Esperienza in Albania: il racconto di Giuseppe e Graziella

È ancora vivo il ricordo nella mente e nel cuore di quanti, la scorsa Pasqua, si sono recati in Albania per vivere un’esperienza di Missione in quella terra. Di seguito vi proponiamo la testimonianza di Giuseppe Licata, seminarista nel nostro Seminario e di Graziella Forestiere della Comunità delle Educatrici di Padre Kolbe.

“Partire per andare in una nazione diversa dalla propria ha sempre un problema da affrontare, quello della lingua! Ancor più se alla base della tua vita c’è la parola, o meglio la Parola di Dio. Ogni cristiano è inviato al mondo ad annunciare il vangelo, ma senza la conoscenza della lingua sembra già una missione impossibile. In questa missione ci siamo lanciati quest’anno, dal 21 marzo al 1 aprile, 7 seminaristi insieme al responsabile della propedeutica don Giuseppe Cumbo, ed una Educatrice Missionaria di Padre Kolbe. Ci siamo recati a Bilisht, città del sud dell’Albania, quasi a confine con la Grecia, accogliendo l’invito lanciato con il “Progetto missionario diocesano di conoscenza e di servizio nell’Amministrazione Apostolica del sud gruppo seminario Albania”. Qui ad accoglierci e ad accompagnarci sono state tre Sorelle Francescane del Vangelo, la cui comunità, ormai da vent’anni vive lì la propria esperienza di missione. Nei giorni di permanenza abbiamo condiviso con la comunità ospitante la messa crismale celebrata nella città di Lushnjë insieme al Vescovo Mons. Hill Kabashi e a tutti i sacerdoti e i religiosi che operano nell’Amministrazione apostolica del Sud, e i giorni solenni del triduo pasquale, nelle città di Bilisht e Korça: la Messa in Coena Domini del giovedì, l’adorazione della croce del venerdì, la veglia pasquale e la domenica di Risurrezione. Il lunedì di Pasqua siamo stati ospiti delle Suore francescane Alcantarine a Fier e il giorno dopo ci siamo spostati a Valona, città della residenza vescovile, ospiti di Mons. Hill. Ma non sono stati solo giorni di celebrazioni, infatti fin dal primo giorno le sorelle Francescane del Vangelo ci hanno portato a diretto contatto con le attività che le vedono impegnate: dall’aiuto ai disabili al servizio ai poveri, dalle visite agli ammalati all’animazione con i giovani e agli incontri con le famiglie. La comunità cristiana di Bilisht è una comunità giovane, formata da qualche decina di membri, ma è una comunità fervente, attorno alla quale gravitano altre persone, anche di fede diversa che, attratte dal loro buon esempio, aiutano a ricostruire quel tessuto sociale disgregato dalla dittatura che si è protratta fino ai primi anni 90. Proprio il tessuto sociale è il campo privilegiato delle attività della comunità, che, facendosi lievito attraverso il proprio esempio, cerca di ricucire quei legami di fiducia, di aiuto reciproco e di attenzione verso gli ultimi di cui molto risente quel territorio. Un’esperienza particolare è stata quella della visita al villaggio di Vidhove, un luogo ancor più isolato dal progresso, dove mancano tutte le comodità a cui siamo abituati, una realtà che per certi versi ricalca quella siciliana degli anni 50, dove le strade sono di terra battuta e l’asino è ancora l’aiuto più diffuso per il lavoro che lì è prettamente agricolo. Ci siamo resi conto che più che a parole siamo stati chiamati a testimoniare la nostra appartenenza a Cristo e il nostro essere Chiesa attraverso l’esempio, la coerenza al Vangelo e i gesti più semplici di attenzione agli ultimi. Elementi, questi, che nella società dell’informazione in cui viviamo a volte dimentichiamo… La non conoscenza della lingua non ha bloccato la gioia e l’entusiasmo dell’annuncio”.
Giuseppe Licata

