Cultura e Comunicazione Arcidiocesi

Inaugurato il “Parco Livatino”, sul luogo del martirio

L’esecuzione dell’Inno nazionale da inizio alla manifestazione(foto Cicala)

«È un’opera morale formidabile quella che sta accadendo su questo luogo». Sono parole di mons. Alessandro Damiano, pronunciate, venerdì 17 maggio 2024, davanti la Stele commemorativa del Giudice Rosario Livatino, in contrada Gasena, in occasione della inaugurazione del “Parco Livatino”, in memoria di tutte le vittime di mafia. L’iniziativa è a cura della Sezione Co.N.Al.Pa. di Agrigento (Coordinamento Nazionale per gli Alberi e il Paesaggio). In poco più di otto mesi i soci e volontari dell’Associazione hanno effettuato gran parte dei lavori previsti nel progetto approvato dalla Direzione Regionale A.N.A.S. e contenuto nel disciplinare del 13/01/2023 con cui è stata concessa un’area di circa 4.500 metri quadri. È il luogo del suo martirio, la scarpata sulla ex SS640, dove invano tentò di fuggire. Ora, bonificata, è piena del verde in cui, grazie all’impegno, il lavoro, le donazioni di tanti che hanno aderito alla proposta, sono stati piantati circa 800 arbusti. Il progetto ha previsto la bonifica dell’area, la realizzazione di un percorso che raggiunge un grande masso, il luogo dove Livatino venne raggiunto e ucciso dai mafiosi, un impianto di illuminazione alimentato da pannelli fotovoltaici, anche per il funzionamento di un sistema di videosorveglianza. Alla inaugurazione erano presenti le autorità civili e militari: il Comandante Militare dell’Esercito in Sicilia, rappresentato dal Tenente Colonnello Sergio Franco, l’ing. Rinoldo Davide, in rappresentanza del Comandante dei VV.FF., l’Associazione Nazionale Carabinieri, i presidenti Regionale e Provinciale dell’U.N.I.M.R.I. (Unione Nazionale Insigniti Ordine Al Merito Della Repubblica Italiana) Franco Messina e Maria Volpe, il presidente regionale antiracket dott. Eugenio Di Francesco, e tanti altri ancora…

La manifestazione ha avuto inizio con l’esecuzione dell’Inno “Fratelli d’Italia” da parte degli studenti della Banda musicale del Liceo Classico e Musicale Empedocle diretta dal maestro Carmelo Farruggia, disposti attorno alla Stele (qui).

Dopo il saluto del presidente dell’Associazione Cav. Mimmo Bruno (qui), ex commissario del Corpo forestale e collaboratore di Livatino per le inchieste in tema di reati ambientali, ha preso la parola il segretario Alfonso Scanio, che ha illustrato ai presenti il lavoro fatto e ringraziato quanti hanno contribuito alla realizzazione del parco (qui)“Abbiamo superato grandi ostacoli – ha detto –  ma abbiamo anche avuto il dono di aiuti, fondamentali, per la riuscita di questo progetto che, ha precisato,  non è ancora completo ma che oggi merita di essere festeggiato per consegnare ai giovani e a ognuno di noi l’idea che è possibile attraverso il sacrificio realizzare qualunque cosa anche se ostacoli si frapporranno tra noi e il nostro progetto… Oggi – ha proseguito –  ci auguriamo che il Parco Livatino diventi meta di speranza, un luogo-casa, un luogo-famiglia, un luogo-scuola per tutti coloro che vorranno collegare la Terra al Cielo.

Successivamente hanno preso la parola l’Arcivescovo Alessandro Damiano (qui): «In questo luogo – ha detto – sono stati piantati dei semi che daranno dei frutti. Il seme dato dal sangue del beato Rosario non fa germogliare questi fiori, però  può far germogliare opere di legalità e giustizia nelle nostre coscienze che a volte sono sonnacchiose e hanno bisogno di essere innaffiate. Il sangue dei martiri, come il beato Rosario, genera nuovi cristiani, uomini e donne di buona volontà che fanno della legalità e della ricerca della giustizia motivo del loro saper stare al mondo riconoscendosi davvero tutti fratelli e sorelle».          A seguire anche i saluti del sindaco Francesco Miccichè (qui) e, in rappresentanza della Camera di Commercio, Salvatore Pezzino (qui). Il prof. Gaetano Augello, docente di Rosario Livatino al Liceo Classico “Ugo Foscolo” di Canicattì, ha portato la sua testimonianza dell’alunno Livatino (qui). Successivamente, gli alunni della banda del Liceo Classico e musicale Empedocle, hanno eseguito il brano “Aria” di Bach (qui).

