Via Crucis città Agrigento, Card.Montenegro:”guardiamo a Cristo crocifisso”

Come da tradizione, anche quest’anno il venerdì che precede il venerdì Santo (23 marzo 2018), nella città di Agrigento si è tenuta la Via Crucis cittadina, animata dalle parrocchie della città,  da Porta di Ponte, lungo la via Atenea, fino alla Chiesa S. Domenico dove l’Arcivescovo, Card. Francesco Montenegro,  ha concluso con una riflessione sulla Via Crucis e sulla prossima Settimana Santa che inizierà il  25 marzo, con la Domenica delle Palme.


Non si conclude la Via Crucis- ha detto il Cardinale all’inizio della sua riflessione ai tanti che, nonostante il freddo gelido della serata,  hanno gremito la chiesa S.Domenico – perché purtroppo la storia del Cristo sulla croce continua.

La croce è passata per le nostre strade e ha raccolto le lacrime, le sofferenze, le paure, i gridi, le delusioni di tanta gente. Ha raccolto la solitudine degli anziani, la sofferenza di tanti bambini che non vivono più l’amore familiare. Ha raccolto la non speranza di tanti giovani che non sanno e non possono guardare al futuro. La croce – ha proseguito –  ha raccolto anche quello che c’è nei nostri cuori; anche noi abbiamo paure, sofferenze, guardiamo il futuro con tanta preoccupazione e non sappiamo come vivere il presente. Questa croce ha raccolto e quello che ha raccolto è diventato un grido, quello di Gesù sulla croce. E quel grido h a reso sacri anche i nostri gridi”. L’Arcivescovo ha poi invitato i presenti a non chiudere gli occhi:”Vi invito- ha detto- in questa settimana che noi chiamiamo Santa a non chiudere gli occhi, ma a tenerli aperti e guardare a la Croce e gli occhi del Cristo . Sono occhi – ha detto –  lucidi, rigati dalle lacrime, occhi di un uomo che soffre. Però in quegli occhi si può leggere anche la dolcezza del perdono e dell’amore per tutti.

Vorrei invitarvi – ha detto ancora – a guardare anche gli occhi di Maria, la mamma. Chissà – si è chiesto –  quante volte si saranno rivolti alla croce da dove prendeva il Figlio. Quegli occhi hanno parlato di amore. ha cercato di consolare quel Figlio e i suoi occhi si sono incrociati con gli occhi del Figlio che senz’altro avrà guardato con gratitudine e con amore la mamma che è rimasta ferma lì ai piedi della croce straziata dal dolore. Ci sono, poi, – ha proseguito –  gli occhi di Giovanni e gli occhi delle donne. Occhi di compassione, occhi di tristezza ; occhi che continuano a guardare in alto, perché la croce è alta, occhi che cercavano di leggere quello che ci poteva essere nel cuore del Cristo. E anche in quei momenti finali in quegl’occhi avranno letto una storia d’amore anche se si chiudeva in quella maniera. Anche loro si saranno chiesti ‘perché?’. E guardando gli occhi del Cristo, penso, avranno avuto una risposta silenziosa. Teniamo gli occhi aperti – ha proseguito il cardinale – perché c’erano anche gli occhi lucidi di rabbia, di cattiveria, di malizia, dei soldati e della gente che qualche giorno prima aveva gridato “osanna” e poi “crocifiggilo”. E quegli occhi  ci sono ancora in giro. Ci sono quegli occhi che continuano a guardare gli altri, e a guardarli male; in essi ancora si legge malizia, cattiveria, prepotenza. Facciamo in modo – ha detto – che i nostri occhi restino lì, ai piedi della croce dalla parte del Cristo, di Maria e di Giovanni. Il nostro territorio, ha bisogno di occhi buoni, ha bisogno di occhi che sanno anche piangere. Dice Papa Francesco: “ chi non sa piangere non sa amare“. E allora – ha detto –  non abbiamo paura di guardare crocifisso perché mettendoci dalla sua parte ci mettiamo dalla parte dell’amore. E quella è la parte giusta, la parte che nessuno ci deve togliere. Teniamoci – ha proseguito –  a quella Croce e sappiamo che saremo sostenuti. Guardiamo attraverso quella Croce e sappiamo che c’è una luce che splende; è la luce della Pasqua. Sappiamo che il nostro grido, unito al Suo, diventa grido che arriva il cielo. Se noi sapremo stare dalla sua parte, sapremo raccogliere anche il grido degli altri, sapremo farci compagni. La via crucis continua. Chiediamo al Signore – ha concluso il cardinale – che ci dia dei buoni occhi che sappiano guardare in alto e lontano ma anche chi è a terra. La croce ci dice che nessuno è solo. È una storia da continuare, una bella storia; il Signore chiede a noi di essere quelli che continuano a scriverla e a scriverla con la penna dell’amore”.

Carmelo Petrone