Grotte – funerali padre Castronovo, card. Montenegro: “Ha servito la Comunità fino alla fine”

Giovedì 5 settembre la comunità di Grotte ha dato   l’ultimo saluto al suo arciprete, don Giovanni Castronovo che, il 3 settembre, all’età di 79 anni e 54 di ministero ha raggiunto la Speranza, nella quale ha vissuto.  I funerali, dopo che la salma era stata portata in corteo dalla Chiesa del Carmine, comunità che ha servito per 50 anni, da quando, nel 1969, fu nominato parroco dopo un breve servizio, come vicario cooperatore a Montevago (1965-67) e Siculiana (1967-68), sono stati celebrati dall’arcivescovo Francesco in chiesa Madre alla presenza di tanti fedeli, di un buon numero di presbiteri e delle autorità civili e militari.

Il corteo verso la Chiesa Madre (ph #Petrone)

Sulla bara, deposta, davanti l’altare sul pavimento del presbiterio, il libro dei Vangeli aperto e la stola presbiterale, sintesi del suo ministero speso nell’annuncio della Parola.  Nell’omelia l’arcivescovo ha detto: “Oggi sentiamo di poter dire grazie al Signore per padre Giovanni: è stato instancabilmente al servizio della Chiesa e si è mantenuto sveglio, con la lucerna accesa. Il servo che resta sveglio è colui che sta al suo posto nella vigna del Signore, pronto a sopportare la fatica di ogni giorno e i disagi del ministero, senza abbandonare i fratelli affidatigli dal Buon Pastore, ma servendoli con tutte le sue forze, sino alla fine. Padre Giovanni ha, infatti, servito la sua comunità sino alla fine, con le sue risorse personali, con il suo carattere anche forte e intraprendente e, negli ultimi tempi, da lottatore che non si voleva piegare sotto il peso della sofferenza e del dolore. Ci Incoraggiano e ci confortano – ha proseguito – pensando a questo suo ultimo tempo le parole di S. Paolo che invitano alla speranza: ‘per questo non ci scoraggiamo ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore  si rinnova di giorno in giorno…’ padre Giovanni ha consumato nel servizio sacerdotale il suo uomo esteriore. Il suo consumarsi come una candela, per il lavoro e per la malattia, è stato il servizio affettuoso offerto soprattutto a questa comunità perché, dopo la parentesi di Montevago, la sua vita ha coinciso con la vita di questa città e qui ha speso se stesso e condiviso la missione di Gesù tra i fratelli… Gli esprimiamo la nostra gratitudine – ha detto l’arcivescovo – per quanto ha fatto per la Chiesa agrigentina, per questa comunità ecclesiale e per questa città. Ma la nostra gratitudine diventa grande per l’amore dimostrato nel periodo difficile della sua malattia. Non si è voluto lasciare piegare, e quando le forze glielo permettevano tornava sempre al suo posto di lavoro. E a chi chiedeva notizie sulla salute rispondeva che andava tutto bene. Celebrando l’Eucaristia facciamo memoria di Gesù che spezzando il pane, ha spezzato se stesso chiedendoci di ripetere questo gesto, di spezzarci, cioè, come e con Lui, e di offrire il nostro corpo, cioè donare la vita: tempo, salute, energie, capacità. Padre Giovanni – ha detto – si è fatto eucaristia per Dio, sino alla fine per amore della sua gente… Ha accolto dal Signore il dono della morte, sigillandolo con il suo “Sì”, gesto finale che completa tutto il suo mistero… “Cari fedeli di Grotte – ha concluso –  accogliete questo momento come il momento in cui il vostro Parroco vi lascia il suo ultimo messaggio; egli vi dice: ‘tenete sempre fisso lo sguardo in avanti verso quella dimora eterna, non costruita da mani d’uomo e che è nei cieli, fatelo con la certezza di incontrare sull’uscio un Padre che con il suo abbraccio ci dice quanta nostalgia ha di noi. Io – vi direbbe – vi attendo per condividere, dopo il cammino fatto su questa terra, quella smisurata eterna gloria che il Signore ha pronta per noi”.