mons. Alessandro Damiano (ph.Petrone)

I successivi interventi hanno visto protagonisti il Questore, Tommaso Palumbo (qui)   che ha auspicato di tenere viva la memoria del Giudice Livatino con l’esempio e con l’essere, come il Beato, credibili nella nostra vita all’insegna della legalità. Ha preso poi la parola l’Ing. Raffaele Celia, Dirigente responsabile della Struttura Regionale A.N.A.S. della Sicilia il quale ha espresso parole di apprezzamento per il lavoro fatto dalla Sezione Co.N.Al.Pa. ed ha auspicato future collaborazioni con l’Associazione ma ha sottolineato come l’Ufficio stampa di A.N.A.S. avesse pubblicizzato l’inaugurazione del Parco sul proprio sito istituzionale per creare coinvolgimento da parte di altre sedi in iniziative analoghe (qui). E’ seguita l’interpretazione del brano “C’è na cammisa” musica di Ceo Toscano, parole di padre Giovanni Mangiapane (qui). Al violoncello il maestro Mauro Cottone. Alla voce Eleonora Tabbì che ha fatto emozionare tutti i presenti.

Subito dopo gli agenti di P.S. in pensione Mario Scaravino e Corrado Burgaretta, i primi ad accorrere sul luogo dell’agguato e ad individuare il corpo di Rosario Livatino (ascolta la loro testimonianza), hanno ricevuto dal Vicario della Prefettura dott. Massimo Signorelli, che ha chiamato accanto a sé il Questore ed il Comandante dei Carabinieri Colonnello De Tullio, una piastrella in ceramica con il logo del Parco. L’intervento della Banda del Liceo Empedocle ha concluso con l’esibizione di” La Vita è Bella” di Nicola Piovani. (qui)

Subito dopo i presenti, preceduti dalla reliquia, con la camicia intrisa di sangue versato proprio in quella scarpata, si sono recati nei pressi del masso bianco, luogo del martirio, dove è stato trovato il corpo di Rosario che grazie ai lavori eseguiti adesso è accessibile (qui).

La reliquia viene portata sul luogo del martirio del Giudice (foto Petrone)
La reliquia nei pressi del luogo del martirio del Giudice (ph. Cicala)

È stato questo, a mio avviso, il momento più suggestivo della inaugurazione, per la portata storica e la forte valenza spirituale per il riferimento alla memoria dei martiri cristiani sui cui luoghi, nei primi secoli, sorgevano le basiliche e le chiese mete di pellegrinaggio; ma nel caso della testimonianza di fede di Rosario, in fondo a quella scarpata, sono risuonate in me le parole di Gesù alla Samaritana: “È giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità» e albergavano, nel mio cuore, sentimenti di commozione e gratitudine perché, a distanza di quasi 34 anni, dal 21 settembre 1990, giorno del martirio del Giudice, la reliquia con la camicia, insanguinata e forata dai proiettili sparati dai killer, indossata il giorno dell’uccisione, è tornata nella scarpata di contrada Gasena, ma soprattutto perché la prima volta ci siamo potuti recare in pellegrinaggio sul luogo del martirio e pregare insieme su un posto di morte che è diventato luogo di vita, bellezza e memoria di un testimone credibile del Vangelo fino alla morte eroica. Guardando quel masso bianco – dietro cui il Giudice, probabilmente, sperava di trovare riparo dai killer durante la disperata corsa, tra l’erba e i sassi del pendio – mi sono riaffiorate alla memoria anche le parole di mons. Ferraro: “Gli assassini – disse il giorno dei funerali – senza saperlo, anziché spegnere quella luce, hanno acceso un’enorme fiaccola” e, in cuor mio ho elevato al Padre una preghiera: possano, la sua testimonianza di vita e il suo sangue martiriale versato, essere, secondo l’espressione di Tertulliano “seme” di cambiamento e rinascita che alimentano la nostra storia, rendendola storia di salvezza.

FotoGallery della inaugurazione (immagini di Eduardo Cicala e Carmelo Petrone)

 

Carmelo Petrone (fonte "L'Amico del Popolo" (n.18/2024)