Confraternite in cammino

La gioia festosa della risurrezione, il tepore di primavera con le brezze mattutine ancora frizzanti, lo svolazzare di cappe, labari, mantelline – di varia forma e colore -, lo scintillio di piastre con le effigi dei santi patroni e soprattutto, il piacere di ritrovarsi di consorelle e confrati, convenuti da tanti paesi dell’Arcidiocesi di Agrigento per il loro «XXV Cammino di fraternità», nella terza domenica di Pasqua, hanno stra-volto, per mezza giornata Sambuca di Sicilia, uno dei borghi più belli d’Italia, apportandovi la testimonianza di un valore antico quanto il Vangelo, declinato nella forma «da non rottamare – ha asserito don Lillo di Salvo» della costruzione della fraternità e della solidarietà.

La giornata delle confraternite dell’Arcidiocesi, della quale possiamo restituire qualche suggestione, si è aperta nel segno dell’accoglienza, preparata con estrema cura e calore dalle confraternite e associazioni locali, dagli Scout, dai volontari della Croce Rossa, dalla Protezione civile e dalle forze dell’ordine. A fare gli onori di casa, don Lillo Di Salvo con i suoi collaboratori. A coordinare il tutto don Rino Lauricella, delegato arcivescovile per le confraternite e Direttore del Centro per il Culto e la Liturgia della nostra Arcidiocesi.

Disbrigate le pratiche di registrazione, un primo momento forte lo si è vissuto nello spiazzale dell’Istituto Comprensivo «Fra Felice da Sambuca», trasformato per l’occasione in una sorta di «tenda del convegno». Qui si è accolto il saluto di Rosario Sutera, Presidente del Centro Diocesano per le Confraternite, si è invocato lo Spirito, lodato il Signore con il canto e la preghiera oraria, ascoltato Alfio, un giovane testimone del Risorto, della «Comunità di Mondo X». Alfio è uno che «ci ha messo la faccia» – parola di don Rino – facendo cogliere cosa può significare l’incontro con Gesù Cristo, il Signore della Vita, laddove si annida l’ombra della morte.

Toccati dalle parole di Alfio, il cammino verso la parte del Borgo arabo, che una volta ospitava il castello dell’emiro nei pressi della chiesa Madre, è stato del tutto naturale. Arrivati e accomodati si è toccato il vertice della giornata con la celebrazione dell’Eucaristia. La liturgia della Parola, proposta dalla Chiesa, non poteva non essere più appropriata: il brano tratto dagli Atti, insieme con quello preso dalla Prima Lettera di Pietro, non potevano non far convergere verso l’icona lucana dei discepoli di Emmaus e preparare quel pane spezzato e poi consumato che è il Corpo e il Sangue del Signore, vero viatico, dopo la benedizione e il congedo, per un nuovo tratto di cammino fraterno fatto di necessario recupero della Tradizione e di vitale rinnovamento.

Alfonso Cacciatore