Don Agrò: “le vie di Firenze segnano le direttrici per la Chiesa agrigentina”

In procinto di partire, insieme alla delegazione agrigentina, per Firenze, dove prenderà parte al Convegno Eclcesiale Nazionale, incontriamo don Giuseppe Agrò, vicario per la pastorale diocesana.

Don Giuseppe il Sinodo sulla Famiglia e il Giubileo della Misericordia hanno quasi oscurato il Convegno Ecclesiale di Firenze 2015. Che importanza riveste ancora questo evento per la Chiesa Italiana?
L’interesse – non solo pastorale ma anche mediatico – per il Sinodo e il Giubileo hanno effettivamente messo in ombra il Convegno, di cui si è tanto parlato nei due anni scorsi attraverso l’Invito e la Traccia, e a cui ultimamente si è riservata un’attenzione minore. Tuttavia non possiamo lasciarci scappare un’importante occasione di incontro e confronto tra le Chiese italiane su quella che oserei definire la “questione delle questioni”, ossia la possibilità di dire ancora la fede all’uomo di oggi, che cambia insieme al contesto socio-culturale nel quale è inserito, ma che continua a porsi – e forse, anzi, si pone sempre più insistentemente – la domanda sul senso della propria esistenza. Solo a partire da questa domanda di senso, oggi come sempre, si può infatti tentare una risposta illuminata dalla fede e orientata a una dimensione “altra” della vita, capace di riscattare e compiere tutte le dimensioni dell’esistenza umana. Un “nuovo umanesimo in Gesù Cristo” – tema, lo ricordiamo, del Convegno – non vuole essere pertanto una nuova teoria sull’uomo, astratta rispetto all’esistenza concreta e sempre più drammatica degli uomini e delle donne del nostro tempo, ma – al contrario – un nuovo tentativo di incontrare sinceramente le trame di questa esistenza, al di là delle precomprensioni e dei pregiudizi, per farsene “abitatori” e “compagni di viaggio”. Il Sinodo e il Giubileo, in questa prospettiva, non mortificano il Convegno, ma anzi lo esaltano, affinando lo stile del dialogo che passa dall’ascolto e quello della comprensione che passa dalla compassione. Sono tutti – il Sinodo, il Giubileo e il Convegno – eventi dello Spirito e occasioni per la Chiesa, che – pur con un’ampiezza e una risonanza diverse – rientrano in un unico cammino di crescita della comunità cristiana in piena sintonia con il territorio nel quale vive e opera.

Nello specifico della Chiesa Agrigentina, come si coniuga il tema del Convegno con il Piano Pastorale Diocesano del biennio 2014-2016?
Il Piano Pastorale Diocesano di questo biennio, dando seguito alle istanze di rinnovamento emerse nel quinquennio precedente, ha come obiettivo generale la definizione di un modello di Chiesa che sia fedele a Dio, in risposta alla sua chiamata, e nello stesso tempo attento all’uomo e al territorio, in risposta alle loro sollecitazioni. In questo impegno le cinque “vie di Firenze” – uscire, annunciare, abitare, educare e trasfigurare – segnano le direttrici di un percorso che la Chiesa agrigentina condivide pienamente con le altre Chiese italiane. Ci aspettiamo, pertanto, che il confronto con i delegati delle altre diocesi, così come l’incontro con il Santo Padre e con i Vescovi italiani, ci aiutino ad aprire ulteriormente queste “vie dell’umanità nuova” e a confermarci nel comune impegno di nuova evangelizzazione. Già nel Convegno Pastorale Diocesano dello scorso 20 giugno, insieme ai coniugi Chiara Giaccardi (membro della giunta nazionale di presidenza del Comitato preparatorio del Convegno e responsabile del sito web www.firenze2015.it) e Mauro Magatti (a cui è stata affidata una delle relazioni principali del Convegno), abbiamo avuto modo di misurare il nostro Piano Pastorale con le note del “nuovo umanesimo in Gesù Cristo” su cui le Chiese italiane intendono confrontarsi a Firenze. In particolare ci siamo soffermati sul “di più” dello sguardo cristiano nella nostra Chiesa particolare e nelle nostre comunità locali, prendendo spunto dalle quattro connotazioni di questo “umanesimo nuovo”: in ascolto, concreto, plurale e integrale, di interiorità e trascendenza. Già allora è emerso che le scelte – e, ancora prima, le questioni – che il Piano Pastorale Diocesano di questo biennio sta suscitando sono in piena sintonia di intenzioni e di obiettivi, di metodo e di stile, con quelle quelle altre diocesi italiane. E su questo terreno vogliamo e dobbiamo proseguire il cammino.

Nove delegati per l’Arcidiocesi di Agrigento. Vogliamo ricordare da chi saremo rappresentati e come potrà e dovrà continuare il lavoro che a Firenze confluisce e da Firenze riparte?
Oltre all’Arcivescovo, sono delegati: il sottoscritto come presbitero e collaboratore del Vescovo per la pastorale diocesana, don Aldo Mosca e suor Mariateresa Traina per i religiosi, i coniugi Aldo Meli e Mariarosa Infantino coordinatori dell’equipe diocesana di Pastorale Familiare, Calogero Cassaro ed Enza Sprio per i giovani e Giovanni Todaro per il mondo della cultura.
A questi si uniscono: Valerio Landri, delegato regionale per la Sicilia; don Carmelo Petrone, Marilisa Della Monica e Chiara Ippolito, impegnati a vario titolo nel servizio stampa. Le modalità di “ritorno” dell’esperienza fiorentina le chiariremo subito dopo il rientro. Certamente dovremo attivare i canali dell’informazione e della formazione, sia nell’ambito del Progetto Formativo Unitario (PFU) appena rilanciato con il clero e gli operatori pastorali laici, sia con altri momenti formativi appositamente predisposti. Poiché inoltre – come prevedono le stesse finalità del PFU – la formazione è ordinata alle scelte da effettuare entro la fine del biennio per l’attivazione di nuovi percorsi pastorali, le indicazioni del Convegno ci serviranno nel discernimento ecclesiale che definirà tali scelte. Non a caso quasi tutti i partecipanti agrigentini a Firenze 2015 sono membri del Consiglio Pastorale Diocesano, che a questo è preposto.

LdP