Giubileo artisti e operatori culturali, Card.Reina: “nel libro della storia scrivere pagine di bellezza

Gli artisti e gli operatori culturali del territorio agrigentino, si sono ritrovati, venerdì 4 luglio 2025, per celebrare, nella Cattedrale di Agrigento il loro Giubileo. L’occasione è stata propizia, per la Chiesa agrigentina di accogliere il card. Baldassare Reina che ha presieduto la sua prima Celebrazione eucaristica, nella Basilica Cattedrale di Agrigento, dalla creazione a Cardinale, il 7 dicembre 2024. Anche se nel mese di febbraio scorso, era stata programmata l’accoglienza della Chiesa agrigentina, per il suo ritorno, da Cardinale, nella nostra Arcidiocesi per il Pontificale in onore di San Gerlando le condizioni di salute di Papa Francesco, prima, la sua morte e il successivo conclave e l’elezione di papa Leone XIV, dopo, hanno impedito lo svolgersi dell’evento programmato per i doveri e gli impegni pastorali legati al suo ufficio. Le condizioni, in forma minore, si sono create il 14 giugno per una messa nella Cappella del Seminario e il giorno successivo per l’abbraccio con la sua comunità di origine, san Giovanni Gemini,  che, unitamente a quella della vicina Cammarata, lo hanno accolto nella Chiesa Madre, dove ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica in onore della festa di Gesù Nazzareno, tanto cara al popolo.

Prima della Messa giubilare si è tenuto un momento introduttivo con i saluti  del dott. Giuseppe Parello e della dott.ssa Maria Teresa Cucinotta presidente della Fondazione di Agrigento capitale della cultura e di don Giuseppe Pontillo che ha parlato dell’evento come di un “tempo per celebrare una città ricca di artisti e operatori culturali. Celebrare – ha detto – è una delle più alte espressioni del relazionarsi, dell’esprimere se stessi”; ma ancora farlo nella Basilica Cattedrale di Agrigento, ha proseguito, ha un significato particolare perché essa è  ” luogo di fede, arte e cultura per vivere l’esperienza della misericordia giubilare per un territorio pieno di potenzialità e ricchezze ma ricco di contraddizioni, condizionamenti negativi, polemico, dove tanti, anche artisti, non riescono ad avere il giusto riconoscimento del valore della loro vita e professionalità. Dove le competenze e le capacità sono annichilite da compromessi non rispettosi della dignità delle donne e degli uomini che con sacrificio cercano di trovare il loro posto. Al centro del Giubileo – ha proseguito –  c’è il perdono da parte di Dio… ma c’è anche il frutto, oltre che della misericordia, della purificazione della memoria, del diventare noi indulgenti, nel maturare la volontà di attraversare insieme la porta del cuore di Dio. Un invito dunque al rinnovamento personale e alla riconciliazione con Dio e il prossimo.”

«Non poteva esserci occasione migliore – ha detto il vicario generale, don Giuseppe Cumbo, nel saluto al Card. Reina  – considerato che nei vari servizi pastorali che ti sono stati affidati, sei stato un promotore culturale, un vero corridore della via della bellezza, un servo della Parola». Facendosi portavoce dell’arcivescovo e della Comunità diocesana ha consegnato al cardinale Reina due inviti: Ricordare la Chiesa Agrigentina, che l’ha generato alla vita e alla fede e quello di pregare per la Chiesa di Agrigento. (leggi il saluto) 

Il Card. Reina, nell’omelia (ascolta qui l’audio), commentando il vangelo del giorno, la vocazione di Matteo ha chiesto ai presenti di richiamare alla memoria la tela del Caravaggio raffigurante la vocazione di San Matteo, custodita nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma, in cui l’autore riesce a trasferire molti degli elementi di teologia narrati da Matteo.  «Se proprio vogliamo cercare un merito nella vita di Matteo – ha affermato Reina – questo è il suo demerito. In questo aspetto, il non avere alcun merito, ha chiesto ai presenti di cogliere il cuore dell’esperienza cristiana perché nessuno, ha proseguito, ha meriti particolari; nessuno può dire io merito di ricevere Dio. È Dio che ha deciso di raggiungerci così come siamo.  Una verità teologica, ha notato, che, nonostante 2000 anni di annuncio del Vangelo, non abbiamo ancora compreso pensando di vantare dei meriti che non abbiamo e così dividiamo coloro che sono “bravi” da coloro che sono “cattivi”; coloro che sono peccatori, da coloro che, secondo noi, sarebbero giusti. Il Vangelo, ha affermato, c’è lì dove si incontra con la nostra miseria; esso si realizza nella sua potenza, lì dove si incontra Colui che è la fonte della misericordia. […] Celebrare il Giubileo, allora, non significa vantare qualche merito ma ripetere l’esperienza di Matteo. Tutti noi – ha notato – siamo seduti davanti qualche banco, non per forza quello delle imposte; tutti noi abbiamo le nostre piccole o grandi idolatrie che possono essere anche le nostre paure […] se vogliamo celebrare questo Giubileo, dobbiamo, come ha fatto Matteo, accogliere la sua proposta a seguirlo. Sarebbe bello – è stato l’auspicio di don Baldo ai presenti – se in questo Giubileo riuscissimo a recuperare la dimensione sorgiva della nostra fede: riconoscere che all’origine di tutto c’è la misericordia di Dio. È Lui che ci risolleva; è lui che ci chiama; è Lui che misteriosamente conduce la nostra vita, è lui che ci rimette in piedi; è Lui che ci dà forza… È tutto dono di Dio».

Volgendo verso la conclusione ha espresso un duplice augurio: «recuperare la dimensione dell’arte non solo per la bellezza per i tanti monumenti che abbiamo ed è un peccato – ha detto – che non siano valorizzati al massimo delle loro potenzialità ma anche credere che noi siamo degli artisti, che noi siamo assolutamente originali, che abbiamo del bene da esprimere, da sprigionare, da poter regalare. Questa terra, questa chiesa ha bisogno di slancio, di entusiasmo, ha bisogno di credere che davvero siamo stati creati come un prodigio; abbiamo bisogno di dirci e riconoscere che attorno a noi ci sono tanti prodigi. Non è mancato, infine, il ricordo per i tantissimi giovani che purtroppo hanno lasciato la nostra terra. Capolavori, li ha definiti, di intelligenza, di genialità, di ingegno. Capolavori di cui ci siamo impoveriti. E forse anche di questo dobbiamo chiedere perdono a Dio. Ma se non la recuperiamo così, la nostra terra non la recuperiamo davvero. Abbiamo bisogno di sentire che c’è un pezzo di arte dentro ognuno di noi, dentro il nostro cuore, ciascuno è un capolavoro di arte». E concludendo «Che davvero questa nostra terra possa recuperare il valore e la bellezza di tanti, tanti talenti, piccoli e grandi, senza che abbiano bisogno di visibilità. Forse alcuni resteranno nella cronaca in qualche libro di storia o di arte. Pensiamo ai nostri grandi letterati o artisti; ma nel libro della storia di questa città e di questa diocesi tutti noi possiamo scrivere delle pagine preziose, tutti dobbiamo scriverle perché rimanga traccia di questa bellezza che è in ognuno di noi e che va assolutamente recuperata senza orgoglio e rilanciata».

Carmelo Petrone (cfr. n.22/25 de “L’Amico del Popolo”)

 

Audio saluto don Giuseppe Cumbo al Card. Reina,  Giubileo Artisti e Operatori della Cultura

 

Audio omelia del Card. Reina , Giubileo Artisti e Operatori della Cultura