Progetto Formativo Unitario: concluso il secondo modulo

Tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio, secondo il calendario diocesano, si sono tenuti nelle cinque zone dell’Arcidiocesi gli incontri per il secondo modulo del Progetto Formativo Unitario, a cui hanno partecipato circa seicento operatori pastorali.

Scopo del Progetto, in generale, è preparare e accompagnare le scelte che la Chiesa Agrigentina, con il coinvolgimento capillare di tutte le sue componenti, deve compiere entro la fine dell’anno e del biennio, configurando un modello di Chiesa condiviso, da attuare attraverso la programmazione pastorale dei prossimi anni. Di fronte alle esigenze della “nuova evangelizzazione”, in un contesto socio-culturale in continuo cambiamento, si rende infatti sempre più necessario un serio ripensamento delle strutture e delle figure ecclesiali, nonché delle prassi pastorali tradizionali.

Il secondo modulo del PFU, in particolare, ha assunto tre obiettivi specifici: verificare se l’azione pastorale consuetudinaria sia ancora efficace nei nuovi contesti della vita contemporanea; cogliere la sfida del passaggio dalla prospettiva della “cura delle anime” a quella del “generare alla fede” e “accompagnare nella crescita della fede”; capire quali prospettive aprano al rinnovamento dell’identità e della vita delle parrocchie la riscoperta e l’attivazione di percorsi improntati al catecumenato. Tutto questo è stato sintetizzato nel titolo stesso del modulo – “Il nuovo volto delle comunità ecclesiali: percorsi di iniziazione e risveglio della fede” – e si è posto in continuità con il modulo precedente, incentrato sulla presenza della comunità cristiana nel territorio e sulla sfida del passaggio dalla logica della parrocchia a quella dell’unità/comunità pastorale.

Gli incontri si sono aperti con un momento di preghiera iniziale e con alcuni spunti di riflessione tratti dalla Evangelii Gaudium, che al Convegno di Firenze il Santo Padre ha riproposto all’attenzione di tutte le Chiese particolari quasi come il suo “Piano Pastorale” per la Chiesa universale. In particolare, a partire dall’introduzione dell’Esortazione Apostolica, ci siamo concentrati sui tre distinti ambiti nei quali si deve realizzare la “nuova evangelizzazione”: quello della pastorale “ordinaria”, quello della pastorale per i battezzati non praticanti e quello della pastorale per i non battezzati. Facendo eco ancora ad altri due importanti snodi della Evangelii Gaudium – il primo e il terzo capitolo – abbiamo considerato l’urgenza di una trasformazione missionaria della Chiesa e di una rinnovata capacità di annuncio del Vangelo in termini di iniziazione cristiana sul modello del catecumenato antico.

Proprio su questo argomento (“Il nuovo volto della comunità nel cammino di ispirazione catecumenale”) si è articolata la proposta formativa della seconda parte dell’incontro. Dopo aver considerato le criticità e i rischi che corrono le nostre parrocchie, sintetizzando quanto già emerso nel primo modulo, abbiamo considerato le potenzialità offerte dall’iniziazione cristiana al rinnovamento della vita parrocchiale. L’iniziazione – abbiamo ribadito, riportando un passaggio fondamentale degli Orientamenti Pastorali della CEI per il decennio in corso – non è una delle tante attività pastorali, ma è la stessa missione della Chiesa. Consiste in un “percorso per diventare cristiani”: diffuso nel tempo e non limitato da una scadenza; scandito dall’ascolto, dalla celebrazione e dalla testimonianza; vissuto come un apprendistato che orienta a una scelta di fede e come un accompagnamento che sostiene nella vita cristiana. Questo percorso è inoltre caratterizzato dalla circolarità di testimonianza e annuncio, itinerario catecumenale, sostegno permanente della fede mediante la catechesi, la vita sacramentale, la mistagogia e la testimonianza della carità. Si attua, infine, nella progressività dell’accoglienza e della decisione, della conversione e della sequela, della testimonianza e della partecipazione alla vita della comunità.

La terza e più consistente parte dell’incontro è stata riservata ai laboratori. Tutti i partecipanti sono stati suddivisi in gruppi, moderati da alcuni direttori e collaboratori dei Centri del Dipartimento Pastorale, per mettersi a confronto sul significato e sull’impegno del “passaggio da una pastorale di autoconservazione a una pastorale decisamente missionaria”. In concreto sono stati offerti tre spunti tematici: il primo sulla descrizione e valutazione della “pastorale ordinaria” delle nostre parrocchie; il secondo sulle iniziative concrete per avvicinare i battezzati non praticanti e per raggiungere i non battezzati; il terzo sul senso del ripensamento del volto della comunità in ordine all’iniziazione cristiana secondo le indicazioni della Evangelii Gaudium e delle recenti proposte del Centro per l’Evangelizzazione e la Catechesi.

Il confronto in gruppo e il ritorno in assemblea hanno descritto una Chiesa forse alquanto provata da una generalizzata crisi di identità e di impegno, ma disposta a rimettersi in gioco per dire e dare ancora il Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo. Se generalmente risulta ancora poco chiaro un progetto di ripensamento dello stile e dell’azione pastorale delle comunità a partire dai cammini di iniziazione di tipo catecumenale, resta evidente la volontà di investire passione ed energia per capire e impegnarsi di più. I prossimi sviluppi del PFU e, più in generale, il lavoro degli organismi diocesani, sarà rivolto ad accompagnare, guidare e sostenere i passi delle parrocchie verso l’auspicato e ormai improrogabile rinnovamento in questa direzione.

Giuseppe Agró