Trigesimo di Benedetto XVI, mons.Damiano: “il grande problema dell’Occidente è la dimenticanza di Dio”

Nel trigesimo, della nascita al cielo di Benedetto XVI, martedì 31 gennaio 2023, memoria liturgica di San Giovanni Bosco, la Chiesa agrigentina si è riunita in preghiera, attorno alla mensa eucaristica,  per il Papa emerito nella cattedrale di Agrigento.

A presiedere la S. Messa l’Arcivescovo, mons. Alessandro Damiano, a concelebrare mons. Salvatore Muratore, i presbiteri della città e altri venuti dai comuni dell’Arcidiocesi, presente anche una rappresentanza del popolo fedele che ha sfidato il freddo gelido; ad animare la liturgia il coro della Cattedrale, mentre il servizio liturgico è stato a cura degli studenti del Seminario Arcivescovile.

Il trigesimo è caduto, come ha ricordato all’inizio dell’intervento omiletico l’Arcivescovo, nel giorno in cui Papa Francesco si è recato in Congo come “testimone di riconciliazione nella giustizia e nella verità per una pace durevole”, come ha detto questa mattina a poche ore dall’arrivo del Papa in Congo al nostro settimanale padre Gaspare Di Vincenzo. (vedi qui) e mentre infuria la guerra in Ucraina con il moltiplicarsi di forniture di armamenti.

Alla luce di questi eventi mons. Damiano ha voluto condividere alcuni contenuti del discorso che Benedetto XVI tenne alla Curia romana in occasione degli auguri natalizi del 2006. In quel discorso,il Papa emerito ricordava come “La Chiesa deve parlare di tante cose: di tutte le questioni connesse con l’essere uomo… . Ma il suo tema vero e – sotto certi aspetti – unico è “Dio”. È – sottolineava papa Benedetto – “il grande problema dell’Occidente è la dimenticanza di Dio: è un oblio che si diffonde… In alcune parti della Germania – notava Benedetto XVI –  vive una maggioranza di non-battezzati, per i quali il cristianesimo e il Dio della fede sembrano cose che appartengono al passato”. Anche Paolo VI, ha detto l’Arcivescovo, aveva manifestato questa preoccupazione, quando diceva che molti hanno conosciuto il Signore Gesù ma pensano di non averne più bisogno.  Anche oggi, – ha proseguito mons. Damiano- molti battezzati vivono come se non lo fossero. È un dato che ci deve fare pensare sul nostro essere testimoni oggi.
ha evidenziato, poi, il passaggio la dove il Papa emerito ricordava come “parlando di Dio, tocchiamo anche precisamente l’argomento che, nella predicazione terrena di Gesù, costituiva il suo interesse centrale. Il tema fondamentale di tale predicazione – ricordava –  è il dominio di Dio, il ‘Regno di Dio’. Con ciò non è espresso qualcosa che verrà una volta o l’altra in un futuro indeterminato. Neppure si intende con ciò quel mondo migliore che cerchiamo di creare…  Nel termine ‘Regno di Dio’ la parola ‘Dio’ – sottolineava Benedetto XVI –  è un genitivo soggettivo. Questo significa: Dio non è un’aggiunta al ‘Regno’ che forse si potrebbe anche lasciar cadere. Dio è il soggetto. Regno di Dio vuol dire in realtà: Dio regna. Egli stesso è presente ed è determinante per gli uomini nel mondo. Egli è il soggetto, e dove manca questo soggetto non resta nulla del messaggio di Gesù…  Perciò Gesù ci dice: il Regno di Dio non viene in modo che si possa, per così dire, mettersi sul lato della strada ed osservare il suo arrivo. «È in mezzo a voi!» (cfr Lc 17,20s). Esso si sviluppa dove viene realizzata la volontà di Dio. È presente dove vi sono persone che si aprono al suo arrivo e così lasciano che Dio entri nel mondo. Perciò Gesù è il Regno di Dio in persona: l’uomo nel quale Dio è in mezzo a noi e attraverso il quale noi possiamo toccare Dio, avvicinarci a Dio. Dove questo accade, il mondo si salva.”
Mons. Damiano ha poi ricordato quanto ha detto in mattinata incontrando i ragazzi delle scuole, in occasione della memoria di San Giovanni Bosco, il quale un giorno, durante un colloquio con Pio IX alla domanda del Papa, “con quale politica ti caveresti dalle difficolta?” rispose: “La mia politica è quella di Vostra Santità: è la politica del Padre nostro quando chiediamo che venga il suo Regno…” La risposta di don Bosco – ha detto mons. Damiano –  “mi convince, perché è una indicazione pratica.”

In fine, mons. Damiano ha trattato il tema della Pace oggi compromessa non solo in Ucraina ma anche in tante altre parti del mondo; citando, sempre Benedetto XVI nel discorso alla Curia romana, ha detto: “Il Signore, ha detto ai suoi discepoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” (Gv14,27). Da queste parole si è sviluppato il saluto liturgico: “La pace sia con voi”. Questa pace che viene comunicata nella liturgia è Cristo stesso. Egli si dona a noi come la pace, come la riconciliazione oltre ogni frontiera. Dove Egli viene accolto crescono isole di pace”. Dove non c’è lo Spirito di Dio – ha proseguito mons. Damiano, non c’è pace, sia nelle grandi questioni sia negli affari domestici. Dobbiamo imparare, ha concluso, che “la pace non può essere raggiunta unicamente dall’esterno con delle strutture e che il tentativo di stabilirla con la violenza porta solo a violenza sempre nuova”. Allora –  ha ammonito i presenti con le parole di Papa Francesco –  “dobbiamo disarmare i cuori” diventare, per davvero, uomini e donne nuovi”.E, ritornando a Benedetto XVI, ha concluso: “Nella nostra vita deve realizzarsi ciò che nel Battesimo è avvenuto in noi sacramentalmente: il morire dell’uomo vecchio e così il risorgere di quello nuovo. E sempre di nuovo pregheremo il Signore con ogni insistenza: Scuoti tu i cuori! Rendici uomini nuovi! Aiutaci affinché la ragione della pace vinca l’irragionevolezza della violenza! Rendici portatori della tua pace!”

Carmelo Petrone