Arcivescovo

Madonna Porto Salvo, Damiano: Lampedusa “grembo accogliente” come Maria

“Maria, la madre del Signore, che qui veneriamo con il titolo di Maria SS. di Porto Salvo, ci convoca attorno il suo Figlio, e noi volentieri e generosamente rispondiamo all’appello”. Esordisce così mons. Alessandro Damiano, Arcivescovo di Agrigento, l’omelia al Santuario della Madonna di Porto Salvo di Lampedusa, il 22 settembre 2023, in occasione della festa. “Lampedusa e il suo Santuario fin da 1202 – ha detto – hanno una naturale vocazione ad essere “grembo sicuro” per ogni navigante che si trovi in difficoltà o abbia bisogno di un po’ di ristoro. La Parola del Vangelo – ha proseguito –  ci consegna l’annuncio dell’angelo a Maria, una pagina che conosciamo bene, “è la pienezza del tempo” ci dice Paolo apostolo, la Parola si fa carne nel grembo di Maria e entra nelle vicende della storia; gioiose, travagliate, segnate da violenze e da abbracci di pace. Maria stessa è un compendio di questo travaglio dall’annunciazione alla resurrezione del Figlio; già nella narrazione della presentazione al tempio le parole di un uomo “giusto” ne tracciano la via: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima».

Nella nostra devozione a Maria – ha ricordato ai presenti – dobbiamo tenere conto di tutto questo, Maria con il suo “sì” a Dio si colloca e ci colloca dentro la storia, dentro la vicenda umana.

Certo nella preghiera ci rivolgiamo a Lei a Lei chiediamo di intercedere presso il Figlio suo perché venga in soccorso ai nostri bisogni spirituali e materiali.

Non dobbiamo però essere distratti di quanto Lei chiede e testimonia a noi, due riferimenti che penso utili per una riflessione personale: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto»; «La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà». Noi, come permettiamo che “avvenga in noi la Parola del Vangelo”.

La salvezza non si ottiene con una devozione privata o astratta – a volte un pò festaiola –  ma seguendo le esigenze concrete dell’amore e della misericordia secondo l’esempio di Gesù che «passò beneficando e risanando». Il nostro Santuario – ha ricordato – è legato alla leggenda dell’eremita, il quale accoglieva senza distinzione di fede, chiunque si recasse lì a pregare o trovare riparo. Rimane un insegnamento attualissimo nel segno del dialogo e di una accoglienza disinteressata”.

Ha evidenziato successivamente il vuolo di Lampedusa nel cuore del Mediterraneo: “essere “grembo accogliente”, come quello di Maria che pur «turbata» si fa luogo sicuro; chiunque abbia fatto l’esperienza della gestazione – ha detto – sa che nel grembo si genera una vita che non si trattiene, che «viene data alla luce», perché e continui progressivamente il suo cammino, si distacchi da noi.

In un mondo, questo che stiamo vivendo, oscurato da tante tragedie e intessuto di «parole di pace da chi nel cuore ha la guerra» giunge la voce del profeta, sentiamole nostre, sentitele vostre: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno i popoli alla tua luce …».

Carmelo Petrone (da www.lamicodelpopolo.it)