Lettera dell’arcivescovo dal sinodo alle famiglie dell’Arcidiocesi

L’arcivescovo, Francesco Montenegro, da Roma, dove sta partecipando ai lavori del sinodo sulla famiglia come padre sinodale e presidente di uno dei tre “circoli minori” di lingua italiana, il 12 ottobre, ha scritto una lettera alle famiglie agrigentine che di seguito pubblichiamo integralmente.

Carissime famiglie,

Vi scrivo da Roma dove, come certamente saprete, si sta svolgendo il Sinodo sulla famiglia. Papa Francesco già lo scorso anno ha voluto che si riflettesse su come la Chiesa debba stare accanto alle famiglie in questo tempo così complesso; all’inizio di ottobre poi è iniziata l’attuale nuova fase di questa riflessione alla quale, inaspettatamente, Papa Francesco mi ha chiesto di partecipare assieme agli altri padri sinodali.

Ho letto questa scelta come una sua ulteriore attenzione nei confronti della nostra Chiesa. Per questo mi piace condividere con voi ciò che ho nel cuore e invitarvi a sentirvi dentro questa esperienza che la Chiesa universale sta facendo.

Il Sinodo è come un grande cantiere: da ogni parte del mondo arrivano proposte, suggerimenti, aperture, prospettive… al fine di comprendere ciò che il Signore dona e chiede a ogni famiglia, oggi. Partecipando al Sinodo sento di vivere un momento di comunione ecclesiale molto forte. Alla fine, il Papa, che riceverà le conclusioni dell’assemblea, prenderà e dirà le sue decisioni.

Ciò che mi ha spinto a scrivervi è il desiderio di farvi arrivare un messaggio di speranza e di gioia. Normalmente si tende ad associare alla realtà “famiglia” quella dei “problemi”. C’è invece bisogno di non dimenticare che essa è un “dono” di Dio. Anche Gesù, facendosi uomo, ha voluto avere una famiglia.

Con ciò non intendo chiudere gli occhi davanti alle tante difficoltà che voi, in varia maniera, affrontate. In parte le conosco e come pastore mi sento vicino, coinvolto e partecipe. Ma, nonostante tali difficoltà, c’è bisogno di riscoprire l’amore di Dio che benedicendovi vi inserisce in una famiglia rendendo ogni membro (genitori, figli, nonni) espressione e portatore di questa benedizione.

A breve avrà inizio il Giubileo della misericordia. La famiglia, “luogo” dell’amore e della vita, è il primo “luogo” in cui viverla.

Dio chiamandovi a essere comunità ve la fa sperimentare, anzi continuamente ve ne fa dono. Sentitevi, perciò, amati da Dio, raggiunti sempre dalla Sua misericordia, avvolti dalla Sua tenerezza e al sicuro nella Sua fedeltà. Dio vi ama ed è misericordioso con voi! Questa verità vi sostenga nonostante i non pochi limiti di ciascuno o le ferite che si portano dentro. È partendo dalla certezza che Dio è misericordioso che s’impara quotidianamente a rialzarsi. La misericordia non è un premio ma una medicina; non è destinata ai migliori ma ai più deboli e ai malati. Quando sperimentate l’amore viscerale di Dio – esattamente come voi mamme quando portate nel grembo la vostra creatura – allora vi sarà possibile impastare con la misericordia tutte le relazione.

Mi sento di ribadire che più di ogni altra cosa c’è bisogno che nelle famiglie ci sia misericordia. Purtroppo la cultura del nostro tempo non la conosce; anzi la disprezza e la calpesta. Oggi si respira un clima pieno di odio, d’indifferenza, di vendetta, di chiusura, di violenza…

Ma dove ci portano questi sentimenti? Non induriscono sempre di più il nostro cuore? Purtroppo questo clima è entrato anche dentro le case e, in modo più o meno consapevole, condiziona tante scelte. Così accade che anche per cose di poco conto saltano rapporti, si infrangono equilibri e si sperimentino tensioni che fanno male a tutti.

C’è bisogno della misericordia di Dio ma occorre anche essere tutti misericordiosi. Dio ci insegna come si “fa”: quando Lui vede i nostri limiti non si gira dall’altra parte o non diventa duro ma allarga il Suo cuore; anzi vede le nostre miserie e dilata il Suo cuore perché questo è l’unico modo per recuperarci. Il suo agire diventi il nostro modello! La misericordia non è un gesto di pietà ma è atteggiamento dei forti ed è una scelta di grande responsabilità; attraverso essa l’altro può rientrare in se stesso, si può ravvedere e può tornare a camminare sulla via del bene. Se tutti fossimo più misericordiosi quante cose si potrebbero risolvere! La misericordia, come espressione di un amore immenso, viene prima di ogni fallimento, anzi lo supera perché aiuta a vedere l’altro non a partire dall’errore che ha commesso ma dall’amore che ancora può ricevere. Questo vale nel rapporto fra marito e moglie, ma vale anche nel rapporto con i vostri figli, bisognosi di misericordia e di tenerezza per crescere nel modo più completo.

Accettando la “sfida” della misericordia ci sarà la possibilità di rivedere anche tante situazioni in cui si è sperimentato il fallimento della coppia. Penso ai voi, uomini e donne, che con grande sofferenza avete deciso di porre fine all’esperienza matrimoniale. Anche a voi dico di sentirvi amati da Dio per rileggere quanto avete vissuto o state vivendo alla luce di una misericordia che è eterna come Colui che ce ne fa dono.

A tutte voi, a tutte le famiglie della nostra amata Diocesi, ai vostri figli, alle persone ammalate che avete in casa, ai nonni, a tutte voi, famiglie amate e benedette da Dio, giunga il mio fraterno abbraccio e anche il mio grazie. Siete la mia famiglia e ne sono contento e fiero. Pregate per me. E… vi raccomando, prendete l’impegno di essere “famiglie piene di misericordia”!

Vi saluto caramente

+ don Franco, Vescovo