“La cura e l’attesa”: XV Convegno Nazionale di Pastorale Giovanile

 

“La cura e l’attesa” è il titolo del XV Convegno Nazionale di Pastorale Giovanile, dedicato alla figura dell’educatore, che si è tenuto a Bologna dal 20 al 23 febbraio. Organizzato dal Servizio per la Pastorale Giovanile della CEI, il convegno è stato luogo d’incontro e confronto tra più di 700 incaricati di pastorale giovanile, rappresentanti di movimenti, associazioni e congregazioni religiose di oltre 150 diocesi italiane.

Dopo i saluti di don Michele Falabretti e don Calogero Manganello, l’apertura dei lavori è stata affidata al prof. Vittorino Andreoli, psichiatra, che ha incentrato il suo intervento sul concetto di relazione, punto focale sia del processo educativo sia di quello di cura verso l’altro, e su quello di “fragilità”: fragile non vuol dire debole, ma significa avere bisogno dell’altro; perché la propria fragilità, unita a quella altrui, dà la forza per vivere.

I lavori della prima giornata si sono conclusi con la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Nunzio Galatino, segretario della CEI, che nella sua omelia ha esortato i convegnisti, a nome della Chiesa Italiana, ad essere persone che vivono la cura nei confronti dei giovani come un’esperienza di fede pasquale.

Il secondo giorno è stato aperto da mons. Erio Castellucci, Arcivescovo Abate di Modena-Nonatola, che, nella sua relazione, ha spiegato come l’educatore debba essere espressione della comunità cristiana, e ha individuato alcuni dei principali pericoli per questa figura: l’isolamento, il pregiudizio, l’impazienza per il risultato. Castellucci ha, inoltre, offerto due immagini per l’educatore: non deve essere un fotografo ma “un regista”, che accompagna la crescita dei personaggi; non è un giudice ma “un medico”, perché, come Gesù, deve ascoltare, toccare la parte malata, senza aver paura di “contaminarsi”, e procedere alla guarigione.

Subito dopo, la dott.ssa Chiara Scardicchio ha tracciato un quadro della figura dell’educatore, mostrando la necessità di correlare in maniera continua la propria formazione con un lavoro interiore su se stessi, così da riconoscere le proprie ferite ed essere credibili.

Nella serata di martedì, tutti i convegnisti si sono spostati a Ravenna per visitare la città e, soprattutto, per vivere un momento di raccoglimento con la veglia che si è celebrata a Sant’Apollinare in Classe, presieduta da mons. Andrea Turazzi, vescovo di San Marino.

La mattina del terzo giorno ha visto tutti i partecipanti impegnati in diversi laboratori, aventi come temi l’identità dell’educatore e il suo mandato.

Nel pomeriggio, il dott. Nando Pagnoncelli ha presentato la ricerca Ipsos sugli Oratori Italiani, individuando nell’indisponibilità dei genitori ad aderire al progetto degli oratori una difficoltà reale, perché “significa mettere in discussione il loro modello (educativo)”.

I dati presentati sono stati poi oggetto di riflessione da parte del dott. Marco Moschini, direttore del Corso di perfezionamento in gestione e progettazione dell’oratorio. L’accademico si è focalizzato sul concetto di “prossimità”, che non vuol dire solo stare vicini, ma attaccati: l’oratorio insegna che il vero luogo della nostra azione educativa è la relazione. “I tempi che viviamo oggi – ha detto Moschini – sono quelli più fecondi per l’oratorio”, e che questo non è un problema, ma rappresenta la risposta.

Infine, don Michele Falabretti, responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della CEI, ha illustrato il cammino della Chiesa Italiana in vista del Sinodo dei Vescovi del 2018. Tre sono i passi principali indicati. Il primo, “Rileggere le pratiche pastorali”, con cui ha invitato a ripensare la pastorale giovanile a partire dal cammino di ogni singolo territorio. Il secondo, “In ascolto dei giovani”, con cui ha rimarcato che la Chiesa non deve avere paura di ascoltare le voci del mondo contemporaneo. Il terzo, “Un’esperienza di cammino”, che don Michele propone in due tempi: “un primo momento come cammino diffuso sul territorio nazionale con i grandi luoghi di spiritualità come meta di pellegrinaggio; e un secondo momento di ritrovo a Roma per una grande veglia di preghiera”.

Giovedì 23 febbraio, con il pellegrinaggio alla Madonna di San Luca e la messa finale presieduta da Mons. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna, si è concluso il XV Convegno. Quattro giorni intensi, che hanno facilitato il confronto tra gli oltre 700 partecipanti, tra cui vi anche i delegati della nostra Arcidiocesi Mara Adile, Antonio Ferro, Stefano Fiore e Francesco Spicola oltre al direttore del Centro per i giovani don Gero Manganello.