«Convertitevi!» il documento dei Vescovi di Sicilia

Sul sagrato della chiesa cistercense del 1300, San Nicola, nel cuore della Valle dei Templi, il presidente della CESi e arcivescovo di Catania mons. Salvatore Gristina, con il vice presidente e vescovo di Monreale mons. Michele Pennisi e il segretario generale e vescovo di Ragusa mons. Carmelo Cuttita alla presenza dell’arcivescovo di Agrigento card. Francesco Montenegro hanno presentato, prima della Celebrazione Eucaristica in occasione del venticinquesimo anniversario delle visita di San Giovanni Paolo II ad Agrigento la lettera “Convertitevi” a prosecuzione del “grido dal cuore” lanciato da Papa Woityla nella Valle dei Templi.

La Lettera (clicca qui per scaricare il pdf) vuole prolungare l’eco dell’appello alla conversione rivolto da san Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi, il 9 maggio 1993, alle persone che sono coinvolte nelle trame mortali e peccaminose dell’organizzazione mafiosa. «I venticinque anni trascorsi da quell’evento – hanno spiegato i vescovi – non hanno usurato la sua valenza profetica, che le Chiese di Sicilia vogliono recuperare per proseguire nel loro impegno di annuncio del Vangelo dell’amore soprattutto là dove regna una cultura di morte».

Ricordando le numerose vittime della violenza mafiosa, la Chiesa siciliana, per bocca dei suoi Pastori, ribadisce che la mafia è peccato e i mafiosi sono peccatori, giacché oppongono un «rifiuto gravemente reiterato nei confronti di Dio e degli esseri umani, che sono a sua immagine e somiglianza». A questo peccato si rendono solidali anche i fiancheggiatori dell’organizzazione mafiosa e coloro che ne coprono i misfatti con la connivenza e con il silenzio omertoso. Si tratta di un peccato gravissimo, che di fatto pone al di fuori della comunione ecclesiale chi lo compie.

Per questo motivo i vescovi ribadiscono l’incompatibilità tra la mafia e il Vangelo, consapevoli che il fenomeno mafioso interessa da vicino la Chiesa, il suo impegno catechetico, la sua prassi pastorale, la sua azione sociale.

L’indice della Lettera si articola in cinque capitoli: un primo capitolo in cui è rievocato il senso autentico del “grido” del papa; un secondo in cui viene sottolineato il suo timbro profetico; un terzo in cui si illustra il peculiare discorso ecclesiale sulla mafia sviluppatosi a partire da quel “grido”, volto a risvegliare il senso dell’appartenenza effettiva alla comunità credente e a valorizzare la mistica comunitaria insita nella pietà popolare; un quarto in cui quel “grido” è riproposto ai familiari delle vittime di mafia, alle persone credenti e di buona volontà, agli uomini e alle donne di mafia; un quinto che si configura in una preghiera innalzata al Signore giusto e misericordioso perché dia a tutti perdono, luce e coraggio.