Assemblea diocesana, Montenegro: «Lo Spirito ci chiede di essere scomodi»

“Rafforzare i vincoli che ci uniscono nell’unica Chiesa e nell’unico Presbiterio e rinnovare la gioia di ritrovarci insieme”. Con queste motivazioni, mercoledì 8 maggio, nella Cattedrale di Agrigento, si è tenuta l’Assemblea diocesana che ha visto al presenza dei sacerdoti e dei rappresentanti delle diverse realtà parrocchiali presenti nel territorio della Diocesi.

«Questa Assemblea – ha detto nel suo intervento introduttivo il vicario per la Pastorale don Giuseppe Agrò – arriva quasi a conclusione dell’Anno Pastorale, può sembrare strano ma era messo in cantiere in questo anno di sosta che ha prodotto in noi una spinta a camminare insieme, rimotivare la nostra appartenenza ed il nostro cammino unitario. L’incontro di questa sera serve per farci ritrovare accanto al nostro vescovo e per ricordarci che siamo il popolo di Dio, da lui amato e che dobbiamo ricambiare questo amore riversandolo verso la nostra Chiesa e il territorio in cui dobbiamo essere testimonianza viva della nostra fede».

Dopo il momento di preghiera in cui l’arcivescovo ha affidato alla Madonna del Mirto l’assemblea «perché – ha detto l’arcivescovo – ricolmi dello Spirito di Dio, come Lei, desideriamo camminare sulle vie del nostro territorio per raggiungere concordi la meta”.

Don Vito Impellizzeri, sacerdote della Diocesi di Mazara del Vallo, invitato a parlare sul tema “Amare la comunità” ha diviso la sua relazione in tre momenti partendo dall’esperienza della vita famiglia.(Guarda qui)

Nella prima parte ha posto l’accento sull’importanza dell’ascolto nella vita quotidiana e nelle relazioni. È necessario, secondo Impellizzeri, “portare la quotidianità del territorio nella vita della comunità ecclesiale per vivere da veri figli” perché respiriamo un’aria che sa di umanità. Rivolto ai presenti ha evidenziato come gli incontri di formazione, le celebrazioni diocesane, se non sono momenti di incontro e di confronto con altre persone, in cui si intessono e si curano le relazioni, non sono momenti di chiesa viva.

Nel secondo momento facendo riferendosi all’episodio del racconto delle apparizioni in cui manca Tommaso, don Vito si è chiesto come mai Gesù non chieda di lui. “Perché spera che gli altri apostoli, in questo caso ognuno di noi, facciamo un salto di qualità, che sgorghi da noi il desiderio di portare a Lui chi non c’è, perché abbiamo nel nostro cuore il desiderio di ciascuno di quelli che mancano. Perché la comunità, ha continuato don Vito, è casa quando a Dio parliamo di chi manca, perché ci lega a lui un sentimento di amore.

Nel terzo momento ha fatto riferimento alla necessità che le nostre comunità, oltre ad essere vive, siano anche  ordinate (non nel senso che non ci sia disordine, ma nel senso che ciascun elemento sia nel posto giusto). Ecco perché la chiesa, per essere casa ordinata, ha necessità di una pastorale organica, di uffici di curia che sostengano ed accompagnino il cammino della comunità ecclesiale. Quando infatti nella chiesa facciamo lo sforzo familiare di avere delle responsabilità, lo facciamo perché ogni figlio si senta a casa propria e sia felice. A questo punto ha portato l’esempio di un figlio adolescente che, nonostante viva rinchiuso nella sua camera con il cellulare e che esiga che si chieda permesso per entrare, dall’altro lato sa che il padre può attraversare la soglia per prendersi cura di lui. Ecco perché ha chiesto al vescovo di non preoccuparsi e non avere reticenze ad attraversare la soglia nonostante la pretesa di indipendenza di noi “figli”.

Al termine della riflessione di don Vito l’arcivescovo ha presieduto la Celebrazione Eucaristica, concelebrata dai presbiteri presenti, per ricordarci, ha detto, che sull’Eucarestia “si fonda la nostra unità e il nostro bisogno di camminare insieme «tutti concordi verso la meta»”.

> L’Omelia dell’arcivescovo Francesco

L’Assemblea, ricca di tanti stimoli e “provocazioni” per le nostre parrocchie, è stato un bel momento di comunione ecclesiale e di ascolto, attorno al pastore della Chiesa, in una ritrovata Cattedrale, che ha fornito coordinate e delineato percorsi che adesso spetta alle comunità percorrere per continuare, come Chiesa, a rendere ragione della Speranza che ci anima.

 

 

Nel Video l’Omelia pronunciata dell’Arcivescovo, card. Francesco Montenegro