Conversazioni con don Renzo Bonetti

Risulta impossibile in poche righe sintetizzare le tre tappe delle Conversazioni con don Renzo Bonetti, iniziate la mattina del 5 novembre nella parrocchia della SS. Trinità di Porto Empedocle e proseguite nel pomeriggio e nella mattinata di domenica 6 novembre a Favara nel salone della parrocchia Ss. Pietro e Paolo.

Chi ha partecipato alla due giorni del 5 e 6 novembre, iniziativa organizzata dall’Area Mamre della Comunità Ecclesiale di Favara e patrocinata dal  Servizio di Pastorale Familiare della nostra Diocesi, ha colto l’intensità della cura pastorale che don Renzo ha verso la famiglia. È uno stile sviluppato indubbiamente per la sua formazione, ma soprattutto dal contatto e dall’esperienza vissuta con e per le famiglie. Il percorso di tre conversazioni in due giorni si è così articolato: La prima tappa indirizzata ai presbiteri, ai diaconi e agli operatori di pastorale familiare,  aveva come tema: “Reciprocità Ordine e Matrimonio per un’unica missione attorno al Pastore”.

Partendo dalla certezza della fede in Gesù vivo e presente nella relazione coniugale e nella persona del prete, Don Renzo ha focalizzato la comunione costruttiva che sempre più deve crescere tra sacramento dell’Ordine e Matrimonio. Gesù vivo, che dà significato ai due sacramenti, con la sua grazia sostiene la quotidianità di gesti e parole, dei coniugi e dei preti, per costruire la comunità dei figli di Dio. Oggi in Italia e fuori dall’Italia, la famiglia costituisce un “problema”. In verità, sostiene don Renzo, la famiglia è una risorsa, è presenza viva di Gesù. Come nell’Icona Biblica della moneta perduta, la vita coniugale e familiare è un tesoro prezioso nascosto sia ai sacerdoti sia ai laici stessi. Meditare sulla reciprocità dell’Ordine e del Matrimonio è determinante per una vera ri-modulazione pastorale. “Cambierà la pastorale familiare quando i preti e i laici incominceranno a credere e a valorizzare il sacramento del matrimonio, quando si troverà la capacità di scommettere e avere fiducia”. A questo radicale cambiamento di mentalità concorrerà la preghiera – ginocchia e meditazione su tutto quello che lo Spirito Santo ha detto alla Chiesa sulla vita coniugale – non meno che la grazia dei tanti che vivranno il matrimonio in comunione con i pastori. I due sacramenti esistono per lo stesso motivo: dichiarare che la Chiesa è comunione dei differenti e servizio vicendevole. Dalla comune e fondamentale vocazione battesimale, i due sacramenti edificano la Chiesa al servizio del Regno di Dio. E questo a partire e a compiersi dalla celebrazione eucaristica domenicale.

La seconda e terza tappa delle conversazioni diretta questa volta alle famiglie aveva come tema: Identità e missione degli sposi per costruire la Chiesa locale. Più di 200 persone, provenienti da diverse parti della diocesi, hanno affollato l’aula delle Conversazioni. L’evento, come detto promosso e organizzato dall’Area Mamre del consiglio pastorale cittadino di Favara e coadiuvato dal Servizio di Pastorale della Diocesi, è stato la continuazione di un percorso iniziato qualche anno fa. Altri interventi di grande spessore hanno caratterizzato questo itinerario. Tra gli altri quello che ha visto protagonista Mons. Carlo Rocchetta, nel novembre del 2015.

Don Renzo Bonetti ha esordito paragonando la famiglia ad un’opera d’arte, la più antica e la più preziosa che ha come autore Dio stesso. Con segni e linguaggio semplice ed efficace allo stesso tempo, don Renzo ha ricordato che Dio ha creato l’uomo e la donna perché vivessero come Lui “in relazione d’Amore”. Un disegno che da la possibilità di fare esperienza dentro la vita coniugale della comunione trinitaria. Questo, oltre ad essere di una bellezza straordinaria, costituisce un dono grandissimo e una risorsa fondamentale per la vita e la missione della Chiesa, perché mentre quest’ultima si sforza di costruire la comunione, la famiglia è già comunione. Le famiglie vanno come svegliate, rese cioè sempre più consapevoli di essere segno reale e visibile dell’Amore di Cristo Sposo della sua Chiesa.

Nella impossibilità di riportare la intensità di questi due giorni di Colloqui con don Renzo Bonetti, e nella necessità di concludere una sintesi impossibile, ci accostiamo alle parole del Papa, nell’Amoris Letitia “La famiglia è un segno cristologico, perché manifesta la vicinanza di Dio che condivide la vita dell’essere umano unendosi ad esso nell’Incarnazione, nella Croce e nella Risurrezione: ciascun coniuge diventa “una sola carne” con l’altro e offre sé stesso per condividerlo interamente con l’altro sino alla fine. Mentre la verginità è un segno “escatologico” di Cristo risorto, il matrimonio è un segno “storico” per coloro che camminano sulla terra, un segno di Cristo terreno che accettò di unirsi a noi e si donò fino a donare il suo sangue. La verginità e il matrimonio sono, e devono essere, modalità diverse di amare, perché «l’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per sé stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore» (AL 161).

Maria del Carmen e Salvatore Piscopo