Il rettore del Seminario, don Reina, ci racconta il suo Natale in Albania

Insieme a due seminaristi – Calogero e Davide – abbiamo trascorso il periodo natalizio a Bilisht, nella zona meridionale dell’Albania aderendo al progetto di avvicinamento promosso dall’ufficio missionario a vivere un’ esperienza di chiesa in una terra vicina a noi geograficamente ma lontana mille miglia per molti aspetti. In tanti, al ritorno, mi hanno fatto una domanda: “Cosa siete andate a fare?” perché, in genere, si pensa che andare in una terra di missione equivalga a “fare” qualcosa (campi lavoro, opere murarie, sostegno ai bambini poveri etc…). Forse un po di delusione in chi mi interpellava quando mi limitavo a rispondere: “Niente di che! Siamo stati con le Sorelle francescane del Vangelo”. Da quasi 20 anni quelle suore fanno un lavoro che è soprattutto di promozione umana.

Una dura dittatura comunista conclusasi agli inizi degli anni ’90 ha distrutto non solo i sentimenti religiosi ma anche la dignità umana. La comunità cattolica ha resistito pagando un prezzo altissimo fatto di sangue e di sacrificio. Su queste solide fondamenta le sorelle hanno deciso di iniziare un lavoro paziente di ricostruzione dell’umano. Sono pochi i cattolici presenti ma il lavoro è immane!

In quei giorni ho assaporato cosa voglia dire “chiesa in uscita” e “attenzione al territorio”. Con le suore si usciva la mattina per andare a trovare gli ammalati, per fare qualche visita di lutto (anche a musulmani o ortodossi), per andare dai bambini che stavano provando una recita natalizia o per andare nei tanti villaggi disseminati fra le montagne dove manca di tutto. E le giornate andavano avanti così, tra preghiera, ascolto delle famiglie e presenza tra la gente. Un’esperienza che ci ha aiutato a comprendere la grammatica essenziale dell’evangelizzazione che potrebbe essere di aiuto per ricomprendere la necessità di una presenza che davvero – lì come qui – può essere di lievito se ritrova il coraggio di sganciarsi da certe logiche accomodanti e se decide di mettersi in discussione partendo dall’essenziale. Come seminario stiamo cercando di apprendere molto da quest’esperienza e, nei limiti del possibile, continueremo ad essere presenti durante le altre tappe (Pasqua e agosto), nella certezza che l’apertura missionaria è di grande aiuto per una comprensione nitida di ogni identità cristiana e per il rilancio gioioso di ogni scelta.

Baldo Reina

(rettore del Seminario Arcivescovile di Agrigento)