San Pellegrino

Poche le notizie storiche attendibili di tale santo. Possediamo una Passione di San Pellegrino, che risale forse ai secoli VI-VII e pertanto a molto tempo dopo la sua reale vicenda terrena. In ogni caso, essa è ricca di fatti mirabolanti poco credibili. Di certo, chi la scrisse attinse alla memoria viva del culto che i fedeli agrigentini possedevano per il santo martire, venerato peraltro insieme a San Libertino, primo vescovo della città. Una basilichetta, con due loculi sepolcrali, sita a ridosso della collina dei Templi agrigentini, conferma ancora oggi l’antico duplice culto. Quando in seguito si diffuse il culto del santo martire a Triocola (Caltabellotta), si cercò di rimodellare la sua identità e lo si fece diventare il primo vescovo dell’antica città triocolatese. I documenti agiografici che ne parlano danno però molto spazio alla fantasia (es.: il santo uccide un drago), sono molto tardivi e si svilupparono secondo una tradizione presente solo a Caltabellotta. È molto più verosimile, come denuncia il nome, che san Pellegrino – peregrinus era designato un estraneo al territorio – sia stato un cristiano, originario dell’Africa del nord, venuto ad Agrigento forse per incoraggiare la fragile comunità cristiana durante la persecuzione di Valeriano (257-259). Di essa, il santo diede un resoconto dettagliato, un frammento del quale è andato a finire nell’Encomio di San Marciano da Siracusa, databile al VII-VIII secolo. Tale resoconto dovette risultare sgradito alle autorità al tempo della persecuzione di Diocleziano (303-305) e pertanto fu condannato e martirizzato. Il calendario marmoreo di Napoli (IX sec.) riporta, alla data del 30 gennaio, la depositio Sancti Peregrini[1]

[1] D. Mallardo, Il calendario marmoreo di Napoli, Roma 1947, 2.

San Potamione