Aragona, l’Arcivescovo tiene gli esercizi spirituali

Grande giubilo nella comunità dell’unità pastorale “Mater Ecclesiae” di Aragona; dopo la ricca e corroborante esperienza della missione francescana, si intensificano i momenti di crescita con la predicazione degli esercizi spirituali da parte del nostro Arcivescovo. Massiccia la partecipazione di fedeli, che hanno gremito la Chiesa Madonna del Rosario per tutte le tre sere, dimostrando un grande desiderio di nutrirsi della Parola. Il filo conduttore degli incontri è stata la Misericordia che fa da collante all’intero anno liturgico e alle iniziative pastorali programmate dal parroco, don Giuseppe Veneziano, insieme al Consiglio Pastorale Parrocchiale, alla luce delle linee guida del Santo Padre in questo Giubileo straordinario. Risvegliato il suo spirito missionario, la comunità, in questi tre giorni, con la guida di dell’arcivescovo, ha soffermato l’attenzione su tre figure del Nuovo Testamento: Zaccheo, il buon Samaritano e il Padre misericordioso.

La prima sera la riflessione è stata incentrata sulla persona, alquanto complessa e misteriosa, di Zaccheo. Un brano evangelico molto conosciuto e tante volte letto o ascoltato da quanti hanno frequentato il catechismo, ma spesso considerato nella sua sola superficialità; pertanto, don Franco, invita tutti ad eseguire un vero e proprio esercizio: sostituire il proprio nome con quello di Gesù e poi con quello di Zaccheo, cercando di identificarsi, attraverso un accurato esame di coscienza, con uno dei due. Il più delle volte, purtroppo, appariamo più vicini alla condizione di Zaccheo, anche se non tutti mostriamo il coraggio di osare un autentico incontro con il Signore, cambiando totalmente la nostra vita per seguirlo. Ciò che ci accomuna a questo peccatore, dice l’Arcivescovo, è proprio la piccolezza della statura, da non intendere in senso prettamente fisico, ma spirituale; noi, spesso, siamo impossibilitati a riconoscere Gesù nei fratelli, perché soffocati dalla folla del nostro comodo egoismo che quasi ci travolge e che ci tiene lontani dal Maestro. È necessario compiere un vivificante salto di qualità, in modo che senza alcuna presunzione nel brano potremo sostituire il nostro nome a quello di Gesù.

La seconda sera è protagonista dell’incontro il buon Samaritano, senza affatto trascurare gli altri personaggi della parabola: ognuno di essi, attraverso i loro atteggiamenti, le loro parole, le loro azioni si fa portavoce del proprio modo di vivere la vita. Soffermarsi su ciascuno dei personaggi contestualizzandoli e avvicinare ad essi tante “categorie” di persone è stato un prezioso aiuto per poter porsi delle domande importanti sul modo con il quale ciascuno sta vivendo la propria vita. Don Franco ha parlato ampiamente dei briganti che lasciano il povero malcapitato esangue: briganti sono quelli che attentano alla nostra vita spirituale; sono da definire briganti coloro che feriscono gli animi con invettive e con azioni perfide e ripicche; briganti possiamo essere anche noi quando, senza neppure rendercene conto diventiamo strumenti di offesa e di sofferenza per gli altri. Sopraggiungono poi il levita e il sacerdote i cui occhi, spiega don Franco, non sono sintonizzati con il cuore e per tale motivo passano oltre con agghiacciante indifferenza; il Samaritano invece è un vero modello di vita, un esempio di amore illimitato senza interessi egoistici, è un uomo come tanti altri che, a differenza dei primi due, guarda tutti con gli occhi dell’amore. Conseguenza immediata di questo stile di vita è la vicinanza al prossimo, chiunque esso sia, preoccuparsi per lui, interessarsi di lui e cercare di migliorare la condizione di lui. Ed ancora una volta il Vescovo invita a guardare con gli occhi del cuore i tanti immigrati che vengono nel nostro paese con la speranza di vivere più dignitosamente e soprattutto, a non limitarci a provare compassione ma a spenderci per il loro bene.

Ultimo di questa serie di personaggi è il Padre misericordioso. È l’esempio più alto della Misericordia di Dio: un padre ricco di amore che aspetta silenzioso il ritorno del figlio perduto, che lo accoglie gioiosamente al suo ritorno senza rimproverargli gli errori del passato; un padre che non si stanca mai di perdonare e che ci invita a perdonare a nostra volta senza limitazione alcuna. Gesù non poteva regalarci un immagine più bella e più realistica del Padre; e dal momento che Lui ci ha creati a Sua immagine, anche noi siamo chiamati ad amare e ad essere pieni di misericordia con i fratelli, proprio come il Padre. Don Franco a tal proposito augura a tutti di vivere la Pasqua proprio in quest’ottica: contemplando il volto del Padre misericordioso, aiutati e sostenuti da Gesù, invita ciascuno a fare il salto di qualità come Zaccheo per poter guardare gli altri con lo sguardo del cuore.

Giuseppe Seminerio