Solennità Immacolata 2020: l’omelia di mons. Damiano

Si è tenuto  oggi, 8 dicembre, Solennità dell’Immacolata, nell’omonima Basilica di Agrigento, il Solenne Pontificale al termine dell’Anno Giubilare Mariano (2019- 2020), concesso da Papa Francesco, in occasione dell’80° dell’incoronazione della Vergine Immacolata a “Regina della città e diocesi”. Alla Celebrazione Eucaristica, presieduta da mons. Alessandro Damiano,  erano presenti,  nel rispetto delle norme per il contenimento del Covid,  una rappresentanza di fedeli, della Confraternita dell’ Immacolata e di S. Calogero  e le massime autorità civili e militari della città e provincia. A causa dell’emergenza sanitaria in corso i Vigili del Fuoco hanno tenuto  il tradizionale omaggio floreale alla Vergine, non all’esterno,  ma  all’interno della Basilica deponendo dei fiori davanti l’altare. Ad animare la Messa – trasmessa in diretta streaming sulla pagina Facebook dell’arcidiocesi – il  coro parrocchiale “Magnificat”.

L’Omelia (VAI AL VIDEO) Mons. Alessandro Damiano, commentando il Vangelo dell’Annunciazione ha detto: “… Lasciamoci sedurre da questa donna di Nazareth, la sua vicenda, unica e irripetibile, umile e decisiva, non ci è estranea, riguarda anche noi… Nella vita della Vergine, ha proseguito, ” c’è un elemento unico ed esclusivamente personale e che costituisce il privilegio che non condivide con nessuna altra creatura: la sua concezione immacolata che prelude alla sua gloria finale (non possiamo contemplare a pieno Maria Immacolata senza contemplare contemporaneamente il suo destino ultimo e definitivo: l’Assunzione). Ma – ha proseguito –  c’è un ulteriore elemento, altrettanto importante, che Maria invece condivide con noi e che in un certo senso ci avvicina a Lei. L’essere anche noi voluti da Dio, scelti da Lui nella nostra unicità e originalità! Questo non possiamo, non dobbiamo mai dimenticarlo”. E citando il Poeta , “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” ha proseguito ricordando che “siamo pensati da Dio con un volto e una storie non rimpiazzabili!Questo permette di intuire come davvero ciascuno di noi sia destinato ad essere “santo e immacolato al suo cospetto nell’’’Amore prendere parte, con la nostra storia di grazia e di peccato, con la nostra singolarità nutrita dalla fraternità, al mistero della volontà misericordiosa di Dio sull’umanità… Maria – ha detto –  tra lo stupore del saluto e l’abbandono alla Parola, decide di vivere in pienezza il desiderio di Dio, accogliendo la storia che in lei si stava compiendo e intuendo le gioie e le dolori che avrebbe dovuto affrontare accanto al figlio che nel suo grembo in quel momento veniva accolto. Noi, che in questa celebrazione onoriamo Maria Immacolata, siamo chiamati a fare altrettanto; non bastano le celebrazioni rituali – ha ammonito –  se queste non si prolungano nella celebrazione della vita. Anche noi che abbiamo creduto siamo chiamati a far si che la parola diventi carne e sangue, quella dei poveri, di tutte le povertà, per primi. La città degli uomini, dove accogliere la Parola e per mettere che essa di incarni, è per noi la chiesa agrigentina, la città di Agrigento e l’intera provincia in cui sono tante le ferite che sanguinano, le zavorre che frenano e le oscurità che gettano ombra. Essere – ha proseguito –  risaliti di due posti tra i fanalini di coda nella graduatoria delle provincie più vivibili d’Italia non è consolante, può e deve essere un pungolo ad andare oltre, a pensare in grande nella solidarietà, nella trasparenza, nella legalità, nel perseguire il bene comune. Guardando al sì della giovane donna di Nazareth acquistiamo  speranza e coraggio. Non vogliamo essere “sventurati” che la sventura “è cosa ben diversa dalla semplice sofferenza. S’ impadronisce dell’anima e le imprime fino in fondo il suo proprio marchio, quello della schiavitù”( cfr, S. Weil, Attesa di Dio, Adelphi, Milano 2008, 171). Il cerchio della sventura soffoca, fa smarrire la coscienza della propria dignità, sprofonda nella sopravvivenza. “C’è vera sventura – ha proseguito –  solo quando l’avvenimento che ha afferrato una vita l’ha sradicata, l’ha colpita direttamente o indirettamente in tutti i suoi aspetti: sociale, psicologico, fisico. Il fattore sociale è essenziale. Non c’è vera sventura là dove non si verifichi, in qualsiasi forma, una decadenza sociale o l’apprensione di una simile decadenza”.(Ivi, 173). Questa “sventura” – ha detto mons. Damiano – si legge negli occhi dei giovani che non trovano lavoro e in quelli dei genitori che li vedono emigrare; nei volti di chi si perde nelle droghe con la falsa illusione di trovarvi un rifugio, nelle lacrime degli anziani ostaggi della solitudine, nelle storie dei migranti che si lasciano alle spalle una tragedia certa per andare incontro ad una incerta. Questa “sventura”, in questo tempo di paura per i contagi da Covid 19, la vediamo negli ammalati in gravi condizioni, in quanti sono morti nella solitudine, nel personale medico ed infermieristico, negli addetti alla cura della persona, costretti a fare i conti con un sistema sanitario che fatica a trovare la propria dignità. Tra di noi – ha concluso –  non sia così, non vogliamo sopravvivere, vogliamo vivere consapevoli che il Signore disperde i superbi nelle trame dei loro cuori, rovescia i potenti, di ogni potentato, dai loro troni e innalza gli umili, lascia i ricchi a mani vuote e ricolma di beni gli affamati”.  

Al termine del Pontificale, prima della benedizione Apostolica con l’indulgenza plenaria,  il parroco don Giuseppe Veneziano (foto a sinistra) ha ringraziato i presenti ed ha donato a mons. Alessandro, che, per la prima volta presiedeva il Pontificale dell’Immacolata,  di una statuetta della Vergine. La Solennità si è conclusa, in serata, con il canto del Te Deum, che ha chiuso anche lo speciale anno giubilare mariano concesso da Papa Francesco, che,  nella giornata odierna, ha indetto un Anno speciale di San Giuseppe (vedi), nel giorno in cui ricorrono i 150 anni del Decreto Quemadmodum Deus, con il quale il Beato Pio IX dichiarò San Giuseppe Patrono della Chiesa Cattolica. “Al fine di perpetuare l’affidamento di tutta la Chiesa al potentissimo patrocinio del Custode di Gesù, Papa Francesco – si legge nel decreto del Vaticano pubblicato oggi – ha stabilito che, dalla data odierna, anniversario del Decreto di proclamazione nonché giorno sacro alla Beata Vergine Immacolata e Sposa del castissimo Giuseppe, fino all’8 dicembre 2021, sia celebrato uno speciale Anno di San Giuseppe”.