mistero sacerdotale è racchiusa una grandezza enorme; si creano aspettative nelle comunità che li avranno come pastori; si pensa che in virtù del ministero devono saper fare tutto diventando una figura ibrida a metà tra gli animatori e gli assistenti sociali.
E invece no! I sacerdoti esistono per fare da ponte fra Dio e gli uomini; a questi ultimi devono ricordare l’urgenza di Dio e a Dio presentare le urgenze degli uomini. Da loro (e da tutti) non ci attendiamo superpoteri ma l’umiltà del servizio e di una presenza significativa che sappia orientare gli sguardi verso l’orizzonte di Dio. Mentre ringraziamo Dio per il dono delle vocazioni alla vita sacerdotale e, in particolare, per i tre novelli sacerdoti, chiediamo che siano sempre consapevoli del ministero loro affidato per essere segno di speranza dentro questo tempo. A loro rivolgiamo l’appello che Papa Francesco ha rivolto domenica scorsa ordinando alcuni sacerdoti: “….Riconoscete dunque ciò che fate. Imitate ciò che celebrate perché partecipando al mistero della morte e risurrezione del Signore, portiate la morte di Cristo nelle vostre membra e camminiate con Lui in novità di vita. Portare la morte di Cristo in voi stessi, e camminare con Cristo in novità di vita. Senza croce non troverete mai il vero Gesù; e una croce senza Cristo non ha senso”

Baldo Reina

(rettore del Seminario Arcivesovile di Agrigento)

L’ordinazione presbiterale si terrà sabato 30 aprile, alle ore 10.00, nella Chiesa madre di Raffadali  la solenne celebrazione Eucaristica sarà presieduta dall’arcivescovo, card. Francesco Montenegro e concelebrata dai presbiteri dell’Arcidiocesi di Agrigento.

I novelli presbiteri presideranno la loro prima messa la loro prima messa:

don Andrea Militello, lunedì 2 maggio alle ore 17.00, nella Chiesa madre di Santa Elisabetta

don Davide La Corte, martedì 3 maggio alle ore 17.00, nella Chiesa madre di Ribera

don Gianluca Arcuri, mercoledì 4 maggio, alle ore 17.30 nella Chiesa madre di Cianciana

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