Carcere Petrusa: l’Arcivescovo apre la Porta Santa

Giovedì 7 gennaio, il card. Francesco Montenegro ha aperto la Porta Santa nella Casa Circondariale di Agrigento, alla presenza dei detenuti, delle autorità, i capi dipartimento, gli insegnanti, gli educatori, gli agenti e i volontari.

La porta, l’ingresso alla cappella è la tipica porta che si incontra nelle carceri, quella con le sbarre che, le animatrici hanno “ingentilito” addobbandola con fiori e frutta. Chi la attraversa, per pochi attimi, dimentica di trovarsi in carcere e ha quasi la sensazione di respirare un’altra aria, quella leggera della libertà.

«La grata resta sempre grata – ha detto il card. Montenegro – ma i fiori ci dicono che, se sappiamo guardare fuori, può esserci qualcosa di bello. La misericordia di Dio è capace di superare il muro di cinta ed entrare nelle vostre celle».

L’arcivescovo Montenegro, dopo avere varcato la Porta Santa e insieme a lui tutti i presenti, è stato accolto dai detenuti riuniti nella cappella con un lungo applauso.

«Vi porto il saluto di papa Francesco – ha detto l’arcivescovo nell’omelia. L’Anno giubilare è l’occasione per chiedersi quale posto occupa il Signore nella nostra vita e come possiamo donare agli altri l’amore di Dio. Anche Gesù è stato un carcerato, non vuole che nessuno di voi abbia a sentire la sua lontananza. Dove c’è un uomo che si trova in una situazione particolare, Lui è sempre presente. Gesù è riuscito a perdonare chi lo ha crocifisso. È un Dio col cuore in mano, con le mani aperte, che ha sempre una parola di amore, di misericordia e di tenerezza. Fare l’Anno di Giubileo per voi che siete qui è sentire che siamo accompagnati dalla tenerezza di Dio. Se riusciamo a sentirla, potremo cambiare il nostro cuore. Fidatevi di Dio, mettetelo nella vostra vita». È un’iniezione di fiducia quella che il cardinale ha cercato di portare tra le sbarre. Qualcuno di voi può dire: “Io nella società sono segnato”. Ma per Dio nessuno è mai segnato. La verità è che Dio col suo amore ci aiuta e ci permette di essere prezioso e utile ai suoi occhi. Anche le grate non possono coprire completamente il cuore, perché Lui è venuto a liberarlo da tutto ciò che diventa zavorra ».

Un messaggio che sembra aver fatto breccia nel cuore dei detenuti presenti, che si sono preparati all’evento scrivendo la preghiera dei fedeli che è stata letta durante la celebrazione e predisponendo tutto il necessario per i doni offertoriali. “Abbiamo cercato di valorizzare – ci spiega Wilma Greco insegnante dell’Istituto Ambrosini in servizio al carcere di Agrigento – i sentimenti, i pensieri e le emozioni dei detenuti, cercando di evidenziare il loro sforzo per il riscatto e la costruzione di un futuro diverso, illuminato dall’incontro che ha cambiato la loro vita. Mi riferisco all’Incontro con la «I» maiuscola, quello con Dio. Ecco perché hanno voluto portare all’altare il presepe di stoffa, i libri di scuola e il cappello da cuoco che utilizzano durante i laboratori scolastici. Anche per la realizzazione della “Porta Santa” – continua la Greco – abbiamo discusso con i detenuti su come immaginassero la porta della misericordia… erano emerse due idee precise: una evocava l’immagine di un giardino, di un paradiso terrestre così come ce lo hanno mostrato i libri del catechismo; l’altra invece evocava un’immagine eterea, un cielo, un orizzonte aperto… insomma associata anche ad un’idea di libertà”.

Al termine della celebrazione eucaristica ha preso la parola Alberto (nome di fantasia, ndr) a nome di tutti i detenuti (leggi il suo intervento) «Dobbiamo avere la forza per superare questo momento difficile di sofferenza. Solo pregando, saremo sereni e felici».

Entusiasta il cappellano don Giuseppe Pellitteri «nel carcere manca la libertà. Dio è misericordioso e apre la porta a tutti, la vera libertà è quella che dà il Signore. Questa è un’occasione preziosa per i detenuti di fare un cammino».

«È momento di grande speranza, parola chiave per tutta la popolazione carceraria – ha aggiunto la direttrice Maria Luisa Malato. Viste le poche risorse finanziarie, avere attenzione per le anime e per la spiritualità in questo luogo è particolarmente importante».

Alla apertura della porta santa ed alla Celebrazione Eucaristica oltre a una delegazione di detenuti e detenute, hanno preso parte il direttore del Carcere Maria Luisa Malato, il commissario della polizia penitenziaria Giuseppe Lo Faro, il magistrato di sorveglianza Walter Carlisi, il sindaco di Agrigento, Calogero Firetto, il deputato nazionale Maria Iacono, gli operatori e i volontari che prestano servizio nella struttura carceraria di contrada Petrusa, i cappellani Giuseppe Pellitteri e Luigi Mazzocchio e il coro Magnificat, diretto la Lilia Cavaleri che ha animato la Messa.

Al termine dell’incontro al carcere l’arcivescovo ha lasciato un quaderno in cui tutti i detenuti potranno scrivere un loro pensiero e che, il cardinale Montenegro consegnerà a Papa Francesco.