Pubblichiamo il testo dell’omelia pronunciata dal Card. Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento, in occasione del Solenne Pontificale dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.
(Agrigento, Basilica dell’Immacolata, venerdì 8 dicembre 2017)
Oggi la Chiesa ci chiede di ammirare e di sognare. Oggi è il giorno della bellezza. Lo ripeto ogni anno. Ammiriamoquesto grande capolavoro di Dio: l’Immacolata. E ammirando sogniamo. Perché ciò che Dio ha realizzato in Maria è ciò che desidera per noi.
Sì, anche noi, come Maria, siamo i Suoi capolavori.
Ma è possibile? Come?
Maria si sentì dire dall’Angelo: “Il Signore è con te”. Con queste parole Le viene indicato il Suodestino, la grandezza della Sua missione e il segreto della Sua graziosità: la presenza di Dio nella sua vita. Queste parole poi sono la dichiarazione d’amore che Dio fa anche a noi; amorecosì grande, da farsi uomo emettere in comune con noi la Sua vita divina e la Sua felicità.
Allora la bellezza dell’Immacolata è solo da ammirare o è qualcosa di più? Dobbiamo desideraretale bellezza o è sufficiente contemplarla?
La risposta è che senz’altro bisognadesiderarla perché anche a noiDio chiede di viverenella sua grazia edi sentircisuoi familiari. Diceva Paolo VI: “La grazia è la più alta bellezza dell’anima”.
La bellezza che Maria ci fa desiderare non ha nulla di artificiale, perché ha le sue radici in Dio: “ci ha fatto dono di preziose e grandissime promesse, in modo che diventassimo per mezze di esse partecipi della natura divina” (2 Pt 1,4). Dovremmo stupirci – così come ci si meraviglia dinanzi a un’opera d’arte – al pensiero che Dio donandoci la Sua bellezza –come la luna che riflette la luce del sole–ci ha resile belle vetrine del Suo amore. Ecco perché labellezza che ci dona non è legata all’età e non scompare col tempo. Maria infatti è come le nostre mamme. Le sue rughe, nell’età matura, sono state come quelle delle nostre mamme. Le rughe non la fanno brutta, Lei resta sempre bella perché il suo cuore è pieno d’amore.Come quello delle nostre mamme!
L’Immacolata fa pensare. La Chiesa oggi ci presentaMaria nella sua genuinità e libertà, lealtà e obbedienza, fortezza e fedeltà, padronanza di sé e senso di responsabilità, spirito di servizio e totale abbandono a Dio;è la bella novità per un mondo che invece preferisce la superficialità, propone lamediocrità e fa desiderare cose di scarso valore tarate per durare breve tempo.
Oggi accettiamo passivamente che altri, nelle piazze mediatiche, possano tenere i fili dei nostri sentimenti ed emozioni, mentre siconsidera Dio un padrone. In talune trasmissioni televisive si esponela propria vita come in una vetrina,senza ricevere o dare rispetto;l’amore divienemerce da usa e getta, la bellezza si confonde e si fonda sull’apparenza e la si affida al mondo del finto;diventa norma condivisa dalla maggior parte ciò che piace e si è disposti a tutto pur di ottenerlo (i comportamenti di tanti adolescenti e giovani vedono gli adulti complici), si cercano affannosamente einsensatamente le cose di quaggiù, riassumibili nell’avere, nel potere e nel piacere,perché sono considerati gli unici beni capaci di rispondere ai tanti, mafinti, bisogni dell’uomo d’oggi.
Maria, Immacolata perché senza peccato, ma anche perchè ha vissuto una vera amicizia con Dio, ci spinge ad andare contro corrente: ad amare ciò che dura e vale, a preferire l’interiorità e a sentire nostalgia di Dio, fonte di ogni bellezza. Ci invita agirare le spalle al male e a ciò che è mediocre per amare il bene e ciò che conta davvero.
Parlare di bellezza mi fa pensare ad Agrigento, definita daPindaro la più bella città dei mortali. La immagino questa mia città con le radici piantate in cielo. Per questo la vedo bella.
La chiesa vive la città e vive in essa senza però identificarsi con essa. Le è amica e per questo l’ammira con gli occhi pieni di speranza.
Non è però facile parlare di Agrigento ad Agrigento. Quando si tenta di farlo, la reazione di chi ascolta spesso è il silenzio o il rifiuto.
