Messa Crismale, mons. Damiano: «Ascolta, chiesa agrigentina», «Ritorna, chiesa agrigentina»

Mercoledì 5 aprile 2023, l’arcivescovo di Agrigento, mons. Alessandro Damiano ha celebrato la Messa Crismale nella Basilica Cattedrale San Gerlando. A concelebrare i presbiteri della Chiesa diocesana che, interrogati dal Vescovo, hanno rinnovato le promesse fatte il giorno della loro ordinazione presbiterale come segno di unità con il vescovo e di fedeltà verso l’unzione ricevuta. Una liturgia ricca di significati, a partire dal fatto che vede tutta la Chiesa riunita attorno al vescovo, manifestando così la sua multiforme varietà di carismi e vocazioni. Essa è significativa anche perché il vescovo benedice e consacra gli olii santi: il crisma, l’olio dei catecumeni e l’olio degli infermi che al termine della Messa ciascun parroco ritirerà in appositi vasetti e che verranno utilizzati durante l’anno liturgico per i battesimi, le cresime, l’unzione dei malati. Altro tratto distintivo della celebrazione il rinnovo, da parte del presbiterio, delle promesse sacerdotali.

  • La lettera ai presbiteri dell’Arcidiocesi di Agrigento: in vista della Messa crismale, ha consegnato ad una lettera, condivisa con tutto il presbiterio della Chiesa agrigentina, alcune riflessioni per risalire alle sorgenti dell’identità presbiterale di «uomini al servizio degli uomini» (leggi qui il testo della lettera)

L’Omelia di mons. Alessandro Damiano “Questa celebrazione mostra la Chiesa – ha detto mons. Damiano nell’omelia – , il volto della Chiesa agrigentina. È la Messa di tutti noi battezzati; è la Messa della diversità di tutto il popolo santo di Dio: laici, chierici, religiosi, religiose; è la celebrazione dell’unità”. (guarda qui il video dell’intervento omiletico) 

Anche quest’anno la Messa del Crisma, che in tutte le Diocesi si svolge  abitualmente la mattina del giovedì santo è stata anticipata al mercoledì sera della settimana santa “per offrire – ha spiegato  mons. Damiano – a tutti e a tutte la possibilità di poterci riconoscere nelle parole dell’apostolo Pietro: «Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato» (1 Pt 2,9)”.
Ha poi invitato i presenti ad allargare lo sguardo “alla montuosa Albania, alle comunità di Korçe e della regione del Devoll dove la nostra presenza missionaria vive la vivacità dell’annuncio del Vangelo insieme alla paternità? di mons. Giovanni Peragine, amministratore Apostolico”. Facendo riferimento al Prefazione della Messa ha ricordato che  “Gesù, il Figlio unigenito del Padre, costituito mediatore della nuova alleanza comunica il «sacerdozio regale» a tutto il popolo dei redenti, popolo di cui si diviene membri non per la nascita fisica, ma per la «nascita dall’alto», «dall’acqua e dallo Spirito» (Gv 3,3-5), cioè? mediante la fede in Cristo e il Battesimo.
Da questo «popolo sacerdotale», Cristo stesso «sceglie alcuni che, mediante, l’imposizione delle mani, rende partecipi del suo ministero di salvezza, perché? rinnovino nel suo nome il sacrificio redentore e servi premurosi del popolo, da cui provengono, lo nutrano con la Parola e lo santifichino con i sacramenti donando la vita» nella tensione continua di conformarsi a Colui che li ha chiamati. Celebrazione unica nella vita della diocesi, mistero pasquale di Cristo, ci rivela la poliedricità, la vivacità della vita ecclesiale”. Ha, successivamente messo in risalto i due segni che caratterizzano in maniera particolare la celebrazione: il «rinnovo delle promesse sacerdotali» da parte dei presbiteri e la «Benedizione degli oli».

  • “Il primo – ha detto – è occasione propizia per ricordare e affidare alla preghiera di tutta la Chiesa i fratelli che in quest’anno ricordano quegli anniversari che usiamo sottolineare: i 10 anni di don Antonio Lalicata, don Calogero Lo Bello e don Aldo Sciabbarasi; i 25 anni di don Calogero Proietto dei pp. Guanelliani; i 50 anni di don Totino Licata, don Orazio Restivo, don Matteo Scozzaro dei pp. Vocazionisti, don Gaetano Vizzi e don Melchiorre Vutera; i 60 anni di don Diego Acquisto, don Girolamo Maggiolino Capobianco, don Giovanni Di Liberto, don Calogero Montana e don Piergiorgio Simion dei pp. Guanelliani; i 65 anni di don Mariano Albanese e don Francesco Gambino”.
    Rivolgendosi poi in maniera particolare ai fratelli nel ministero presbiterale ha ricordato che “rinnovare le promesse fatte il giorno in cui siamo stati costituiti presbiteri «ci offre l’occasione per meditare sul dono e sul mistero della chiamata di Dio. Non in modo astratto, ma ripercorrendo le tappe della nostra storia vocazionale, in cui il Signore, nonostante i nostri limiti e le nostre fragilità, ci ha chiamati per essere – in Cristo, per Cristo e con Cristo – operai instancabili del Regno, strumenti trasparenti di misericordia e pastori vicini al popolo. Testimoni credibili di una «vita data, mangiata, a volte anche a morsi, a volte persino masticata e scartata».
La celebrazione eucaristica. (ph.C.P.)

