Cattedrale di Agrigento: l’indignazione dell’arcivescovo

L’arcivescovo Francesco Montenegro ha scelto il  25 ottobre, giorno della riapertura, dopo quarant’anni, della chiesa Santa Caterina (Vedi) nel centro storico di Agrigrigento –  per lanciare il suo “grido” per la Cattedrale ed il colle San Gerlando. I tanti, che non hanno voluto mancare a questo evento storico, hanno sentito un arcivescovo rammaricato ed addolorato per una vicenda, quella della Cattedrale, che va avanti ormai da oltre sei anni e sembra non essere destinata ad una soluzione celere e definitiva.(Vai al video integrale)

«In questo momento – ha detto l’arcivescovo Francesco – provo sentimenti contrastanti: gioia per essere qui, in un pezzo della vecchia Agrigento che torna a rivivere, e tanta indignazione. Essere qui, dopo 40 anni e, nello stesso tempo, vedere che la Cattedrale viene trattata come una pallina da tennis che ognuno tira all’altro ma che nessuno vuol prendere. Sono qui da 9 anni e l’ho utilizzata solo per 1 anno. Quante promesse! Tanti si sono impegnati però poi, forse, si sono dimenticati e intanto la Cattedrale scivola! Questa indignazione ho bisogno di comunicarla proprio in questo momento gioioso… Facciamo rivivere le vecchie chiese – ha detto – ma non possiamo veder crollare la Chiesa madre, la Cattedrale. Le ultime notizie che ho appreso sulla vicenda Colle e Cattedrale sono solo altre parole che non riescono a reggere le strutture…. Perché poi ci sono le leggi della fisica che anche gli agrigentini dovranno subire… Noi, come Arcidiocesi insieme al Comune, tenteremo di stabilizzare un
 po’ la Cattedrale con un 
progetto (i fondi sono per
 metà della Diocesi e metà regionali, ndr) che partirà a breve, ma questo stabilizzare, mettere in sicurezza, non è risolvere il problema della Cattedrale, bisognerà rinsaldare la collina e poi sedersi intorno a un tavolo e chissà quanti decenni passeranno prima di decidere gli interventi da fare sulla Cattedrale e sul Colle».

E poi l’invito rivolto alla stampa: «Invito i giornalisti domani (giovedì 26 ottobre, ndr) a fare una passeggiata in Cattedrale in modo che vi rendiate conto delle ferite di questa Chiesa e come le promesse fatte hanno permesso che queste ferite continuassero ad aprirsi».
Ed ancora rivolgendosi a tutti i presenti l’arcivescovo ha proseguito: «Sentiamoci tutti in ballo in questa faccenda. Non è un problema di Palermo, di Agrigento… è un problema di tutti e del disinteresse di tanti, anche degli agrigentini e della Chiesa, perché avremmo dovuto far sentire di più la nostra voce, dire la Cattedrale ci interessa, a noi credenti per il grande signicato che essa ha e per i non credenti perché è un pezzo di storia della città. Vi auguro – ha concluso l’arcivescovo – perché  sono certo di non esserci quando si riaprirà la Cattedrale, visti i tempi lunghi ne passeranno di anni, che un giorno vi possiate ritrovare a dire: “Finalmente abbiamo riavuto la Cattedrale!”.

nella mattinata del 25 ottobre 2017 sempre in In merito alla vicenda della Cattedrale e del suo Colle, l’arcivescovo di Agrigento, 
card. Francesco Montenegro ha diramato un comunicato stampa nel quale dichiarava: 
«Mentre oggi (25 ottobre 2017) inauguriamo la riapertura della chiesa S.Caterina (vedi) chiusa da quarant’anni a causa degli effetti del dissesto idrogeologico degli anni ’60 con profondo rammarico ci troviamo, ancora una volta, a dover “denunciare” l’operato della Regione Siciliana che, con atti formali, ha posto un punto di sospensione nell’iter per la messa in sicurezza del colle San Gerlando. Lo sforzo dell’Arcidiocesi di Agrigento, con propri fondi e e con risorse recuperate precedentemente dalla partecipazione, insieme al Comune di Agrigento, ad un bando dell’Assessorato regionale alle Infrastrutture, sta permettendo il proseguo dell’iter per l’apporto della messa in sicurezza della Cattedrale e di una parte del territorio della città prossimo per salvare il segno indennitario della comunità cristiana agrigentina: la Cattedrale, bene monumentale di significativa rilevanza ecclesiale, storica e architettonica».

Carmelo Petrone

 

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