È nato al Cielo don Giuseppe Mirrione

Giovedì 6 gennaio 2022, nella solennità dell’Epifania del Signore, a Santa Margherita di Belice, è nato al Cielo don Giuseppe Mirrione. Nato il 31 ottobre 1937 a Salemi (Tp) è stato ordinato presbitero il 3 luglio 1966 da Mons. G.B. Peruzzo nella cattedrale di Agrigento.

Negli oltre 60 anni di ministero presbiterale è stato inizialmente vicario cooperatore in diverse parrocchie della diocesi:  dal 1966 al 1967 nella Chiesa Madre di Aragona, dal 1967 al 1969 nella Chiesa Madre di San Biagio Platani, dal 1969 al 1972 nella Chiesa Madre di Santa Margherita Belice e dal 1972 al 1974 nella Chiesa Madre di Montevago. È stato parroco a Caltabellotta dal 1974 al 1982 nella parrocchia San Francesco d’Assisi e dal 1982 al 1984 nella parrocchia Sant’Agostino. Dal 1984 al 1990 è stato parroco a Menfi nella parrocchia Maria SS.ma delle Grazie a Porto Palo e dal 1990 in poi lo è stato a Santa Margherita di Belice nella parrocchia Sant’Antonio Abate.

La celebrazione eucaristica con il rito delle esequie, presieduta dall’Arcivescovo, si è tenuta nella Chiesa Madre di Santa Margherita di Belice venerdì 7 gennaio 2022. Nell’omelia mons. Damiano ha messo in risalto come nel suo ministero don Giuseppe Mirrione è stato sempre fedele ai servizi che i vescovi nel tempo gli hanno affidato: un ministero vissuto in semplicità, senza pretese e vicino alla gente. Consacrando tutta la sua vita e le sue energie a servizio della comunità ha dimostrato di essereinnamorato di Dio, fratello e amico di tutti, capace di ascolto sincero.

“Ho avuto la grazia — ci dice don Filippo Barbera, già parroco di Santa Margherita Belice dal 2010 al 2019 — di avere in comunità padre Mirrione. La sua collaborazione è stata preziosa e costante fino a  quando — colpito da una paresi alle corde vocali — ha dovuto rallentare i suoi ritmi. Dimostrava di avere una discrezione e una delicatezza nei miei confronti — continua don Filippo — non facendo mai valere il fatto che fosse più grande di me, né che si trovasse da più tempo a Santa Margherita. L’ho visto sempre con la corona del Rosario in mano, pregava continuamente, era molto apprezzato come confessore. Lo invitavo spesso in parrocchia e nei primi anni mi sostituiva quando mi assentavo; quando avevo bisogno di allontanarmi mi diceva sempre : ‘vai tranquillo, u Signuri t’accumpagna e ti binidici’. Certo, aveva un carattere difficile, molte volte nelle omelie si infervorava, però c’è stata sempre una bella intesa. Lui ha ricambiato sempre oltremodo la mia attenzione nei sui confronti”.