CORPUS DOMINI, il messaggio del card. Francesco Montenegro

Domenica 29 maggio la Chiesa ha celebrato la solennità del Corpus Domini, nella quale la comunità cristiana rendere grazie a Dio per il dono dell’Eucarestia e testimonia la fede con la processione per le vie della città.

Nella città di Agrigento, dopo la Santa Messa nella Chiesa San Domenico, si è tenuta la tradizionale processione che dalla Chiesa San Domenico si snoda per la via Atena fino a piazza Cavour dove l’Arcivescovo ha tenuto la riflessione finale ed ha impartito la benedizione solenne con il Santissimo Sacramento. La comunità ecclesiale, il clero cittadino, i religiosi e le religiose, le confraternite e dei fedeli laici appartenenti a parrocchie, gruppi, associazioni e movimenti ed i ragazzi che quest’anno si sono accostati per la prima volta alla Comunione hanno partecipato numerosi. Un momento che quest’anno – come ha ricordato nel suo intervento il card. Francesco Montenegro – riveste un significato ancor più profondo perché vissuto alla luce dell’Anno Santo della Misericordia.

Il cardinale Montenegro in un dialogo con Gesù presente nell’Eucarestia si è chiesto: “In questo anno in cui celebriamo la Tua Misericordia, Signore, mi chiedo, se sappiamo riconoscere la misericordia che manifesti col Tuo Corpo. Il Tuo primo atto di misericordia é stato quello di entrare nel nostro spazio e nel nostro tempo, incarnandoti… E hai continuato a donarci misericordia rimanendo con noi, nel Tuo Corpo, ben conoscendo la nostra fragilità. Il Tuo Corpo – ha proseguito – è Pane che nutre il nostro quotidiano. Ci dici, così o Signore, che misericordia è vicinanza, è dare valore alla vita, è sostare nella vita di ogni fratello, amico o no. Noi ti stiamo a cuore! Ma Tu – si è chiesto il cardinale – ci stai a cuore? E i nostri fratelli? Tu ti accosti con delicatezza ad ognuno di noi rispettando il tempo che serve per riconoscerti e per uscire dal guscio della nostra individualità. Noi, invece, non facciamo che prevaricare, costringere, giudicare i tempi e gli spazi dell’altro”, ci arrocchiamo negli spazi ridotti e limitati dei nostri personalissimi punti di vista. Tu vai oltre ogni nostro sbaglio, pronto a ridare vigore a ogni ulteriore tentativo di ricominciare, di migliorare, di crescere. La forza del tuo Pane non viene mai meno. Ci dice che misericordia è entrare nella vita dell’altro senza occuparla, annullarla o, peggio, violentarla. È fermarsi, condividere la sua vita per farne una vita comune: non per usarla, per sfruttarla, per bruciarla, ma per condividerne la sostanza e la bellezza, per arricchirla di sapore. A noi, invece, viene più facile correre lontano: non abbiamo tempo di aspettare, di capire, di aiutare. E cosi passiamo dall’insofferenza all’indifferenza e creiamo solitudini”.

“Il Tuo nome – ha proseguito l’Arcivescovo nel suo dialogo-preghiera – è misericordia, ma anche il Tuo Volto e il Tuo Corpo è misericordia. E il volto e il corpo di tutti, non di alcuni contro altri, non di chi priva dello spazio vitale l’altro. Nel Tuo Corpo ognuno si può riconoscere amato, perdonato, salvato. Per Te non ci sono classifiche né qualcuno è lasciato fuori a raccattare le briciole. Il Tuo cuore è aperto a tutti, senza barriere, senza muri. Siamo noi, sopraffatti dai nostri limiti, a erigere steccati tra noi e Te per paura…”

“Tu – ha proseguito il cardinale – che sei entrato nella nostra storia, ci chiedi e ci permetti di entrare nella Tua Storia, Che è storia di eternità e di comunione. Ci lasci le porte sempre aperte perché ci vuoi protagonisti e non comparse occasionali. Ci chiedi, però, conto di quello che facciamo nella e della storia dei nostri fratelli. Perché non è “altra” dalla nostra: è la stessa che hai scelto Tu. Quella per la quale sei morto e resuscitato”.

“Il Tuo Corpo è Misericordia – continua l’Arcivescovo – perché ci chiedi di diventarlo, non solo di incontrarlo e di celebrarlo. Ci chiedi di “essere” il Tuo Corpo, la continuazione della tua vita… Il Tuo Pane ci apre strade per una nuova vita. Noi invece continuiamo a negarla ai nostri fratelli. Tu dici: “Non cercate il Vivente tra i morti”… Non possiamo professare la fede in un Dio vivo, presente in mezzo a noi, se moriamo dentro di noi e ci circondiamo di morte. Misericordia é vivere la resurrezione. Tu sei Amore che rigenera, che rinnova, che ci fa uomini nuovi, capaci di un canto nuovo a una sola voce: “Come io Vi ho amati…”. È questa la melodia che ci fa pieni della tua mi- sericordia e capaci di resurrezione, che ci regala un nuovo modo di vivere: quello di chi sente nella propria carne la sofferenza del fratello, perché tutti siamo la Tua stessa Carne, quella che tu hai offerto ai flagellatori per parlarci di Amore, di Perdono, di Speranza, di Nuova Vita. Tu sei Pane di Misericordia! La Tua è presenza di misericordia!”

“Ci chiedi di conformarci a Te, di assumere il Tuo Volto, per riconoscerlo in ogni altro uomo. Se non e cosi la nostra fede è vana, perché non genera Pasqua, non spande profumo di resurrezione.  Signore, – ha concluso il cardinale Montenegro prima di impartire la benedizione – fa che la Tua presenza si riveli al mondo attraverso la nostra vita trasformata dalla tua misericordia”.

C.P.

Cliccando sul link https://goo.gl/HgugKl sarà possibile vedere il video del messaggio dell’arcivescovo card. Francesco Montenegro.

Foto di Giuseppe Spoto