Come Vescovo ho il dovere di parlare. Mi è stato fatto notare che gli agrigentini si sentono giudicati e colpevolizzati dalle mie parole, ma – credetemi – non intendo essere il giustiziere di questo territorio e dei suoi abitanti, semmai sento il ‘pulito’desiderio di pizzicare il loro orgoglio perché insieme ci rendiamo conto che questa città è nostra, questo è il motivo per cui merita di essere amata e vissuta da tutti. Tacere sarebbe più facilee più comodo per me, ma rifiuto di seguire la logica del “chi me lo fa fare”, e fare il gioco dichi preferisce che le cose restino come sono. Ma io non accetto che le cose vadano come devono andare,‘tanto ormai…’.
Non si può guardare al futuro pronunciando le parole ‘tanto ormai’, soprattutto se, come agrigentini, si ha la responsabilità di un nobile passato e di una bellezza che in ogni parte del mondo ci invidiano. Sono belle le pietre antiche con cui è stata costruita Akragas, ma non valgono meno le pietre vive – noi – che formiamol’Agrigento di oggi.
Un passato interessante non può non proiettare verso un futuro interessante, ma occorre anche vivere un presente interessante. Ognuno di noi deve sentirsicostruttore e non solo abitante di questa città. Il futuro non riesce a piantare le sue radici nella rassegnazione dei più, né può interrarle nel vaso di pochi (coloro che prendono le decisioni), il futuro ha bisogno di terra fertile e di tanta terra.
Se ci interessano le scoperte che si vanno facendo nella valle dei templi, perché non siamo altrettanto interessati e preoccupati di lasciare una storia altrettanto ricca a chi verrà dopo di noi?
Il viaggio della vita si può affrontare solo se si è attrezzati di speranza. Non saranno gli sconfortati borbottii del ‘chi me lo fa fare’, del ‘non sono fatti miei’ a costruire il nuovo.
La bellezza non si compra al supermercato, ma si costruisce, anche se con fatica,oggie insieme. Non possiamo gloriarci – so di ripetermi– che Agrigento è stata terra di geni, di talenti, di grandi uomini e intanto vedere, o addirittura invitare, i nostri giovani ad abbandonare questa terra e poi renderci contoche,fuori da questa provincia,sono apprezzati e cercati per le loro capacità! Rubiamo a Pindaro le sue parole e convinti ripetiamo: oggi Agrigento è la più bella città dei mortali. Abbiamo le carte in regola! Mettiamo passione per la nostra città, continuiamo la splendida storia passata reinventandola. Ce la faremo se non cercheremo solo gli interessi personali odi gruppoma il bene di tutti. L’egoismo imbriglia e soffoca.Chiesa, politica, istituzioni, imprenditoria, volontariato, tutti insieme perciò per un sussulto, non un singhiozzo, di vita nuova, di orgoglio sano, di voglia di nuovo.Ha ragione chi ha detto: “una città è prima di tutto uno stato d’animo”.
Amiamola questa città! Non puó essere solo uncertificato di nascita a farci agrigentini, ma la convinzionedi trovarci dentro un destino comune per costruire … una storia piena di bellezza. Non dimentichiamolo, il futuro ègià nelle nostre mani ed è già cominciato, ora.
Ciò che dico alla città, lo dico anche alla nostra Chiesa.
A noi credenti tocca essere vivi e vivaci per donare a questa terra brio, gioia, speranza, desiderio di ciò che è grande e perciò essere noi iprimi a non accontentarci della mediocrità, delle mezze misure, dei gesti senz’anima. Direbbe il Papa di non essere cristiani da pasticceria. Noi non possiamo dare per scontato Dio,la santitàè il nostroabito, il cielo il nostro destinoe la bellezza ilnostro distintivo. Equipaggiamocifinalmente di audacia, di intraprendenza, di creatività, non accontentiamoci di ciò che facciamo, siamo figli del fuoco e del vento, strumenti dello Spirito santo, protagonistiper fede di una storia nuova. Il Signore in questo impegno ci rasserena dicendoci: “Non abbiate paura” (Mt 28,5). Convinciamoci di essere per questa terra“profezia dell’avvenire” (NMI 3) e “portatori di futuro” (Benedetto XVI).
L’Immacolata è il modello di chi accetta la proposta, anzi la sfida, di Dio di cambiare le cose,Lei accettandola è entrata da protagonista convinta in una storia più grande di lei. Non le è stato facile, ma Dio è stato la sua forza. Noi, imitando Maria che dice il suo sì,possiamo sognare e costruire una città bella se sapremo accogliere e vivere la Parola, se riempiremo dello stesso profumo del Pane eucaristico questa terra e se porteremo sempre con noi una buona e grande scorta d’amore.
Il mio augurio per questa mia città e per questa mia chiesa oggi è di tanta bellezza e anche di tanto coraggio.