Due porte ed un crocifisso: aperto il Giubileo a Lampedusa

Due Porte Sante su un’isola di appena venti chilometri quadrati per fare eco a migliaia di cuori spalancati da anni ad accogliere chi viene da lontano con suo bagaglio di sofferenza e di speranza. Nel cuore di Lampedusa il card. Francesco Montenegro ha celebrato il solenne rito di apertura della Porta santa del Santuario della Madonna di Porto Salvo, ha pregato ai piedi della Porta d’Europa e ha celebrato, quasi sospeso tra Europa ed Africa, la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato. “Nell’anno della Misericordia non era possibile non pensare a Lampedusa: quest’isola – ha detto il presule – è una porta schiusa che accoglie chi viene da lontano. I vostri cuori sono il segno di mondo possibile, di un amore sperimentato sulla pelle e trasformato, giorno dopo giorno, emergenza dopo emergenza, in accoglienza ed esempio. Il Giubileo sull’isola – ha proseguito il card. Montenegro – è la risposta di Dio alla vostra disponibilità e alla vostra accoglienza ed è un monito per l’intera società: quante volte vi hanno chiesto ‘chi ve lo fa fare’ o vi hanno detto che ‘è pericoloso’ o vi hanno invitato a ‘guardare dall’altra parte’! Ebbene io vi dico che se il vostro cuore batte solo per Dio non basta. Deve battere per Dio e per i fratelli, e battere per entrambi con lo stesso ritmo”.

I primi ad attraversare con il cardinale la Porta giubilare sono stati alcuni migranti definiti dallo stesso “la più preziosa delle presenze in questo giorno così speciale”. Giovani giunti dalle coste africane che hanno pregato e cantato con la comunità locale.

Anche la “Porta d’Europa”, opera d’arte realizzata sugli scogli di Lampedusa, è luogo giubilare. “Nelle persone che stanno bussando – ha detto Montenegro –, in chi attraversa le nostre vie in attesa di una sistemazione dignitosa e in quelle adagiate su tanti marciapiedi delle nostre città, c’è Cristo; lo stesso Cristo – ha aggiunto – che noi adoriamo in chiesa, di cui ci nutriamo nell’Eucaristia e che consola la nostra anima. A noi tocca non perdere l’occasione di rispondere con il Vangelo della misericordia fatto di gesti concreti, di generosità, di braccia che si allargano come quelle di Gesù sulla Croce”.

Nella parrocchia San Gerlando, nel cuore della più grande delle Pelagie, il cardinale ha presieduto la celebrazione eucaristica durante la quale è stato collocato il Crocifisso di Alexis Leyva Machado donato dal presidente di Cuba al Santo Padre. È stato lo stesso Papa Francesco a volere che trovasse posto a Lampedusa. “Il ‘Cristo del Mediterraneo’, adagiato sui remi delle imbarcazioni dei pescatori e dei migranti che compongono una croce ‘particolare’ – ha spiegato l’arcivescovo di Agrigento – , richiama l’intrecciarsi delle vicende dolorose di Cristo e quella, altrettanto dolorosa, dei migranti. È dalla sofferenza di Cristo – ha concluso – che dobbiamo imparare a portare il peso e il carico della difesa della dignità dei migranti e rifugiati, della integrazione e del bene comune e del desiderio di tutti di abitare nella casa del Signore”.

“Lampedusa nella sua fragile condizione rappresenta il mondo per come è, come potrebbe essere e per come ci si sforza di farlo diventare – spiega il parroco dell’isola, don Mimmo Zambito -. Di fronte a tanto dolore che vede e vive e all’abbandono da parte delle istituzioni, a volte rimane stordita, ma sempre mostra di possedere una riserva immensa di umanità. L’apertura della Porta santa è oggi è il riconoscimento che il cammino fatto, seppur nella fatica, è benedetto dal Signore”.

Chiara Ippolito