“Ho conosciuto alcuni albanesi in Sicilia, preparando qualcuno di loro a ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana ed accogliendo un giovane minorenne nella struttura del “Villaggio del fanciullo” di Pergusa (Enna), dove mi trovavo a svolgere la missione in quel periodo. Dai loro racconti ho percepito le sofferenze e i disagi che hanno vissuto, causati dalla guerra e da 40 anni di comunismo. Così, dentro di me è nato il desiderio di vivere un’esperienza missionaria in Albania, ma nei piani di Dio non era ancora il momento, poiché il Signore tutto ciò che vuole lo compie, quando e come vuole. Questo momento è arrivato in questa Pasqua 2016 graziella 1quando, insieme ad un gruppo dell’Arcidiocesi di Agrigento che ha intrapreso un progetto di cooperazione missionaria con l’Amministrazione Apostolica del Sud dell’Albania, sono partita anch’io. Siamo stati accolti dalle Sorelle Francescane del Vangelo, che da 20 anni sono presenti a Bilisht. Sono partita con tanta gioia nel cuore, ma anche con un po’ di ansia, che all’arrivo è svanita; mi sono trovata subito a mio agio con i fratelli che ci attendevano: bambini, giovani, adulti e con le Sorelle francescane, che al nostro arrivo hanno fatto suonare le campane a festa. La mia prima impressione, che mi ha accompagnata per tutto il tempo della permanenza in Albania, è stata quella di sentirmi inviata , come gli Apostoli, da Gesù e dalla Chiesa. Sono rimasta sorpresa nel constatare che nell’Albania del sud non è rimasto nessun segno religioso che possa ricordare la chiesa cattolica e il Cristianesimo in generale. Tutto è stato distrutto. Non ho visto una croce, un affresco, una statua, o altri segni religiosi che ricordano il passato. È vero che non sono le mura che fanno la Chiesa, ma i segni ci aiutano a fare memoria di chi nel passato ha vissuto la fede e ce l’ha trasmessa. Nell’Albania del Sud la Chiesa muove i primi passi di una rinascita; i battezzati sono pochi e risentono ancora dell’esperienza passata, quando diversi sacerdoti, suore e laici sono stati martirizzati e a tutti è stato vietato di trasmettere la fede e di parlare di Dio. Vivere il triduo pasquale con i Cattolici della Chiesa Albanese è stata una grande emozione, sia per loro che per noi missionari, insieme ci siamo sentiti più chiesa e più forti della comunione in Cristo che ci unisce.Tutta la settimana santa è stata vissuta con intensità con al culmine la veglia pasquale nella quale è stato amministrato il battesimo a otto adulti e due bambini, figli di coloro che sono già battezzati.Dopo la veglia pasquale, celebrata in due chiese di città vicine, Bilisht e Korce, la gioia della festa si è espressa anche con momenti di agape fraterna: infatti, durante lo scambio degli auguri i presenti hanno condiviso uova colorate. Ho potuto constatare che c’è una bella collaborazione tra i sacerdoti, le suore e i consacrati presenti nel territorio; fanno tantissimi chilometri per trovarsi insieme per un ritiro o, come è stato, per la messa crismale con il Vescovo. Nell’Albania del sud i cattolici sono pochi, ma coloro che sentono il bisogno della Celebrazione Eucaristica fanno di tutto per recarsi in Chiesa ed avrebbero bisogno di altri sacerdoti. Significativa è stata l’esperienza nei villaggi e nelle periferie, l’incontro con gli ammalati e le famiglie. I bambini e i giovani, in particolare, sono socialmente disagiati, perché, in molti casi, non possono frequentare le scuole nelle città, perché Suore Francescane alcantarine nei pressi di valonadistanti o perché i mezzi di trasporto non sono adeguati; sarebbe giusto favorire l’istruzione scolastica, oltre ad essere un diritto fondamentale è lo strumento che più di ogni altro può riscattare l’uomo e dargli dignità, aiutandolo ad inserirsi nella società. Ritornando in Sicilia, mi sento arricchita umanamente e spiritualmente e sperimento la verità di quello che Gesù dice: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”. Il modo di vivere semplice e dignitoso, la gioia che sprizzava dai volti di coloro che abbiamo incontrato, mi ha riempito di serenità e sono sicura che mi darà forza e slancio nella quotidianità per continuare a vivere la mia vita missionaria qui in Sicilia. In questa esperienza sono stata incoraggiata ed accompagnata con la preghiera dalla mia Comunità“Educatrici Missionarie P. Kolbe”. Ringrazio Don Giuseppe Cumbo e i Seminaristi dell’Arcidiocesi di Agrigento per l’entusiasmo missionario giovanile che mi hanno trasmesso, le Sorelle Francescane che ci hanno accolto ed accompagnato nell’esperienza. Dio Padre conceda a tutti di testimoniare la gioia del Signore Gesù, Crocifisso e Risorto e di annunciare il suo Vangelo ai fratelli che mette sul nostro cammino”.
Graziella Forestiere