Lampedusa: il card. Montenegro ha aperto la Porta Santa

«Questo Santuario è un luogo speciale, dove gli uomini si sono incontrati e insieme hanno guardato il Cielo. Aprire questa porta in questo luogo è desiderare che tutti ci sentiamo coinvolti in questa storia che apre il cuore a Dio e il cuore ai fratelli. Aprire questa Porta è il riconoscimento della generosità dei lampedusani nell’accoglienza dei più deboli, degli ultimi».  È emozionato il card. Montenegro quando alle 16 di un tipico pomeriggio invernale, nel Santuario della Madonna di Porto Salvo ha spalancato la porta santa, la porta giubilare, attraversando la quale si potrà ricevere l’indulgenza del Giubileo straordinario della Misericordia.

Fa freddo a Lampedusa, l’inverno è arrivato all’improvviso ma, nel Santuario mariano sulla più grande delle isole Pelagie in mezzo al mar Mediterraneo, si sente il calore dell’amore che unisce tutti i credenti. Oltre ai tanti isolani che non hanno voluto mancare a questo storico avvenimento, per la prima volta si apre la Porta Santa a Lampedusa, sono presenti alcuni dipendenti della Curia di Agrigento con i direttori e alcuni ospiti del centro di accoglienza per la maggior parte eritrei, il sindaco di Lampedusa e Linosa, l’ambasciatore di Cuba presso la Santa Sede e l’artista che ha realizzato la croce “Milagro” che papa Francesco ha donato all’arcidiocesi perché venisse collocata nella chiesa madre di Lampedusa.

«L’ultima, ma non per importanza. Anche Lampedusa – dice don Mimmo Zambito parroco nell’isola – accoglie l’anno di grazia di Gesù misericordia. Anno di ricominciamento per il popolo fedele e per ogni uomo. Simbolo di periferia assurta a centro, dove i contrasti si evidenziano in maniera stridente: beni in abbondanza, inferiore solo alla enorme infelicità che l’abbondanza produce; Europa reale di popoli e non di idee; di desideri di cittadini europei elevati a diritti, e di negazione di dignità e di cittadinanza a coloro che sono poveri finanche nella lingua e nei concetti per chiederla, cioè i migranti; continente di unità di diritti e , allo stesso tempo, di esasperazione dei conflitti; unione e fili spinati. Vive l’isola a rischio di colonizzazione di pensieri altri, subdoli e oppressivi, penetranti sottilmente per una informazione deformante e quantitativamente “fuori misura”. Proprio come il macromondo, non solo europeo. Porta della casa comune europea, soglia che salva chi per mare cerca tetto, Lampedusa è – nella fragile condizione e sovraesposta immagine – suggerimento di piccolo criterio di quanto il mondo sia piccolo e di come Dio, in tanta esigua condizione, non si senta ristretto».