Celebrata la “Messa dei Popoli”

La liturgia, come è noto, è un insieme di segni e di simboli che rimandano ad una realtà presente e insieme trascendente: l’evento di salvezza realizzato nel sacrificio della morte e resurrezione di Gesù, Figlio del Padre. Ai segni propriamente liturgici, la Messa dei Popoli, celebrata domenica 6 marzo nel quadro delle iniziative in onore della festa patronale di S. Giuseppe, ne ha aggiunto un altro: la presenza di persone di diverse provenienze che, attraverso letture, preghiere, canti nelle rispettive lingue, hanno manifestato la ricchezza molteplice della Chiesa cattolica universale, presente nella Chiesa particolare di Agrigento.
Così la chiesa S. Domenico si è colorata di volti diversi, ha risuonato di preghiere e canti che hanno attualizzato la presenza di Paesi e continenti geograficamente lontani eppure così vicini grazie alle persone approdate in terra agrigentina per i più svariati motivi, non ultimo l’immigrazione. Durante la celebrazione, presieduta da don Sebastien Kenda, membro dell’equipe Migrantes, dal parroco don Enzo Sazio ed animata dal coro parrocchiale, sono stati presentati alcuni segni: acqua del Mediterraneo, mare di Sicilia, da sempre strada di popoli e di civiltà; un ramo di mandorlo in fiore, simbolo cittadino ma soprattutto richiamo biblico (cfr. Ger. 1,11) alla vigilanza nei tempi di crisi, per scorgervi la promessa di Dio che infallibilmente si compie; un grande pane, simbolo di eucaristico di comunione e condivisione. E alla fine tanti bambini, segno di un futuro colorato oggi già presente.

M.G.