Guardiamoci – ha ammonito – da un mistero «patetico», dalle insidie dell’individualismo che pianta semi nel nostro tempo e rende incapaci di relazioni umane adulte e vere; fuggiamo il fascino dell’attimo fuggente che porta a «consumare» esperienze individuali forti e gratificanti sul piano delle emozioni e delle sensazioni immediate, ma che in realtà non ci rendono capaci di accogliere l’appello per un progetto di vita capace di includere una dimensione spirituale e religiosa e un impegno di solidarietà»”. Ai presbiteri ha inoltre chiesto di non disertare “ con leggerezza, gli incontri comunitari. Porto con me – ha proseguito –  il piacevole ricordo della mattinata del 25 marzo trascorsa con i presbiteri «ricchi di anni», «il prete anziano è un pilastro … la sua preghiera e offerta santificante consentono non solo al resto del presbiterio ma alla Chiesa tutta di mettersi all’ascolto autentico della Parola di Dio». A voi fratelli – ha continuato – nel pieno della vostra missione grazie per il servizio alle comunità parrocchiali, ai gruppi, associazioni e movimenti; grazie a chi svolge i tanti servizi, sempre più impegnativi, per portare avanti strutture e patrimonio materiale della Diocesi, anche questo concorre al benessere di tutta la comunità ecclesiale. Non stanchiamoci di fare il bene, riconosciamo il bene che ci viene fatto. Anche su noi, insieme a tutta la comunità ecclesiale, insistono le parole del Maestro: «Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri» (Gv. 13,35)”.
Non è mancato poi il ricordo dei presbiteri che sono ritornati alla casa del Padre e che, ha detto, “da lì, in modo perfetto, partecipano a questa celebrazione: don Giuseppe Mirrione, don Giuseppe Tagliareni, don Mimì Di Naro, don Liborio Giordano, don Giovanni Alba, don Antonio Vinci, don Giuseppe Ferranti, don Stefano Casà”.

  • Quanto al secondo segno, la «Benedizione degli oli per la celebrazione dei sacramenti»: degli infermi, dei catecumeni e del crisma ha detto che “l’olio dei catecumeni ci rimanda ai fratelli e alle sorelle che aspettano di essere inseriti nel corpo ecclesiale per sostenere e rafforzare il loro cammino verso il battesimo; l’olio degli infermi per irrobustire coloro che, attraverso il ministero della sofferenza, rendono presenti nella loro carne le sofferenze di Cristo in favore del suo corpo che è la Chiesa (cfr. Col 1,24). Anche quest’anno, come già lo scorso anno – ha detto –  l’olio che consacreremo per il crisma contiene parte di quello proveniente dalla molitura delle olive del «Giardino della Memoria» luogo della strage di Capaci, consegnatomi ieri pomeriggio dal Questore di Agrigento dott. Emanuele Ricifari.(vedi qui)
    Il Questore Ricifari consegna a mons. Damiano l’olio del “Giardino della Memoria” di Capaci

    Quest’anno tale iniziativa supera le Chiese di Sicilia ed è presentato a tutta la Chiesa italiana; il cardinale Zuppi ha condiviso e accolto l’iniziativa in quanto «l’impegno e il contrasto al crimine organizzato e alle organizzazioni criminali riflette una dimensione di impegno civile che ogni testimone del Vangelo dovrebbe vivere». Tra le essenze che profumano il crisma il «bergamotto» proveniente dalla Diocesi di Locri-Gerace, un grazie al vescovo mons. Francesco Oliva, frutto di una piantagione confiscata alla ‘Ndrangheta. Un modo per marcare l’impegno dei battezzati a «portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi …». Il sacro Crisma esprime questa altissima missione a cui tutti i battezzati siamo chiamati e abilitati. Quanti siamo stati unti con questo olio – e ovviamente tutti quelli che lo saranno in quest’anno – non possiamo perderla di vista, ma dobbiamo sforzarci di assomigliare sempre di più a Colui che l’ha vissuta in pienezza, soprattutto con la sua morte e la sua risurrezione”.

L’appello ai fedeli laici. Rivolgendosi poi, in maniera particolare ai fedeli presenti in Cattedrale ha ricordato come ad essi “«spettano propriamente, anche se non esclusivamente, gli impegni e le attività temporali […]. Spetta alla vostra coscienza, già convenientemente formata, di inscrivere la legge divina nella vita della città terrena». A noi presbiteri chiedete luce e forza spirituale (cfr. GS 43). Appartiene alla vostra vocazione  – ha proseguito – seminare, coltivare e custodire il buon seme del Vangelo nella città terrena, negli apparati della vita pubblica, nelle amministrazioni locali; non abbiate timore dei seminatori di zizzania, degli spacciatori del loglio ubriacante che infesta la vita sociale locale, nazionale, internazionale, così difficile da estirpare per la somiglianza del suo chicco a quello del grano. Abbiamo tanti esempi di laici veri, testimoni di una fede adulta e pensata, ne ricordo solo uno per la sua prossimità e incisività: il beato Rosario Angelo Livatino, è lì a scuotere le nostre coscienze”.

  • Richiamando poi il messaggio di inizio quaresima 2023 (qui) «Ascolta, Israele», «Ritorna, Israele» ha ripetuto:
  • «Ascolta, chiesa agrigentina», «Ritorna, chiesa agrigentina». “Ascoltare Dio – ha detto – ci aiuterà? infatti ad ascoltare gli uomini e le donne che ci stanno accanto; ascoltare gli uomini e le donne che ci stanno accanto ci aiuterà? ad ascoltare Dio; e l’ascolto congiunto di tutte queste voci – soprattutto di quelle che usano linguaggi “non convenzionali”, come ripetutamente li ho voluti definire – sarà la premessa di tanti ritorni ancora possibili. «A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue – ha concluso – che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen». Ci assistano Maria, madre della Chiesa, i santi Libertino e Gerlando”.
Nel video l’omelia dell’Arcivescovo Alessandro

 

 

Carmelo Petrone (fonte "L'Amico del Popolo")