ll 5 settembre 2020 segnerà, nella storia della Chiesa agrigentina, una data da ricordare per l’ordinazione Episcopale di don Alessandro Damiano, primo Arcivescovo coadiutore di Agrigento del terzo millennio cristiano, con diritto di successione, dopo mons. Francesco Fasola, vescovo coadiutore di mons. Peruzzo (1954-60) poi vescovo di Caltagirone e Messina. Nel giorno in cui la Chiesa agrigentina ha ricordato la Dedicazione della Basilica Cattedrale, a 4 mesi e 7 giorni dall’annuncio, 30 aprile 2020, si è tenuta l’ordinazione mediante l’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione del card. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, che ha presieduto la celebrazione e i vescovi mons. Pietro Maria Fragnelli, vescovo di Trapani e mons. Giuseppe Mani arcivescovo emerito di Cagliari. A concelebrare i vescovi di Sicilia, i presbiteri delle diocesi di Agrigento e Trapani. L’assemblea, mille persone in tutto, composta, per l’emergenza sanitaria in corso, da rappresentanze delle realtà ecclesiali e civili delle due diocesi, ha trovato posto in Cattedrale aperta alla piazza don Minzoni. Tanti coloro che hanno seguito in streaming sul Canale YouTube dell’Arcidiocesi (qui il video) ; 110 i volontari che hanno supportato il comitato organizzatore per l’applicazione delle procedute che l’emergenza impone. Ad animare la liturgia il coro diocesano.
All’inizio della celebrazione ha preso la parola mons. Fragnelli (leggi il testo) che, ha detto (video): “Sono lieto di introdurre questo incontro liturgico in cui un presbitero della Diocesi di Trapani, scelto da papa Francesco, sarà ordinato Arcivescovo coadiutore di Agrigento. In questa meravigliosa Cattedrale, resa bella dalla fede operosa e dalla storia ferita di una grande Chiesa particolare risalente al primo secolo dopo Cristo, siamo più fortemente stimolati ad avvicinarci a Cristo Signore, lapis vivus, pietra viva che il mondo scarta…” Rivolgendosi, poi, a don Alessandro gli ha indicato – con le parole dello scrittore A. D’Avenia – una «terra fecondissima», “abitata da coloro che sanno di essere fragili: famiglie in difficoltà, migranti e immigrati, poveri e impoveriti, giovani senza lavoro e giovani malati senza ideali, nascituri e persone in fin di vita. Sono proprio loro, specie in questo tempo reso più cupo dal coronavirus, che
domandano pastori capaci “di soavità e di fortezza” verso tutto il popolo di Dio, pastori capaci “ora di sopportare con pazienza certi rapinatori, ora di affrontarli con la preoccupazione di salvare la carità”. È il “faticoso compito della sentinella”, quello che il Papa ti affida e ti chiede di insegnarlo ai sacerdoti e ai laici…. Ti accompagna – ha concluso – il volto dolce della Madonna di Trapani, che ti ha accolto fanciullo e ti ha seguito in tutte le tappe della tua vita. Maria, vera pellegrina di pace e di fraternità, ti porterà ad accogliere e “conservare l’unità dello Spirito” in tutta l’Arcidiocesi e nelle Chiese sorelle della Sicilia e dell’Africa, sotto lo sguardo severo e sereno di san Libertino e san Gerlando. Buon ministero: la maternità e l’amicizia di Trapani ti “conservano” con affetto!
Dopo la liturgia della Parola ha avuto inizio la liturgia dell’Ordinazione con l’invocazione dello Spirito Santo, con l’inno del Veni creator; si è tenuta poi la presentazione dell’eletto con la richiesta all’arcivescovo Montenegro, da parte del Vicario generale uscente, mons. Melchiorre Vutera, che don Alessandro venisse ordinato vescovo. “Avete il mandato del Papa?” ha chiesto il cardinale ed avendo avuto riposta affermativa ha chiesto che si desse lettura del mandato pontificio.
