Dal 27 maggio l’arcivescovo Francesco in Visita Pastorale a Sant’Angelo Muxaro

Dopo Santa Elisabetta e Realmonte, dal 27 maggio l’arcivescovo Francesco si recherà in visita pastorale a Sant’Angelo Muxaro. Saranno tre giorni ricchi ed intesi in cui l’arcivescovo parteciperà alla festa della Comunità che darà l’avvio alla visita, incontrerà le autorità civili e militari, si confronterà con la comunità ecclesiale ed amministrarà il sacramento della Confermazione. Ma come si sta preparando il paese alla visita dell’arcivescovo?

«La visita – ci racconta don Giuseppe Pace (nella foto), parroco della Chiesa Madre – ci offre l’opportunità di raccontare la vita della nostra parrocchia tutt’uno con la cittadina di Sant’Angelo Muxaro, scrigno di storia! Una piccola comunità collocata sul monte dove storia e leggenda s’intrecciano. La storia ci racconta che gli Albanesi per sfuggire alla persecuzione Turca trovarono rifugio in Sicilia. A Sant’Angelo Muxaro s’insediò una comunità che portò i propri riti e costumi che venne chiamata S. Angelus Graecorum Albanorum. In Chiesa si conserva un busto ligneo della Madonna dell’Odigitria. Chi entra per la prima volta in chiesa ne rimane incantato. Gli occhi e le mani dell’immagine di Maria catturano l’attenzione: gli occhi immersi nel mistero di Dio, le mani che indicano la via del cielo. Qui trovò riparo il carmelitano S. Angelo di Gerusalemme, qui si posarono i suoi piedi. La terra di Santangelo è terra benedetta!

La visita pastorale _ prosegue don Pace – ci offre l’opportunità di riscoprire le nostre radici sante e rinnovare il dono che abbiamo ricevuto. Con i fedeli abbiamo fatto un buon cammino: di ascolto e preghiera; di catechesi capillare nelle famiglie; nei centri d’ascolto, dove abbiamo riflettuto sulla lettera pastorale dell’arcivescovo: “Verso l’altra riva”. Infine una missione cittadina animata dalle suore francescane sta animando tutti gli ambiti della vita del paese. Cosa troverà l’arcivescovo a Sant’Angelo? Condividiamo le gioie e i dolori, tipici dell’epoca contemporanea e legate a tanti fattori: calo delle nascite; mancanza di lavoro; numero degli anziani in aumento; giovani che emigrano. E poi la situazione nebulosa della pastorale e infine penso alla secolarizzazione che tende a inaridire il cuore.

Credo anche che non possiamo farci togliere la gioia della fede e della speranza. La visita è anche questo: una forte esperienza di comunione e di discernimento, l’incontro con il pastore che cammina con il suo gregge e ne condivide le difficoltà. È poterci dire tutto con il desiderio di crescere nella conoscenza del Signore e di poterlo annunciare perché l’uomo possa trovare quelle risposte che aiutano a vivere. Aspettiamo – conclude padre Pace –  l’Arcivescovo quasi come si vive il tempo da dell’Avvento, e cioè carichi di gioia e di speranza. Abbiamo un vivo desiderio di incontrarlo, perché, parafrasando S. Paolo in Rom 1,8-5, possiamo “scambiarci qualche dono spirituale e rinfrancarci a vicenda”.