Ceneri, celebrata in Cattedrale la Messa presieduta dall’Arcivescovo

Mercoledì 26 febbraio, con la celebrazione delle Ceneri ha avuto inizio la Quaresima. L’Arcivescovo ha presieduto la S. Messa nella Basilica Cattedrale.

Nell’omelia ha esordito citando la preghiera di Colletta: “O Dio, nostro Padre, concedici di iniziare con questo digiuno un cammino di vera conversione, per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male”. Ha ricordato come, quello quaresimale, è un viaggio, verso la Pasqua, “che inizia con il suggestivo rito dell’imposizione delle Ceneri segno della fragilità e dell’inconsistenza di ciò che non riesce a riempire il cuore dell’uomo. Mentre la Pasqua ricorda che sotto la cenere resta il fuoco, che può ancora riprendere ad ardere. Ricevere la cenere sul capo – ha proseguito – ascoltando le parole: ‘convertiti e credi al Vangelo’ è dirsi e dire che vogliamo che il fuoco torni ad ardere. Il Vangelo può rischiare di diventare cenere, ma la quaresima ci aiuta perché torni a brillare ed essere fonte di gioia, l’importante è di smuovere la cenere”.

Ha poi invitato a considerare la Quaresima non “come un tempo di sforzo e di mortificazione, perché rischierebbe di offrire una visione distorta della vita cristiana, essa trova la sua ragion d’essere nella Pasqua”. E usando l’immagine dell’atleta ha esortato i presenti dicendo: “il cammino verso la Pasqua, pur faticoso resti sempre gioioso”. Come per l’atleta; i sacrifici della preparazione per lui valgono la vittoria finale. E commentando la liturgia della Parola ha proseguito: “Il Signore ci chiede di cambiare rotta…di rifiutare la mediocrità, solo così il fuoco tornerà a brillare, la cenere non riscalda. Il rischio – ha detto – è che essa divenga abitudine e finisca in amicizia stanca, piena di gesti vuoti di senso e senz’anima. Ritorniamo al Signore, perché Lui torni a noi! Sembrano – ha osservato – due movimenti diversi, invece portano allo stesso traguardo… Più che essere il nostro ritorno a provocare quello di Dio, è Dio stesso che prende la decisione di ritornare… di abbassarsi e chinarsi verso di noi… Si arriva così – ha detto – all’assurdo… perché è l’offeso (Dio ndr) che chiede di riconciliarsi con noi… La riuscita del viaggio quaresimale non dipende tanto dai fioretti e dalle mortificazioni, perché il viaggio deve compierlo il cuore: «laceratevi il cuore». È da dentro che dobbiamo iniziare, è il cuore che deve cambiare… «Ecco ora il momento favorevole – dice l’apostolo Paolo – ecco ora l’ora della salvezza»: ora, in questo momento, inizia il nuovo cammino che dal deserto quaresimale ci porterà alla gioia pasquale, ma senza guardare indietro … Per affrontare il viaggio la chiesa ci offre i giusti consigli. Raccomanda di fare diventare punto di forza la preghiera… La preghiera ci aiuta a saperci guardare attorno. La nostra – ha detto – è la religione dei volti e la preghiera ci fa scoprire che una vita vale se sa mettersi a servizio dei fratelli. Ecco il perché del sacrificio e del digiuno. Questi ci aiutano ad avere la libertà per aprirci agli altri… Anche l’elemosina – ha ricordato – non è un semplice dare cose, ma essere capaci di condividere… che non basta «dire la fede»: occorrono opere e frutti buoni. Essa – ha ricordato – non è interessata solo al denaro, ma al dono del tempo, delle capacità e professionalità da mettere a disposizione degli altri”. Queste indicazioni “servono a ridimensionare l’incostanza, l’orgoglio, l’autosufficienza, l’aridità di una vita preoccupata di sè, delle nostre comodità e dei nostri interessi personali… Le ceneri sul capo ci fanno prendere coscienza di questa situazione, ma nello stesso tempo dischiudono la possibilità di prendere in mano la nostra vita per intraprendere il santo viaggio quaresimale”.

L’Arcivescovo ha concluso citando San P. Crisologo: “Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola e ricevono vita l’una dall’altra. Il digiuno è l’anima della preghiera e la misericordia è la vita del digiuno. Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente. Perciò chi prega digiuni. Chi digiuna abbia misericordia”.