È stato il Cancelliere della Curia, don Giuseppe Monreale, a mostrare ai presenti la Lettera e a darne lettura (video): “A te – scrive il Papa – figlio diletto, abbiamo pensato, che con i numerosi meriti resi noti nelle tue attività svolte, ti sei mostrato provvisto di capacità e ricco di doti umane e spirituali e perciò a Noi sei apparso idoneo a svolgerne i doveri. Quindi, udito il consiglio della Congregazione dei Vescovi, con la Nostra Autorità Apostolica, ti costituiamo Arcivescovo Coadiutore di Agrigento…” Dopo la lettura del mandato, il card. Montenegro (video)ha tenuto l’omelia (leggi il testo): “In questo giorno di festa – ha esordito – ti consegno questa amata Chiesa agrigentina affinché, dopo il tempo in cui la serviremo insieme, tu continui a proteggerla sull’esempio dei santi vescovi agrigentini e di tutti i pastori che per essa si sono spesi con cura e sapiente generosità. È una comunità arricchita di tanti doni… – ha detto il card. Montenegro è una madre a cui non mancano le rughe e le ferite ma è ricca di tanto bene fatto e di altrettanto bene ricevuto… Il Cardinale ha poi presentato alcune delle “tante sfide” che “il Signore ha messo in questa porzione di territorio” e che “chiede di affrontare: i disagi a motivo della mancanza di lavoro, la criminalità organizzata con tutte le sue ramificazioni e poi la mancanza di progettualità per il futuro con interi comuni che si stanno svuotando e i giovani che ogni giorno sono costretti a lasciare questa magnifica terra. E poi – ha proseguito – le sfide del Mediterraneo: il fenomeno immigratorio, l’apertura verso il continente africano, la complessità di come coniugare accoglienza e bisogno di futuro; la povertà con tutte le sue conseguenze, dal gioco d’azzardo al rifugiarsi in quelle forme di protezione che tolgono libertà e sono causa di morte”. Commentando la Parola proclamata e facendo riferimento alla Festa della dedicazione della Basilica Cattedrale ha invitato a volgere l’attenzione al Tempio. “ lì Dio incontra il suo popolo e lì il popolo incontra il suo Dio…. Il Vescovo nella Cattedrale è chiamato a raccordare le due voci; a fare in modo che la gloria di Dio si intrecci con il grido di dolore e di lode dell’uomo e questo sia condotto e orientato verso Colui che tende la mano e apre il cuore per riempire di vita ogni figlio”. Ha poi tratteggiato la figura del Pastore commentando la prima lettera di S. Pietro: “… il pastore è il testimone che porta impressa nella propria storia la sapienza incomprensibile della Croce; ha fatto sua la pedagogia di un Dio che non salva con le belle parole ma solo facendosi carico del fallimento del suo popolo e redime amando fino all’estremo delle sue forze”. Ma ancora “è colui che pasce il gregge “non per vile interesse ma volentieri, con animo generoso, facendosi modello del gregge stesso”; è colui che come Cristo si coinvolge pienamente nelle vicende delle pecore. Le conosce, le segue, cerca per loro il pascolo nutriente e, all’arrivo di ogni minaccia, fa di tutto per difendere il gregge… A te, carissimo fratello Alessandro – ha proseguito – oggi consegniamo questa realtà. Sarai chiamato a farti “pastore” di questo gregge… di svolgere questo ministero non per forza ma volentieri, con animo grande e con progetti fedeli a quelli di Colui che ci consegna il gregge… A immagine di Cristo Pastore – ha proseguito – il Vescovo è chiamato ad accompagnare il gregge. Non gli spettano posti di privilegio ma solo tanta dedizione; dovrà sempre modulare la sua posizione in funzione del gregge. Quando necessario dovrà stare alla guida per indicare la strada e sperimentarla prima degli altri; il più delle volte dovrà collocarsi alla fine per evitare che nessuno vada perduto. Deve alternare – ha detto – i momenti di duro cammino con quelli di sosta per prendere fiato. Come Cristo, dovrà mettersi alla ricerca anche solo di una sola pecora perduta e caricarsela sulle spalle dopo aver rischiato ogni cosa per trovarla… Il Vescovo è colui che – come fa Gesù con Zaccheo – sa alzare lo sguardo… In quell’incrocio di sguardi avviene il miracolo; si sciolgono i ghiacciai del peccato e dell’imbroglio e quella persona da tutti ritenuta un ladro e un impostore fa spazio ai poveri dando loro metà dei suoi beni. Il Vescovo, ad immagine di Gesù, è chiamato a innalzare costantemente gli occhi verso il Padre, facendo in modo che in questa traiettoria afferri gli occhi di coloro che, nel frattempo si sono fermati sulla strada. Fedeli a questo insegnamento del Vangelo – ha concluso – siamo chiamati a impegnarci affinché ci sia sempre maggiore attenzione alle persone, alle loro storie, alle case in cui vivono; con l’abilità del Maestro che sa fare di un condannato a morte il primo inquilino del Paradiso…”
Al termine dell’omelia, don Alessandro ha assunto pubblicamente gli impegni della missione episcopale (video) rispondendo – stando diritto in piedi al centro del presbiterio, davanti al Presidente che lo interrogava (foto a sinistra) – per ben 8 volte “Si lo voglio”: predicare il Vangelo e custodire la fede cristiana; edificare la comunità in comunione con la Chiesa e prestare obbedienza al successore di Pietro; essere sempre accogliente verso tutti e pregare per il popolo di Dio. Accolti gli impegni, l’Arcivescovo ha concluso dicendo: “Dio che ha iniziato in te la sua opera, la porti a compimento”. Ha, poi, invitato i presenti alla preghiera “perché Dio conceda a questo nuovo eletto la ricchezza della sua grazia per il bene della Chiesa”. Quindi don Alessandro si è prostrato a terra (foto a destra) mentre l’assemblea invocava, con il canto della litania, l’intercessione dei Santi. Al termine è seguita l’imposizione delle mani e la preghiera di Ordinazione. È stato imposto il libro dei Vangeli
aperto sul capo dell’ordinando di cui deve essere servo nell’annunciare fedelmente la Parola. A significare quanto è avvenuto con l’imposizione delle mani e con la preghiera il celebrante ha unto col sacro Crisma il capo del nuovo Vescovo e gli ha consegnato il libro dei Vangeli, l’anello, la mitra e il
pastorale. L’Annello che è stato consegnato è quello che mons. Montenegro aveva ricevuto in dono da mons. Francesco Fasola, vescovo coadiutore di mons. G.B. Peruzzo che a sua volta gli venne consegnato da mons. Amoroso. La Mitra e la casula che don Alessandro Damiano ha indossato per l’ordinazione sono stati donati dal presbiterio di Trapani, mentre il pastorale e l’anello sono stati donati dal clero agrigentino.
