La reliquia del Beato Livatino nel paese materno (Campobello di Licata)

Anche a Campobello di Licata ha fatto tappa la reliquia del Beato Rosario Livatino.  Sono stati giorni, dall’11 al 14 novembre 2021, di particolare e intense emozioni e di svariate iniziative che hanno permesso alla Comunità ecclesiale e civile di lasciarsi interpellare da “quella camicia intrisa di sangue, in giro per le nostre strade”, come ha più volte sottolineato mons. Alessandro Damiano che ha presieduto la celebrazione eucaristica del secondo giorno. Nonostante il maltempo, tutta la Comunità si è ritrovata giovedì sera in Chiesa Madre ad accogliere solennemente un grande dono: il giudice Livatino, sebbene in modo diverso, è “tornato” a Campobello, città delle sue origini, dove è nata e vissuta fino al matrimonio la madre Rosalia. Questa, si recava spesso col figlio Rosario, a trovare Donna Marietta, nonna del Beato, nei pressi della Chiesa Madre, nell’abitazione di loro proprietà.

Sono state molto significative le parole di saluto e di accoglienza del parroco-moderatore dell’Unità Pastorale “Maria, Madre della Chiesa”, don Davide Burgio: «Il nostro cuore davanti a questa camicia è ricco di sentimenti contrastanti; qualcuno (tanti purtroppo) ci ha detto che è solamente una camicia appartenuta “ad uno dei tanti”, ma per noi cristiani, figli della “Domenica di Pasqua” questa camicia è la “pietra rotolata”. Essa ci racconta l’inizio là dove logiche umane perverse volevano scrivere la parola fine; essa ci apre una strada lì dove qualcuno voleva aprire una voragine».

Anche il sindaco Giovanni Picone, che è intervenuto durante il momento di accoglienza, ha voluto ricordare a tutti che «la figura di Rosario è di grande rilievo non solo dal punto di vista religioso e devozionale ma anche come esempio di coraggio civile, di dedizione alla propria professione e spirito di servizio. La strada è già stata tracciata da uomini come lui – prosegue – ma anche noi abbiamo il sacrosanto dovere di fare la nostra parte e decidere da che parte stare». Profonde e toccanti sono state le esperienze vissute con gli alunni delle scuole presenti a Campobello, dalla scuola primaria alla secondaria di secondo grado: hanno partecipato significativamente ai momenti loro dedicati, esponendo dei lavori realizzati a scuola grazie al valido aiuto dei docenti e supportati dalle famiglie, e partecipando all’interessantissimo Convegno dal tema “Il Sacrificio dei giusti e il sangue dei martiri” che si è svolto presso il Centro Polivalente con tre relatori eccezionali, don Giuseppe Cumbo vicario generale della nostra diocesi, e gli avvocati Gaziano e Turco amici e colleghi del beato Livatino, che rispettivamente hanno messo in risalto le eccellenti doti religiose, spirituali, umane e professionali del giudice.

Tanto calore e tante espressioni di affetto e commozione sono state manifestate in vario modo, anche sui social, da vari fedeli: “Sono stati momenti molto forti di grazia attraverso la preghiera e la riflessione. Grazie alla nostra diocesi e ai nostri parroci”- scrive Maria Grazia; “Davanti a quella camicia insanguinata un forte brivido mi ha fatto vibrare intimamente, lasciando il mio animo sgomento e turbato – scrive Caterina. Eppure il mio pensiero poco si è soffermato sul sacrificio di Rosario… Il mio pensiero ed il mio cuore, invece, sono subito volati verso colei che quella fede gli aveva inculcato quando era ancora bambino, alla sua mamma, che in seguito, singhiozzando, piegò con estrema cura e conservò gelosamente, come una reliquia, quella camicia intrisa del sangue del suo unico figlio. Ho sentito tutto lo strazio, e ho visto in lei, chiusa nel suo immenso dolore e trafitta da una pena indicibile, l’Addolorata che offre al Padre, per il bene dell’umanità deviata, il Figlio tanto amato. Sono entrata in profonda empatia con Rosalia Livatino e… ho pregato per lei”.

Sr. Eufrasia delle suore di don Morinello scrive così: “Quando ho sentito che la Comunità di Campobello riceveva il dono della presenza della reliquia del beato mi sono chiesta: quali grazie il Signore vuole dare a questa Comunità? Quali benedizioni? Guardando la reliquia ho presentato a lui i bambini, i ragazzi, le giovani coppie, le famiglie in difficoltà, i poveri, i nostri parroci, le religiose…affinchè come Rosario anche noi iniziamo a vivere appieno il nostro Battesimo nella quotidianità delle nostre giornate.

“Quanto avvenuto nel nostro piccolo paese lascerà nella nostra comunità un segno profondo…(Giovanna); “Che il sacrificio di questo martire non resti invano ma scuota le nostre coscienze per un futuro libero da qualsiasi forma di violenza e di soprusi” (Angelita); “Emozione immensa sostare dinanzi alla reliquia del giudice beato: connubio di retta professionalità e credibilità di fede, è un monito oggi ancora più forte in una società omertosa e corrotta” (Maria Antonietta).

La reliquia ha fatto sosta in tutte le parrocchie del paese per poter toccare anche le zone periferiche e sentirsi avvolte in un unico abbraccio, culminando in una veglia di preghiera cittadina per ricordare le vittime di mafia. Ogni comunità, con la collaborazione dei vari operatori pastorali, si è adoperata perché questi giorni di grazia fossero vissuti intensamente e poter restare come un passaggio indelebile nella storia dell’uomo di oggi. 

Don Calogero Putrone, parroco in solidum dell’Unità Pastorale, concludendo la Peregrinatio, nell’omelia della XXXIII domenica del Tempo Ordinario, ha invitato con franchezza a “non avere paura ma a mantenersi saldi nella speranza con la forza dell’amore, quello stesso amore che ha spinto il nostro beato Rosario: Lui non si è fatto vincere dalla paura ma ha vinto la paura con l’amore, l’amore per questa nostra terra che voleva vedere libera e bella, donandosi per questo”.

Piera Accascio

(dal settimanale diocesano “L’Amico del Popolo”)