Prima del commiato finale hanno preso la parola il sindaco di Grotte, Alfonso Provvidenza e, a nome della Comunità ecclesiale, Ignazio Infantino. “In questo momento di somma commozione – ha detto il sindaco – desidero esprimere a nome di tutta Grotte un sentito pensiero in ricordo di padre Giovanni. È stato un sacerdote di immensa fede e grande umanità. La Sua dipartita lascia un ricordo indelebile nella nostra Comunità, che a partire dal gennaio 1969 lo ha visto attenta guida spirituale per oltre cinquant’anni, prima come Parroco della Parrocchia Beata Maria Vergine del Monte Carmelo e, successivamente, dall’ottobre dell’anno 2008, come arciprete e coordinatore dell’Unità Pastorale di Grotte. Diceva che avrebbe voluto “fare il falegname perché era il mestiere di San Giuseppe”. Uno studioso biblico ha suggerito che “costruttore” sarebbe una traduzione migliore rispetto a quella di falegname, perché la predicazione di Gesù usa spesso metafore ispirate alla costruzione…”. E a Grotte Padre Giovanni è stato costruttore di una Chiesa solida e compatta, fortificatore di fedeli. Amava la parabola dei talenti perché credeva con tutte le sue forze che la vita è un dono che non va assolutamente sprecato… Per padre Giovanni bisognava vivere con consapevolezza e responsabilità, diceva, infatti, che il cristiano è colui che agisce; “è colui cha sa rischiare”. Padre Giovanni ci ha cresciuto, amato, rimproverato, seguito, consigliato. Sempre presente, tradizionale nella sua modernità! In questi quindici mesi di sindacatura mi è stato sempre vicino, mi ha raccomandato i più deboli e mi ha chiesto di non dimenticare i bisognosi di sostegno materiale e morale… Lascia un grande vuoto, colmabile (forse) solo dal Suo ricordo”.  

Ignazio Infantino, a nome di tutta la comunità ecclesiale, ha espresso tre motivi di gratitudine: “Innanzitutto, grazie – ha detto – per l’entusiasmo e le tante iniziative di cui si è fatto promotore, da sempre, nella nostra realtà; entusiasmo che, nel tempo, è diventato determinazione, impegno e dedizione da ‘capofamiglia’, punto di riferimento per tutti, bambini, ragazzi, famiglie e bisognosi del nostro paese. Quanti ricordi che legano ognuno di noi alla sua persona sono emersi, in particolare, in questi giorni di camera ardente. Grazie, inoltre, per la disponibilità e l’atteggiamento di apertura ed accoglienza avuto sempre verso ogni gruppo, movimento e singolo a cui ha saputo dare spazio e fiducia all’interno della comunità che, negli anni più recenti, impegnandosi nel superare gli sterili confini di parrocchia, si è affermata come unità interparrocchiale, chiesa unica ed unita, capace di camminare insieme ed in armonia.Ed ancora, grazie, perché, con la sua sofferenza, vissuta con caparbietà, coraggio, dignità e speranza, sempre con il sorriso sul volto, pronto a lottare ad oltranza, senza commiserarsi ed arrendersi, ci ha lasciato un grande insegnamento, di cui faremo tesoro nelle nostre difficoltà personali e comunitarie: il vero cristiano  è uomo che non cede alla disperazione, ma che, con la forza della fede, regge il peso della croce e si abbandona docile alla volontà del Padre. Siamo stati tutti partecipi della sua prova… che ci ha permesso di fare esperienza di chiesa viva ed unita, che sa fermarsi e radunarsi in preghiera – come abbiamo fatto negli ultimi tempi -, che sa condividere il dolore di chi è in difficoltà, che sa invocare Dio, nella certezza che ogni nostra intenzione per lui è stata ascoltata ed esaudita. Da questa vigna in Grotte – ha concluso – presso cui lei, sempre tosto e deciso, ha lavorato tanto e che ha, in certi momenti, potato ed innestato perché producesse frutto, si innalza il nostro grazie di cuore ed il nostro arrivederci,  padre Giovanni”. 

Mons. Ferraro, impossibilitato ad essere presente, ha mandato un messaggio: “Mi unisco alla preghiera della Chiesa agrigentina, benedicendo il Signore per il dono di padre Giovanni Castronovo, che ha consumato la sua vita al servizio del Regno di Dio, ai piedi del Calvario.” 

il corteo verso la Chiesa Madre

Prima che la salma lasciasse la Chiesa madre i fratelli del cammino neocatecumenale della parrocchia del Carmine, si sono messi a cerchio attorno alla bara per prestare la voce a padre Giovanni e insieme proclamare la fede nella quale ha vissuto, cantando il credo. In piazza, invece, un lungo e commosso applauso ha accompagnato il carro funebre che muoveva verso il cimitero di Palma.

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