Santo Stefano Quisquina ricorda mons.Abella nel 50° dalla morte

Domenica 1° luglio, a Santo Stefano Quisquina, si è tenuta la commemorazione nel 50° anniversario della morte, di mons. Luigi Abella, già arciprete di Santo Stefano per 36 anni, dal 13 Marzo 1932 fino alla sua scomparsa. Era nato a Cianciana, il 18 Marzo del 1894, nono figlio di Francesco Abella e Carmela Roccaforte, genitori severi nell’educazione, ma amabili e profondamente cristiani, da cui apprende l’esercizio della carità verso i più poveri: rimarrà tratto saliente del suo operato. Ad Agrigento, vive serenamente e con grande slancio, gli anni del seminario. Ordinato sacerdote, quasi trentenne, l’8 luglio 1923 per imposizione delle mani dell’allora Vescovo di Agrigento, Mons. Bartolomeo Lagumina, dopo qualche anno arriva a Santo Stefano Quisquina. Compito arduo sintetizzare in poche righe la vastità e la portata delle sue iniziative in un contesto sociale segnato da forti disparità economiche tra i vari ceti, dall’ondata migratoria di fine secolo XIX, da una certa infiltrazione del fenomeno mafioso, dall’analfabetismo, da fermenti anticlericali che cercavano di minare la profonda religiosità del piccolo centro montano. Mons. Abella, da subito, si rimboccò le maniche per essere presente a tutti in tutto. In breve si dedicò alla ristrutturazione della Chiesa Madre e dei locali annessi, divenne il punto di riferimento dei giovani con l’organizzazione delle attività sportive e con l’istituzione della filodrammatica, fu promotore della nascita di numerose organizzazioni cattoliche, incessante predicatore, innamorato del SS. Sacramento il cui altare, all’interno della Madrice, volle sempre riccamente ornato per attirare l’attenzione dei fedeli. Tridui, novene e feste ebbero, con lui, nuovo impulso fino ad arrivare al Congresso Eucaristico del 1938. Ad arricchimento e ausilio della parrocchia, fondò una nuova Congregazione religiosa, quella delle Suore Assuntine, il cui carisma particolare si esprime nel servizio alla parrocchia delle varie comunità in cui, tuttora, operano, in diversi paesi. La solenne concelebrazione del 1° luglio scorso nella Chiesa Madre di Santo Stefano, presieduta da mons. Ignazio Zambito, Vescovo emerito di Patti, presenti l’arciprete mons. Antonino Massaro, il vicario foraneo don Giuseppe Carbone e l’Arciprete di Cianciana padre Gioacchino Zagarrì, si è inserita nel quadro delle iniziative promosse in ricordo della figura di questo grande sacerdote. Come afferma l’Arciprete mons. Massaro: “Le Suore Assuntine, la Parrocchia S. Nicolò di Bari e l’intera S. Stefano Quisquina non hanno voluto che passasse sotto silenzio il compiersi del cinquantesimo anno da quando, giusto il 1° luglio 1968, l’Arciprete Mons. Luigi Abella chiudeva la sua giornata terrena”. Il Vescovo mons. Ignazio Zambito, nella sua omelia, lo ha ricordato “ uomo di fede, di carità, di povertà, di umiltà”, perfetta incarnazione del messaggio evangelico. Dopo la Messa, alla presenza delle autorità civili, ha avuto luogo la dedicazione a Mons. Abella della sala parrocchiale da lui stesso voluta come centro di aggregazione per le varie attività pastorali, ricreative e culturali, veste che ha mantenuto finora a vantaggio dell’intera comunità e cittadinanza. La “svelatio” della lapide ad opera del sindaco Francesco Cacciatore ha suggellato il legame, ancora vivo e forte, degli Stefanesi con mons. Abella, considerato, nella citazione di Padre Massaro, come “ un maestro, un padre, una presenza da non dimenticare”.

Sabato,7 luglio, invece, presso la sala parrocchiale di nuova intitolazione, si è svolta la presentazione del libro “ Mons. Luigi Abella Arciprete di S. Stefano Quisquina” elaborato da Mons. Ignazio Zambito. Al tavolo dei relatori l’Autore, l’arciprete don Antonino Massaro, don Angelo Chillura, arciprete di Aragona, suor Agnese Cacciatore, Superiora Generale della Congregazione delle Suore Assuntine, il dott. Carmelo Di Lio e il Sindaco di Santo Stefano Quisquina Francesco Cacciatore. Moderatore dell’incontro Giacomo Ferraro; hanno impreziosito la serata i rappresentanti dei giovani della parrocchia Ilenia Leto Barone e Alessandro Mistretta, con la lettura di brani tratti dal libro che don Angelo Chillura ha definito “edificante perché testimonianza di una persona che ha fatto la storia di Santo Stefano”; all’autore va il merito “di avere tolto dall’ombra dell’oblio la figura del grande sacerdote e di averlo consegnato alla storia”. Sulla preziosità del volume in tal senso, ha precedentemente posto l’accento il dott. Di Lio, con esplicito riferimento a Cicerone: “La memoria è custode di tutte le cose”; in effetti, nella volontà dell’autore, il libro nasce per desiderio di “alimentare la memoria, incentivare la gratitudine, favorire nella Chiesa la crescita del bene”. Il Sindaco, nel suo intervento, h definito mons. Abella “gigantesco sacerdote”, prolifico nelle opere, modello esemplare cui fare riferimento costante nel bisogno incessante, oggi più di ieri, di realtà parrocchiali sempre più coinvolte e incisive nell’azione educativa delle nuove generazioni. Aveva aperto il convegno suor Agnese con il suo accorato ricordo del Padre Fondatore, uomo retto, povero per scelta, modello di santità da imitare. A chiusura del convegno, mons. Zambito ha riportato aneddoti preziosi e divertenti di vita quotidiana di mons. Abella, prete a tratti severo, a tratti salace, fattosi stefanese tra gli stefanesi e che, tra la sua gente, ha testimoniato, con la predicazione, l’operosità e una straordinaria empatia, la forza evangelica della carità e dell’amore fraterno. Il suo dono più grande alla comunità stefanese si è espresso nell’avere avviato le ricerche che hanno successivamente portato alla scoperta, alla conoscenza e alla canonizzazione di San Giacinto Giordano Ansalone, morto martire in Giappone, testimone audace e indomito della fede in Cristo, “figlio e vanto di Santo Stefano Quisquina”.

Rosella Spicola