Ricevute le “insegne episcopali “accompagnate da parole che dicono la missione del vescovo, don Alessandro – entrato a far parte del Collegio Episcopale- è stato invitato dal Vescovo Consacrante a prendere posto sul seggio a lui riservato. Successivamente l’abbraccio di pace tra il nuovo vescovo e i suoi confratelli ha manifestato l’unità del collegio episcopale, prolungamento dell’unità del collegio degli apostoli.
Al termine della Celebrazione ha preso la parola mons. Alessandro Damiano (leggi il testo) che – sollecitato dalle parole di Paolo alla comunità di Efeso, impresse sul suo motto episcopale, “Solleciti nel mantenere l’unità dello Spirito nel vincolo della pace” – si è rivolto al popolo dicendo: “con la vostra presenza spontanea e affettuosa, mi confortate nel desiderio di costruire l’unità operata dallo Spirito.” Ha poi ringraziato Papa Francesco “visibile principio e fondamento dell’unità”. Nel salutare il Cardinale e i vescovi presenti ha espresso la volontà di “piena collaborazione a favore delle Chiese della nostra Regione per la «costruzione del corpo di Cristo finché tutti giungiamo all’unità della fede e della conoscenza del figlio di Dio». Un particolare pensiero di gratitudine lo ha indirizzato ai vescovi co-ordinanti, “grazie per la paternità discreta e attenta con cui mi avete sostenuto e incoraggiato” e alla Chiesa di Trapani “che – ha detto – mi ha accompagnato dal fonte battesimale all’altare di questa Cattedrale… Rivolgendosi, poi, ai presbiteri e ai diaconi della Chiesa agrigentina ha consegnato il suo impegno a “costruire una comunione reciproca e aperta, libera e sincera. Il cammino che faremo, per un tratto ancora accompagnati dal cardinale Montenegro – ha continuato – ci spinge a lavorare perché ciascuno di noi cresca nella conoscenza reciproca e sia testimone e artefice di quel progetto di comunione che può rendere credibile il volto della Chiesa. I vincoli di amore fraterno siano anche l’orizzonte dei religiosi e delle religiose, che con il loro carisma arricchiscono la nostra comunità diocesana, e la sollecitudine di quanti nel nostro Seminario si preparano a realizzare la storia della salvezza che il Pastore buono ha per la loro vita”. Non è mancato infine il ringraziamento, ai fedeli di Trapani e Agrigento, alle autorità civili e militari, ai rappresentanti delle Chiese, delle Comunità cristiane e delle Religioni, presenti in Cattedrale e il ricordo “a quanti per antichi e nuovi legami di amicizia o di collaborazione” erano presenti. “Possiamo tutti, comunità ecclesiali e istituzioni civili – ha concluso – essere solleciti nel custodire il “vincolo della pace” in vista di quel “bene comune” che consenta e favorisca in tutti gli esseri umani, nelle famiglie e nelle associazioni, il conseguimento più pieno della loro perfezione” (cfr. GS 74)… Se l’unità – ha proseguito – è opera dello Spirito, è compito nostro conservarla e custodirla nel vincolo della pace (cfr. Ef 4,3)…. Oggi questa casa – ha concluso -, oltre a ricordarci il comune desiderio di Dio e degli uomini di incontrarsi, ci narra la storia di questa comunità diocesana nella quale mi inserisco per un disegno misterioso, ma provvidenziale, di Dio nelle nostre vite. La maestosità, ma anche la precarietà di questa Cattedrale dedicata a San Gerlando, ci sprona ad andare oltre il tempio materiale, per amare la nostra Chiesa locale con le sue bellezze e le sue fragilità, con i suoi santi e i suoi peccatori. Oggi davvero tutti sentiamoci chiamati a crescere nell’appartenenza alla Chiesa per costruire l’unità dello Spirito nel vincolo della pace e dare alla nostra comunità diocesana un volto sempre più credibile e luminoso”. Ed, infine una richiesta: “Pregate voi per me, perché sia in grado di operare per voi come si conviene” (Gregorio Magno). La celebrazione si è conclusa, dopo la benedizione, con l’abbraccio finale di mons. Alessandro Damiano, con la sua gente in piazza don Minzoni.
Il video con tutte le foto dell’Ordinazione Episcopale
Il video integrale dell’Ordinazione