Piano Pastorale Diocesano

La Lettera Pastorale dell’Arcivescovo — “Nel tempo della prova, l’audacia della speranza” — suggerisce, come di consueto, il tema, l’obiettivo e la proposta operativa del Piano Pastorale Diocesano. Un Piano Pastorale che, oltre a tenere conto della particolare situazione che stiamo vivendo per via della pandemia, la assume come un “segno dei tempi”.

Definire segno dei tempi questa situazione non significa certo credere che il Signore l’abbia voluta. Vuol dire piuttosto approfittarne — nel senso più positivo dell’espressione — come un’opportunità, da cui possiamo ricavare un bene più grande. In fondo, come un chiaroscuro in cui le ombre rivelano la luce che le definisce, ci sta costringendo a ritrovare tanti aspetti dell’esistenza che forse abbiamo dato per scontati o a cui ci siamo talmente abituati, fino a non riconoscerne più l’importanza. Nella prospettiva dei segni dei tempi, di cui ci parla la Sacra Scrittura e che riecheggia nella tradizione vivente della Chiesa, questo tempo può diventare tempo benedetto e fecondo, se sapremo viverlo con un atteggiamento illuminato dalla fede, sospinto dalla speranza e intriso di carità. Questo, nel piccolo delle nostre famiglie e delle nostre comunità ecclesiali e civili, abbiamo cercato e stiamo cercando di fare un po’ tutti. E questo ci propone il nuovo Piano Pastorale, come impegno organico e condiviso della nostra Chiesa, in comunione con i nostri Vescovi Francesco e Alessandro.

Mentre il mondo si ferma — non solo nei lockdown più o meno generali, ma nel bisogno ancora più profondo di dare un senso a tutto ciò che sta avvenendo — anche noi, come Chiesa Diocesana, sentiamo l’esigenza di rallentare il cammino previsto dal progetto ecclesiale a lungo termine. Già due anni fa ci siamo concessi un tempo di “sosta e rilancio” per aspettare chi è rimasto indietro rispetto alle due tappe del Ripensare la Comunità e dell’Abitare la Comunità, in modo da raggiungere insieme quella del Vivere la Comunità. Così stiamo provando a recuperare il senso dell’Amare la Comunità, perché solo amandola sinceramente possiamo ripensarla, abitarla e viverla. Prima di procedere ancora in questa direzione, riconosciamo di avere il dovere prioritario di prenderci cura della comunità e di accompagnarla in questo particolarissimo momento storico, trasformando le emergenze che la preoccupano in occasioni che la rinnovano.

Scegliamo così di “Sostenere la Comunità”, nella consapevolezza che questo, in concreto, significa amarla: l’amore passa sempre dalla disponibilità a farsi carico delle debolezze dell’altro. Scegliamo di farlo con l’annuncio della speranza che «non delude» (Rm 5,5), nella quale già «siamo stati salvati» (Rm 8,24): solo in forza della speranza che è in noi, chi è più forte può sostenere chi è più debole (cf. Rm 15,1), in modo che tutti, ciascuno per la sua parte, sostengano tutti. Del resto, nessuno è così forte da non avere bisogno di nulla né così debole da non avere nulla da dare.

A tutti l’augurio di un buon cammino, nello stile di Gesù sulla strada di Emmaus!

don Giuseppe Agrò
Vicario episcopale per il Settore Est con delega alla Pastoral