L’abbraccio della Chiesa al sindaco di Licata, Angelo Cambiano

Un altro atto intimidatorio a un sindaco della Provincia di Agrigento si è verificato, nella tarda serata di lunedì 9 maggio, a Licata, dove ignoti hanno incendiato, per fortuna i danni non sono stati ingenti, la casa di campagna della famiglia del sindaco della città Angelo Cambiano. Secondo una prima ricostruzione gli inquirenti non hanno dubbi sulla natura dolosa dell’incendio e sospettano si tratti di un messaggio intimidatorio rivolto al sindaco Cambiano per l’esecuzione delle sentenze di abbattimento di alcune case abusive costruite negli anni lungo la costa licatese, in contrada Torre di Gaffe.
Dal 21 aprile, giorno in cui sono partite le demolizioni delle case abusive, acquisite al patrimonio comunale, il clima in città si era fatto incandescente con la protesta e l’occupazione dell’aula consiliare del comune di Licata da parte di alcuni ex proprietari degli immobili abusivi i quali chiedevano a gran voce il fermarsi delle operazioni di abbattimento.
Il sindaco Angelo Cambiano, dal canto suo, ospite in una trasmissione televisiva della Rai, domenica 8 maggio, aveva ribadito come l’abbattimento degli immobili abusivi avvenga in ottemperanza alle disposizioni della Procura di Agrigento ribadendo quanto detto in occasione delle prime proteste da parte degli abusivi: “questa città non si piega all’illegalità”.Unanime è stata la condanna, da parte delle istituzioni e della società civile, del gesto intimidatorio. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano si è recato a Licata per esprimere solidarietà al sindaco: “Lo Stato c’è, è forte e fa rispettare le proprie regole” – ha detto il ministro –. “Abbiamo avuto proteste perché una squadra, composta dalla Procura della Repubblica, dal Comune di Licata e dalla Prefettura di Agrigento, ha semplicemente preteso che delle sentenze fossero eseguite. Noi siamo qui a dire che le sentenze si rispettano e si eseguono e siamo qui a ribadire una cosa molto importante e cioè che, per il futuro, se non avvengono queste demolizioni ci saranno altre case abusive e che è finito il tempo della politica che coccolava gli abusivi per avere qualche migliaio di voti. Oggi è giunto il tempo della politica e delle istituzioni che fanno rispettare le leggi”. Nel corso dell’incontro al palazzo di città si è anche tenuta una riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica nel corso della quale è stata proposta la scorta per il sindaco di Licata, presenti una trentina di sindaci della provincia di Agrigento che hanno voluto così manifestare la propria vicinanza a Cambiano.
Da registrare anche la presa di posizione dei presbiteri della cittadina e del cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, che ha voluto incontrare, martedì 10 maggio, il sindaco Cambiano, nel municipio di Licata, per esprimere tutta la sua solidarietà e vicinanza. Con lui i presbiteri della città. Durante l’incontro il cardinale Montenegro, a nome della comunità diocesana, ha espresso solidarietà umana e cristiana al sindaco di Licata ed ha auspicato che presto si faccia chiarezza sull’accaduto e si continui con determinazione il cammino intrapreso per ripristinare il senso della giustizia. Inoltre ha invitato la comunità ecclesiale di Licata a “intraprendere percorsi di cittadinanza attiva e sostenere quanti quotidianamente si impegnano al servizio della città e tutti i cittadini ad abbandonare i toni dello scontro e le azioni violente per intraprendere insieme ogni possibile iniziativa volta a recuperare un rapporto di dialogo e di riappacificazione sociale nel rispetto della legge e della dignità di ogni persona”.
Il parroci di Licata oltre ad esprimere solidarietà al sindaco Cambiano ed alla sua famiglia si augurano che “scossa da questa notizia, tutta la cittadinanza possa infrangere il muro di omertà aprendosi al rinnovamento e alla speranza. Abbiamo fiducia – scrivono – di pensare che tutti i cittadini coinvolti nella vicenda delle demolizioni non siano delinquenti o mafiosi. Se nel tempo – continuano – si sono annidate nel tessuto sociale sacche di illegalità e complicità a tutti i livelli, bisogna avere il coraggio di guardare la realtà in faccia, chiamarla con il suo vero nome e reagire ad essa”. Hanno poi invitato i cittadini licatesi ad ”essere forti nel rigettare ogni tipo di violenza” e trovare possibili vie di soluzione “in un confronto leale, disposti ad un grande gesto di riconciliazione sociale e spirituale” e ad “aggrapparsi fortemente all’onestà e alla giustizia”.
Il sindaco Cambiano ha detto al Cardinale quanto nell’incontro con il Ministro aveva detto in modo chiaro ed inequivocabile: “Non mollerò la battaglia per un solo istante. Tra qualche mese nascerà mio figlio. Cosa gli racconterò? Che suo padre è fuggito? Che si è dimesso perché non ha voluto rispettare la legge? No”. Cambiano nell’incontro con l’arcivescovo Montenegro e con i presbiteri ha ribadito che lui ha dato seguito alle indicazioni della Procura “e adesso – ha detto – mi sento privato della libertà per aver fatto il mio dovere di sindaco. Quello che purtroppo è mancato – ha proseguito – è la vicinanza di quella che doveva essere la buona politica e della società civile”. Non ci sta ad essere etichettato come il sindaco che ha trovato i soldi per abbattere le case “non c’è stato nessuno – è stato lo sfogo amaro del primo cittadino – che abbia detto: il sindaco sta facendo la cosa giusta. Questo – ha proseguito – ha generato nel corso delle settimane una tensione sempre più crescente identificando nel sindaco quella persona che al mattino si alza e decide di demolire le case”.
Il Cardinale nel sentire queste parole del sindaco, si è rivolto ai parroci presenti: “anche noi diventiamo responsabili di questa situazione quando nelle nostre parrocchie parliamo di tante cose e non parliamo mai di educazione al bene comune e di rispetto delle norme. Se l’illegalità – ha proseguito – diventa la cosa normale per gestire la convivenza civile questo è segno che il nostro annuncio non c’è. Il ritrovarci insieme a lei – ha continuato il Cardinale rivolto al Sindaco – ed ascoltare le sue parole diventa per noi un momento di riflessione ed una presa di coscienza per fare diventare il Vangelo non un bel raccontino ma annuncio che scuote le coscienze. Noi siamo con lei – ha concluso il Cardinale – e questo ritrovarci insieme a Lei al Palazzo di Città vuole significare proprio questo”.
L’incontro si è concluso con una passeggiata nel corso di Licata per poi fermarsi a prendere un caffe in un bar del centro città.

Marilisa Della Monica