La Reliquia del Beato a Montevago

Dopo le tappe di Lecce e Ragusa, la Reliquia del Beato Rosario Livatino ha ripreso la Peregrinatio per le Comunità dell’Arcidiocesi di Agrigento. Dal 17 al 19 maggio 2022(vedi programma) è stata la comunità di Montevango ad accogliere la reliquia del Beato. Abbiamo chiesto ad Antonina Monteleone, montevaghese, di offrirci un resoconto della tappa.

“Grande grazia per i figli di questa città”. Vorrei cogliere il senso di questo pellegrinaggio ed al contempo il messaggio che è stato recepito da noi montevaghesi: dall’osservatore meno attento, ai giovani, agli sposi, alle famiglie. Splendido il messaggio di: “un uomo e/o ragazzino che scegliendo il “suo Posto” di magistrato cristiano ha dato la vita diventando portatore di vita!” È importante che la Reliquia giri per la nostra Diocesi ed oltre, perché quando arriva in una città tutti i cittadini sono stimolati, anche l’osservatore non necessariamente attento, a sentir parlare di lui. È chiaro che la mafia non si sconfigge solo sul fronte repressivo ma anche sul piano culturale, ma vi è di più, la reliquia porta anche il suo messaggio evangelico, dello stare al proprio posto nella vita facendo la sua parte (come ha fatto il beato, scegliendo di svolgere il suo lavoro di giudicante, nel settore penale della giustizia, in Sicilia! Sarebbe stato più facile scegliere il settore civile e magari trasferirsi al Nord, per esercitare la sua professione, così non rischiava la sua vita, ma lui, consapevole che avrebbe potuto essere ucciso ha preferito continuare per la strada intrapresa, consapevole che anche dopo di lui altri avrebbero continuato la strada intrapresa, il suo messaggio non sarebbe morto con lui). Nondimeno la fede credibile e non ostentata di Rosario Livatino, non lo ha portato a chiedersi: chi me lo fa fare; o chi mi ci porta; ma lo ha portato ad amministrare la giustizia con lealtà, ed è stato esempio di come l’obbedienza alla Chiesa possa coniugarsi con l’obbedienza allo Stato, in particolare con il ministero delicato ed importante di far rispettare ed applicare le leggi.

La visita alla reliquia nella Chiesa madre

Importante è stato portare, accompagnati dalle insegnanti, le ragazze e i ragazzi delle scuole, che già ne conoscevano la vita, per avere partecipato a dei progetti di legalità ed avere visto il film “il giudice ragazzino”, a visitare la reliquia in Chiesa Madre…La vista ha suscitato nei ragazzi delle riflessioni su qualcuno che ha vissuto una vita degna di essere vissuta: Daria  “..vedendo questa camicia mi ha ricordato la morte, e l’ho associata alla morte di mia nonna, sono andati tutti e due via, a Lei la ricordo io, ma Lui viene ricordato solo quando gira? …. è un messaggio?”; Alice  “…è strano guardare questa reliquia, guardandola rivedo il momento in cui è stato ucciso, sono triste e turbata”; Luca  “…a me …una persona che è stata uccisa facendo il proprio dovere da persone a cui dava fastidio perché questi facevano delle cose illegali mafiose cioè e lui poteva rovinare i loro piani perché li avrebbe condannati… non dovrebbe accadere ” ; – Anna  “ …lui è stato ucciso perché era solo non aveva la scorta, non la voleva, no perché si sentiva Dio ma perché non voleva che altre persone fossero uccise, è giusto questo – Francesco    “… ho tanta tristezza nel guardare la reliquia ed anche rabbia per i mafiosi che lo hanno ucciso”; Michele  “… mi è indifferente ne hanno uccisi tanti..”; a questa osservazione è seguito una disapprovazione di tutti i ragazzi presenti “ cosa dici …la mafia uccide come anche il silenzio e l’indifferenza, noi giovani dobbiamo conoscere queste persone: Rosario Livatino, Peppino Impastato, Falcone e Borsellino perché si continui a parlare di mafia, di libertà e di Gesù! ”. 

Credo che dei ragazzini di 11-13 anni che possano ancora sentire lo stimolo di parlare di Livatino e farne esempio di vita, allora il suo sacrificio non è stato vano ed il suo messaggio arriva e arriverà alle generazioni future, che seguendo l’esempio del beato trovino le risposte nella loro vita di fede, che può illuminare la loro esistenza quotidiana, nelle difficoltà e nelle prove. Quando arriverà il periodo della contestazione e dell’abbandono della vita di fede e della pratica religiosa, possano sempre sentire quella inquietudine interiore che li porterà a guardare indietro, e a riscoprire quei valori della vita che solo Dio sa dare. Con i «colori della fede», chiamiamoli così, noi diamo sapore alla nostra vita. Lo abbiamo sperimentato in molti, lo ha sperimentato il Beato Livatino, a noi grandi il compito di farglielo conoscere, questo deve essere il nostro impegno come comunità! L’abbraccio del beato sia per tutti i montevaghesi un arcobaleno con il quale le cose della terra e quelle del cielo si congiungono per offrirci la possibilità di una vita serena e ricca di senso.

(dal settimanale diocesano L’Amico del Popolo)